Calcio. Boranga, ottant'anni da numero 1
Lamberto Boranga, ex portiere di Serie A, 80 anni
Professione: portiere a vita. Ruolo nella vita di tutti i giorni, “uomo libero”, forse il più libero che abbia conosciuto. Domani compie 80 anni «i miei secondi quarant’anni», dice il nostro Stanley Matthews, il dottor Lamberto Boranga. La leggenda inglese sir Matthews nel 1965 stupì perfino la regina Elisabetta indossando la maglia dello Stoke City, alla veneranda età di 50 anni e 5 giorni. A quell’età, Boranga cominciava la sua seconda vita difendendo i pali del Bastardo, dilettanti umbri, dividendosi tra gli allenamenti con giovani con almeno trent’anni di meno, l’ospedale di Perugia, le visite private in ambulatorio come medico dello sport. Mestiere che esercita ancora anche da pensionato: « Mi sono licenziato tre anni prima che mi ci mandasse il Ministero della Sanità, prevenire è sempre meglio che curare», sorride Boranga, l’eterno portiere capace ancora d tuffarsi nel fango, come quella volta che lo fece incurante del cappotto di cammello del compagno di squadra della Reggiana che gli era stato prestato. La Reggiana è una delle tante porte che ha difeso in carriera: portiere di Serie A alla Fiorentina e al Cesena e poi in B a Parma, Brescia e Varese. Ultima tappa professionistica in C, con il Foligno (città dove è nato il 30 ottobre 1942). Quell’anno della promozione dalla C2 alla C1 ci fu la sfida indimenticabile Foligno-Elpidiense in cui riabbracciò il suo vecchio maestro ai tempi della Fiorentina, la leggenda azzurra Ricky Albertosi che aveva già 45 anni suonati ed era appena tornato in campo dopo la squalifica per il calcioscommesse dell’80. « Albertosi è stato il mio maestro», il suo scopritore per caso fu invece il telecronista Nando Martellini che, ragazzino, lo vide giocare sulla spiaggia di Marotta.
«Quel giorno, eravamo alla metà degli anni ’50, accettai di andare in porta. Mi tuffavo come un gatto, anche tra le onde per recuperare il pallone, quando a un certo punto passò questo signore elegante che ogni estate villeggiava a Marotta, si avvicina e mi fa: “Come ti chiami? Guarda che sei veramente bravo, se ti alleni un giorno diventerai un gran portiere”». Profetico Martellini. Quel ragazzino di 180 centimetri, muscolare e dalla tecnica esplosiva, avrebbe debuttato in Serie A l’8 gennaio del 1967 in Fiorentina-Atalanta. E la domenica che sostituì Albertosi infortunato in una gara dei viola contro l’Inter, quel signore elegante incontrato a Marotta terminata la telecronaca scese dalla postazione Rai del Franchi, entrò nello spogliatoio della Fiorentina e disse salutandolo: «Lamberto, ti ricordi di me? Che ti avevo detto...». Si emoziona al ricordo il “Bongo”, come lo chiamano i vecchi tifosi di Cesena e gli “amici-nemici” di campo, come Gianfranco Zigoni che dopo avergli segnato un gol si vide inseguire per tutto il campo dal Lamberto furioso che gli urlava ridendo: « Dimmi chi ha scritto i Promessi Sposi? Dimmelo!».
Risposta inevasa da quasi tutto quel mondo del calcio di ieri, popolato dai re degli ignoranti, mentre la mosca bianca Boranga scriveva poesie, leggeva i classici e si prendeva due lauree, in Medicina e Biologia. «Se non avessi studiato sono sicuro che sarei diventato il “terzo” in Nazionale dietro a Albertosi e Zoff ». Ma non ha rimpianti il dottor Boranga che è sempre in pista, specie quella d’atletica. « Ho cominciato nell’85, andai a Verona ai campionati italiani Over 40. Lì ho incontrato il grande Ottavio Missoni e per anni abbiamo gareggiato assieme. Ho vinto medaglie e stabilito record in tutte le discipline Over. A casa conservo almeno 125 maglie di campione italiano di salto in alto, salto in lungo, salto triplo e decathlon». E il calcio? « Ho giocato nella Marottese fino al lockdown. Ora ci sono un po’ di squadre che mi cercano ma il lavoro di medico mi libera in primavera e per allora sono più disponibile al tesseramento ». In attesa di nuova squadra, nei suoi secondi 40 anni, Boranga segue la “legge di Astorre”, l’amico Cannavota, «è morto a 88 anni e mi ripeteva: “Lamberto, meglio morire su un mucchio di breccia che su un materasso di lana”. Pare che ci sia riuscito... Io invece voglio stabilire il record del mondo nel salto triplo. Ho comprato delle scarpe nuove al carbonio, sento che è alla mia portata».