Raccontare l’uomo attraverso brani di letteratura e drammaturgia per comprendere come il Mistero possa entrare nella vita di tutti i giorni e dare significato alla realtà. È il compito che si è dato quest’anno il Festival
Tra Sacro e Sacro Monte in programma a Varese dal 3 al 31 luglio. «Il teatro diventa così, ancora una volta, l’occasione per approfondire e sollecitare la coscienza di ognuno» commenta il direttore artistico della manifestazione, l’autore e regista Andrea Chiodi. Il tema sarà sviluppato partendo da una delle domande lancinanti che riecheggiano nei
Cori della Roccadi Thomas Stearns Eliot: «Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo?». Il poema, composto nel 1934 per sostenere la costruzione di parrocchie nei quartieri popolari di Londra, verrà declamato da Giorgio Albertazzi nella serata d’apertura della rassegna dalla terrazza di Mosè, di fronte al santuario del Sacro Monte che tornerà ad essere, dunque, per il quinto anno, un luogo di preghiera e al tempo stesso di incontro e confronto tra artisti e pubblico sul tema del sacro. Con il grande attore fiorentino ci sarà il Coro da Camera di Varese diretto da Gabriele Conti. «Il Mistero costituirà il fil-rouge dei nove appuntamenti in cartellone – spiega Chiodi –, ma il Mistero quando si manifesta nella realtà può essere scomodo, anche se è sempre portatore di salvezza: per questo non trascureremo i temi più caldi della contemporaneità, come il lavoro, la crisi e, appunto, la possibilità di una speranza per tutti». Essenziale, perciò, cercare una risposta a un’altra domanda sull’esistenza quotidiana: «Provvidenza o imprevisto?». Con il titolo
Il sugo della storia (10 luglio), la lettura di alcune pagine dei
Promessi sposi di Alessandro Manzoni da parte della compagnia Proxima Res di Milano avrà il valore di una riflessione su fede, amore, giustizia, redenzione attraverso i personaggi manzoniani: «Un esempio di come l’abbraccio di Dio possa salvare tutti – secondo il direttore artistico – e di come, per questo, il "caso letterario" dei
Promessi Sposi possa assumere i connotati della sacra rappresentazione». Da un capolavoro letterario all’altro per spiegare il Mistero: è tratto infatti dal romanzo
I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij il poemetto
Il grande inquisitore (17 luglio), interpretato da Lucilla Morlacchi dove il sacerdote domanda al Messia di mettersi da parte e non turbare la modernità: «Gesù è scomodo ma la fede autentica non può essere eliminata – precisa Chiodi – come testimonia anche la figura di Etty Hillesum, la scrittrice ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943 e autrice di diari in cui racconta il proprio percorso religioso: abbiamo scelto questi testi perché sono rivelatori di come si possa trovare dentro di sé luce, Dio, amore e senso della vita anche in una condizione di grande dolore come quella di un campo di sterminio». A dare voce al cammino spirituale della donna, qui presentato in versione integrale col titolo
Deve trattarsi di autentico amore per la vita (24 luglio), saranno Maddalena Crippa, Federica Fracassi e Laura Marinoni (vedi intervista a fianco). La povertà e un punto di vista sull’uomo che ha cambiato la storia sono invece al centro dell’incontro con Aldo Nove, autore del romanzo
Tutta la luce del mondo (il 25 luglio, nella casa Museo Ludovico Pogliaghi) incentrato su San Francesco d’Assisi. Tra le novità,
Attraverso l’imprevisto (31 luglio), una lezione aperta a cura di Carmelo Rifici nella quale dieci giovani attori al termine di un seminario si confrontano con testi classici che affrontano i temi dell’innamoramento, dei limiti dell’essere umano e del miracolo: «Regaleranno al pubblico la possibilità di vedere dal vivo come nasce uno spettacolo». Anche i bambini e i ragazzi avranno uno spazio con
Auf, uno spettacolo Duomo (15 luglio) scritto e interpretato da Carlo Pastori, in cui si racconta la costruzione della cattedrale di Milano, e
Nuovolabalenacoccodrillo (8 e 29 luglio) di e con Betty e Chicco Colombo, che spiega ai più piccoli come è possibile che una cosa esista anche se non si vede. Aspettando la beatificazione di papa Montini, prevista per il 19 ottobre, il festival varesino, organizzato dalla Fondazione Paolo VI, presenta
Un amore all’uomo (12 settembre) a cura di Chiara Nicora, con l’attore Giancarlo Ratti che leggerà alcuni scritti del pontefice. Un omaggio doveroso: «Le parole che Paolo VI rivolse agli artisti l’8 dicembre del 1965 a chiusura del Concilio Vaticano II – spiega Chiodi – rappresentano il motivo conduttore della rassegna: "Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione"».