Alle spalle del più venduto album in Francia nel 2010, partito dal record di 200mila copie andate a ruba in un mese fino ad arrivare a 500mila (con il corollario di concerti sold-out e apparizioni tv) c’è un vescovo. Si chiama Jean-Michel di Falco, è il vescovo di Gap e si è si tramutato in manager discografico di successo per finanziare progetti benefici. Per cercare spiegare questo successo, il critico musicale del quotidiano
Le Figaro, ha titolato: «Diavolo d’un prete!». Un’affermazione che sembra tratta dal
Don Camillo di Guareschi, da uno di quei passaggi in cui il vescovo riconosceva quanto Don Camillo avesse agito per il bene. Sia pure in modo «originale».Spiega il vescovo di Falco: «Cercavo fondi per fornire materiali didattici adeguati a una scuola in Madagascar ed erigere una chiesa vicina al santuario mariano di Notre-Dame du Laus, nella valle de l’Avance. Un amico mi ha detto del successo ottenuto dai
The Priests (un trio di preti irlandesi che ha sbancato mezza Europa e l’America – ndr), ed allora ho cercato in diocesi sacerdoti bravi nel canto. Per un cd i cui proventi andassero a queste iniziative». Così sono nati i Les Prêtres, che poi in francese è l’equivalente dell’inglese The Priests: in italiano, i preti.Il loro album
Spiritus Dei, più pop di quello dei colleghi irlandesi, sbarca ora in Italia: con un inedito di fede, un brano in italiano e latino apposta per il nostro Paese, canzoni natalizie, un’Ave Maria, Händel, una traccia in cui si dichiara lo scopo benefico del cd. Ma in scaletta ci sono pure Jacques Brel e Leonard Cohen. «Perché vogliamo andare incontro a tutti», spiega di Falco. Che poi enumera i risultati ottenuti dalla sua idea. «Ci scrivono trenta lettere al giorno, anche atei, ringraziando per aver dato gioia e di pace. Vuol dire che tanta gente ha bisogno di certe riflessioni. Ed è bello che sacerdoti possano esercitare la loro missione anche in una maniera più vicina del solito alle abitudini della gente».Ma loro, i sacerdoti «cantanti», che ne pensano? Intanto chiariamo chi sono: Jean-Michel Bardet, 46 anni, parroco; Charles Troesch, 27 anni, viceparroco; Dinh Nguyen Nguyen, 25 anni, vietnamita seminarista in Francia. Per tutti parla Bardet: «L’idea ci ha affascinato, ci ha riportato all’amore per la musica che avevamo tutti prima di abbracciare il sacerdozio. Ma l’obiettivo rimane raccogliere fondi, e la nostra priorità resta essere sacerdoti. Il successo è bello ma effimero. Faremo altri dischi? Per altre necessità solidali, perché no?».Intanto, nei servizi dedicati al fenomeno creato da monsignor di Falco da giornali autorevoli come
Paris Match,
Le Parisien o
Le Monde, spicca la lettera di un signore che di
Spiritus Dei avrà senz’altro notato anche brani tipo
Conversation avec Dieu, con i suoi toccanti versi («Sono solo, il vuoto mi sconvolge, Ti cerco e non Ti trovo; Dio, insegnami ad amarmi»). E che segnala l’importanza dell’operazione pure da una prospettiva diversa: «Ci voleva questo progetto. Sono cose come questa che ricordano anche ai non credenti quanto i preti e la religione sono lontani da certe immagini distorte che si danno della Chiesa». Insomma, se questo album fosse capitato nelle mani di Guareschi forse anche lui avrebbe scritto di monsignor di Falco «Diavolo d’un prete!». E con grande ammirazione.