Agorà

SERIE A. Il Milan risale con il bomber di scorta

Andrea Saronni sabato 13 febbraio 2010
Di giorno, il matrimonio d’interesse con gli sceicchi di Dubai (almeno 60 milioni freschi nelle casse nei prossimi 5 anni) e la nuova sponsorizzazione della compagnia aerea Emirates. Di sera, il piacere di tornare a gustare il sapore della vittoria, dimenticato dopo il 4-0 al Siena del 17 gennaio. Ci sono stati senz’altro venerdì peggiori per Adriano Galliani («ma gli arabi non compreranno la società», il suo messaggio che voleva essere tranquillizzante) e per il Milan, che ritrova un minimo sindacale di morale e convinzione e almeno tre-quattro giocatori fondamentali giusto in tempo per approcciare serenamente il match con il Manchester United. Martedì è Champions League, è uno dei crocevia della controversa stagione rossonera. A ricordare l’appuntamento, in tribuna, c’è Sir Alex Ferguson, che guarda con occhi attenti una squadra che, a differenza delle ultime esibizioni, scavalca immediatamente la staccionata psicologica del match trovando il gol rompighiaccio dopo pochi giri di orologio e a firma del protagonista più atteso e discusso della serata, quel Klaas Ian Huntelaar che matasse di mercato troppo intricate da dipanare hanno trattenuto a Milanello. Alla prima delle tante invenzioni di Ronaldinho, Huntelaar (in più che sospetta posizione di fuorigioco) ricorda che negli ultimi 16 metri del campo non è proprio inefficace ornamento: girata di testa sul primo palo e Milan che può trovare tranquillità e spazi per tornare quello ammirato prima della slavina-derby (8’). Il fattore-testa, così condizionante per questa squadra, conta evidentemente anche per Ronaldinho, che ispira felicemente (correndo: e questa, sempre, è una notizia) tutte le manovre d’attacco che presto, causa coscia saltata in aria di Mancini, ritrova un altro protagonista a cinque stelle, Pato. Quando Ronaldinho attiva l’interruttore del suo genio con un lancio di 40 metri di prima intenzione, riesce anche a riprendere immediatamente il discorso col gol interrotto nel 2009 (38’).Ma sempre a proposito di cosce saltate, sul 2-0 lascia anche Thiago Silva: si parla di contrattura, ma il thriller per la sua presenza martedì è già cominciato. L’Udinese pare avversario morbido, di quelli che lasciano giocare cercando di giocare: sono quelli preferiti dal Milan, che trova comunque la maniera di farsi male da solo incassando per le solite, eccessive confidenze (Dida imputato, ma il colpevole è Abate) il gol di Floro Flores all’ultimissima azione del primo tempo. Ma la giornata, come detto, è propizia al Diavolo e a Galliani, che conosce la soddisfazione di vedere ancora Huntelaar, suo unico e discusso acquisto dell’estate, rimettere le cose al loro posto segnando un altro buon gol da centravanti d’area: stop, protezione della palla, girata fulminea, tutto fatto bene con la gentile collaborazione della difesa udinese (57’).Il 3-1, manco a dirlo, è stato innescato da Ronaldinho, che prima di una sostituzione conservativa in vista del Manchester sfiora nell’impresa di fare segnare persino Gattuso. Il finale devitalizzato è scongiurato da Di Natale, che non perdona quando, su fuorigioco sballato da Favalli, infila Dida per il 17° gol personale, contentino per un’Udinese che alla fine paga un atteggiamento troppo confidente, fatto apposta per fare risuonare già ora, nelle orecchie del Milan, la cara musichetta della Champions League.