Milan Giovanni Lodetti: «Senza Kakà servirà un capolavoro»
Era il 1964: «Io, Trapattoni e Pelagalli il mercoledì sera andammo a vedere Inter-Dinamo Bucarest in coppa Campioni: finì 6-1... Quattro giorni dopo ci sarebbe stato il derby e all’uscita di San Siro dissi: “Ragazzi, domenica io non mi presento contro questa Inter...”. Invece andai in campo e segnai una doppietta: quel Milan-Inter finì 3-0». Momenti di gloria del “Basleta”, al secolo Giovanni Lodetti, eterna anima rossonera. In quella stagione ’64-’65 lo scudetto però lo vinse l’Inter.
L’andazzo sembra lo stesso alla vigilia di questo derby. «Peggio ancora... Per il Milan questa è una partita da ultima spiaggia. E forse una vittoria, dal punto di vista della classifica non credo che cambierebbe molto. Gli unici vantaggi potrebbero esserci sotto l’aspetto psicologico: il fatto di vincere due derby su due potrebbe innescare qualche effetto a sorpresa».
Per esempio? «Beh, magari l’Inter può cominciare a sentirsi più vulnerabile e in concomitanza con gli impegni di Champions potrebbe avere un calo fisiologico dal punto di vista mentale e magari anche fisico...».
Speranze da bandiera rossonera, ma veniamo alle magagne del suo Milan: perché arranca a -8? «Non ha rinforzato la difesa. Resta da capire se in estate ci sia stato un errore di valutazione sulle condizioni di Nesta. Ora come ora l’assenza di un centromediano si avverte in maniera devastante: dietro la squadra prende puntualmente gol».
Al posto del difensore ad hoc si sono presi attori di primo piano, che fanno la gioia del marketing. «I risultati del marketing infatti pre- miano la società, peccato che invece non tornino i conti in classifica. E per quelli, prima di tutto si deve rispondere ai 45mila abbonati e ai tifosi che ogni domenica pagano il biglietto e cominciano ad essere un po’ stufi di questo Milan qui...»
Per caso, sta dicendo che la colpa del flop rossonero è di Ronaldinho o di Beckham? «Ronaldinho ha salvato la prima parte di stagione del Milan, 7 gol pesanti in campionato (derby compreso) e 2 in Uefa. Poi ha cominciato ad arrancare alla ricerca di una condizione fisica che se arrivasse potrà fargli dimostrare di non essere un calciatore qualsiasi, lui è “il calcio”. Aspettiamolo ancora un po’. Beckham ha dimostrato di essere ancora un campione, se resta è un affare per tutti».
Intanto a questo derby il Milan si presenterà senza Kakà. «Assenza decisiva, perché Kakà è uno che segnò subito al primo derby che ha disputato e questa partita ce l’ha nel sangue. Difficile sostituirlo, a meno che la squadra non tiri fuori una prestazione straordinaria».
Si può cominciare a parlare di fine del ciclo Ancelotti? «I conti si tirano a giugno, certo un altro scudetto che finisce all’Inter e lo spettro di un’altra stagione senza Champions (la Roma e la Fiorentina sono in agguato) potrebbero indurre a voltare pagina».
Molti indicano in Frank Rijkaard il futuro allenatore del Milan. «A quel punto salterà Ronaldinho visto che a Barcellona Rijkaard non lo vedeva più. Ma a Berlusconi “Dinho” piace troppo: resta tutto da vedere».
Torniamo al presente: un pregio del-l’Inter di Mourinho. «Una rosa ampia, con ricambi eccellenti in ogni reparto, e vette di qualità altissime a partire da Ibra».
E un difetto dei nerazzurri? «In Champions si smarriscono, a volte mancano di personalità. Ma, purtroppo per noi, questo è un derby di campionato e non di Coppa. Quelli lì di solito li vince il Milan». «Un nervo scoperto resta la difesa: prende troppi gol. Finito il ciclo di Ancelotti? Se l’Inter fa tris si volterà pagina e Beckham non parte».
Inter Luisito Suarez: «Ma a noi interessa la Champions»Lodetti sostiene che Luisito Suarez sia stato il più grande fuoriclasse dei suoi tempi. «Non posso dire lo stesso di Giovanni - ride l’interista Suarez -. Lodetti non aveva dei colpi da fuoriclasse, ma era un campione di rendimento. Uno alla Gattuso, ma molto più tecnico».
Suarez, ora veniamo a questo derby con la sua Inter capolista in silenzio stampa per sentirsi più serena... «Ognuno fa quello che vuole, ma se la motivazione è stata per avere maggiore serenità allora perché non fare silenzio tutto l’anno? Il bello di un derby è anche un po’ di sana polemica, di punzecchiature reciproche, su cui poi ci ricama la tifoseria. Mi sembra manchi il colore a questa vigilia e non va bene».
Possiamo dire che Mourinho è già il vincitore virtuale di questa stagione?«Come personaggio si è presa tutta la luce possibile, i risultati sono buoni, ma pur sempre parziali. Aspettiamo di vedere la fine del campionato e soprattutto come va il match di Champions contro il Manchester».
Sta dicendo che la stagione nerazzurra si decide più in Europa che in campionato?«Il campionato secondo me non è in discussione, anche in caso di sconfitta nel derby lo scudetto lo vincerà ancora l’Inter. C’è invece il tabù della Champions che deve essere sfatato altrimenti diventerà un fardello sempre più ingombrante».
Non pare strano vedere Roberto Mancini ancora “disoccupato”?«Sì, ma al tempo stesso penso che non sia facile accollarsi un contratto economicamente pesante come il suo. E poi Mancini ormai non è disposto a scendere da un certo target, vuole andare in un club che non abbia minore
appeal dell’Inter».
Meglio l’Inter del primo Mourinho o quella di Mancini?«Le fortune e le sfortune di un allenatore le fanno i giocatori con la loro capacità di mettersi a disposizione della squadra».
Cosa che non è riuscita a Quaresma: per lei è un campione incompreso o un bidone?«Né l’uno, né l’altro. Quaresma è un buon giocatore, ha pagato l’essere stato presentato in pompa magna come l’acquisto più costoso e tutti si aspettavano da lui delle cose straordinarie, invece, non so per quale motivo, non gli è riuscita neppure la più semplice delle giocate e San Siro l’ha coperto di fischi».
Giusta la gestione di Balotelli?«Con il ragazzo ci vuole bastone e carota, al momento mi pare che Mourinho stia usando solo il bastone, vediamo se pagherà. Balotelli è un talento sicuro, però la comunicazione odierna tende sempre ad ingigantire i valori sia in positivo che in negativo, la verità invece è nel mezzo, basta saperla leggere».
Cosa c’è che non va nel Milan?«E’ una squadra male assortita, che ha troppo dal centrocampo in su e poco o niente nel reparto difensivo. Mi sfugge il perché quest’estate non abbiano provveduto a colmare quei vuoti che si erano manifestati pesantemente la passata stagione…».
Troppe lacune dunque nei rossoneri per poter competere con l’Inter?«Il derby, come dimostra la gara dell’andata è una partita a sé che si vince con la testa e la grinta. Loro sono una squadra da grandi appuntamenti e quindi non mi stupirei se anche senza Kakà tirassero fuori dal cilindro una prestazione maiuscola».
Il Milan ha tre Palloni d’Oro in rosa, Ibrahimovic è pronto per vincerlo? «Certo, ma molto dipenderà dall’esito della sfida di Champions. La consacrazione di Ibra e quella dell’Inter ormai passano esclusivamente dall’Europa».