Agorà

La storia. Il ghiaccio di Bolzano in Austria è più caldo

Diego Andreatta giovedì 10 aprile 2014
Disco al centro, la festa scudetto probabilmente è solo rinviata. L’ingaggio verso la vittoria è fissato alle 19.30 di domani sul ghiaccio di Bolzano, dove l’Hcb Südtirol/Alto Adige affronta in vantaggio (2 match a 1) la gara 4 di finale contro il Red Bull Salzburg.Avete tradotto bene: Salisburgo. Proprio la città a due ore da Vienna, giacché non è il 20° scudetto tricolore quello alla portata degli hockeysti bolzanini, ma il titolo del massimo campionato austriaco - la Ebel Liga - che potrebbe finire per la prima volta sui guantoni italiani. Per Bolzano, tempio dell’hockey fin dal boom degli anni Ottanta, si profila dunque un clamoroso trionfo transfrontaliero - come se il Bayern giocasse in trasferta in Italia e finisse per strappare lo scudetto alla Juve - comprensibile peraltro con le ragioni di una storia recente. Quelle degli appassionati dell’hockey nostrano che negli ultimi dieci anni hanno visto svuotarsi le tribune, e congelato l’entusiasmo. Perché allora non raccogliere il “Wilkommen” della Liga austriaca, già aperta ad una formazione ceca, una slovena e una ungherese? Così la debuttante squadra altoatesina si è iscritta al torneo, ha raggiunto i play off e, poi, la finale con i concittadini di Mozart, vincendo le prime due sfide per 7-1 e 4-2, ma steccando la terza (sconfitti 7-2). Per domani a Bolzano si preparano maxischermi in piazza come nelle notti Mundial, gremito come un uovo sarà anche anche il Palaonda, costruito per i Mondiali del 1994. Il sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli è raggiante: «In città viviamo giornate di sport e di soddisfazione. È stata una scelta ardita, ma giusta, quella di cimentarsi in un torneo che consente alla nostra squadra di catalizzare tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport, al di là dei campanili e di avere un confronto sul piano internazionale». Spiega Spagnolli, primo tifoso: «Il campionato italiano, per tre quarti altoatesino, non attira il pubblico e gli sponsor: la qualità del gioco è inferiore e i tifosi del nostro territorio si dividono. L’anno scorso c’erano meno di mille persone di media sugli spalti, quest’anno con l’Ebel Liga siamo arrivati a punte di settemila: il segnale è chiaro».Quando piace il gioco prodotto, tifosi e aziende sanno spendere. Il logo di una birra svizzera si è presto offerto per le maglie delle volpi bolzanine, ma la prima sponsorizzazione è venuta dal marchio provinciale - Sudtirol/Alto Adige - che investe per rompere il ghiaccio all’estero. Con un budget di due milioni di euro all’anno, l’Hockey Club Bolzano ha tenuto alla balaustra compagini che viaggiano sui 10 milioni, compreso il Salisburgo “comperato” da un effervescente multinazionale. Quali le ragioni sportive di questa mirabolante ripresa dell’hockey italiano? «La mentalità vincente – analizza Thomas Laconi, opinionista del cliccatissimo sito sportnews.bz – con cui nel giro di pochi mesi 13 stranieri e 13 italiani sono stati trasformati in una squadra di carattere dal coach americano Tom Pokel». Che è anche - nell’hockey si può - il commissario tecnico della nazionale.Il morale di questa favola sportiva - sottovoce, perché la convivenza va ben oltre i tre tempi a porte piccole - sta nel tifo trasversale, sia etnico che politico: italiani, tedeschi e ladini corrono insieme allo stadio, sotto gli stessi colori. I colpi di stecca abbattono anche i confini: si parla da vent’anni al Brennero di un’eureregione alpina fra le città del vecchio Land tirolese, per ora tradotta in un Gect (Gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera), mentre appaiono molto più solidi i legami fra i tifosi della Ebel Liga. E anche squadre trentine e venete vorrebbero emigrare, ma il numero è chiuso. Godiamoci, intanto, la sfida di domani, con la promessa del capitano-simbolo Alexander Egger: «Non siamo inferiori a nessuno». Non solo in Italia.