Il ritorno. Il Cirque du Soleil affida i sogni a un "Cercatore" tra poesia e magia
Sembra viaggiare nel passato ed è nel futuro, anzi nei futuri. Sembra tutto vero ed è solo un sogno messo in scena, anzi forse il contrario. Sembra d’andarsene e si resta seduti nel Cirque du soleil, a vivere “ Kurios Cabinet of curiosities”, che ha iniziato da Roma la tournée europea (nella Capitale fino al 29 aprile, poi Milano dal 10 maggio al 25 giugno e già 130mila biglietti venduti in Italia).
Luci spente, si parte senza neanche dover allacciare le cinture: «E se fosse possibile alterare la realtà con il potere della nostra immaginazione?»: i bambini, che non ne hanno dubbi, durante il viaggio sorridono e si ritrovano a bocca aperta, ma non soltanto loro. A proposito, l’orologio vintage sul palco all’inizio dello spettacolo segna le 11.11, alla fine le 11.12, come fossimo andati e tornati in una realtà alternativa. Rivoluzione industriale e fermenti, è il 1905: musiche (suonate dal vivo da sei musicisti), costumi e scene steampunk rubano l’occhio.
Il “Cercatore” attraversa mezzo secolo, nuove invenzioni e intuisce che esistono universi paralleli. Con un cammino, insieme a chi è sotto il tendone (il “ Grand Chapiteau”), fra poesia e sorrisi, swing, acrobazie a un passo dall’impossibile, cambi di scena in un soffio. Fra tempo e spazio impastati e rimodellati. Gli accompagnatori sono tanti e niente confini: sono in tour 122 persone da 27 Paesi (alcuni lavorano col Cirque du soleil da oltre quindici anni), i 50 artisti hanno 17 diverse nazionalità. I numeri sono impressionanti, roba da kolossal: gli artisti e i tecnici sono 80, gli addetti al management 30 e 30 i tecnici per montaggio e smontaggio, le persone che si occupano del merchandising 10, quelle addette ai pasti (ne preparano fra 300 e 400 al giorno) sono 20, in sala ci sono 30 maschere, 10 addetti alla sicurezza e 10 alle pulizie.
Non è finita. Gli oggetti di scena sono 426 e i pezzi dei costumi (dai vestiti alle parrucche e tutto il resto) sono 8mila. Servono 86 camion per trasportare le 2mila tonnellate di attrezzature. Per realizzare l’abbigliamento dell’”uomo fisarmonica” al costumista è servita una settimana e ha dovuto cucire all’interno del costume. Per costruire la pancia rotonda del “signor Microcosmos” i produttori d’oggetti di scena hanno impiegato 250 ore.
La mano meccanica (4 metri per 2) pesa 340 chili e nasconde due persone che muovono le dita e pedalano per farla avanzare e indietreggiare. Per installare l’intero Grand Chapiteau (tendone principale, ingresso e tende artistiche, botteghino, uffici amministrativi, cucina e sala da pranzo per cast e troupe) servono sei giorni e due per smontarlo. E in questo mondo c’è appunto il “Cercatore“, ingenuo e ingegnoso, l’innocenza di un bambino, crede nell’esistenza di un mondo che custodisce i sogni più belli e che tutto sia possibile. Ci sono i suoi aiutanti, “Kurios Winch” e “Kurios Plunger”, due robot bizzarri, costruiti dal “Cercatore” stesso con scarti e parti riciclate, creature imperfette e funzionali. C’è, ancora, Nico, “l’uomo fisarmonica”, il tuttofare, un po’ timido, impacciato e molto sensibile. E molti altri. Musicisti, acrobati, giocolieri, percussionisti e ballerin, comici.
A volte in festa, altre nella malinconia. Tanti personaggi, e tanti atti. Incontrando via via l’uomo forte e la bambola dal viso di porcellana, che vengono risvegliati da una scarica elettrica, emergono dal loro carillon, prendono vita e a 4 metri da terra, lui si trasforma in un trapezio umano, lancia la sua partner in aria e lei esegue acrobazie sempre più difficili. O scoprendo gli ospiti di una cena, sbalorditi da un commensale in grado di far muovere un lampadario sospeso sopra le loro teste, da un altro che lo sfida impilando sedie per raggiungere il lampadario e tutti, d'improvviso, si rendono conto che il loro esatto doppio esiste in un universo a specchio proprio sopra di loro, ma... sottosopra. Un viaggio in uno spazio dominato da due grandi torri che servono come “sensori d'onda”, realizzati con grammofoni, vecchie macchine da scrivere, lampadine elettriche e turbine, tutti recuperati da discariche, rimessi a posto e uniti tra loro.
«È come se Jules Verne incontrasse Thomas Edison in una realtà alternativa, fuori dal tempo », spiega lo scenografo Stéphane Roy. Del resto lo spettacolo del Cirque du Soleil Entertainment Group (che ha sede a Montreal) è «un omaggio alla fantasia e alla curiosità - continua -. Questo mondo meccanico alternativo celebra l'unione di oggetti preesistenti, che hanno una loro storia e dalla loro associazione emerge un nuovo significato», muovendosi tra poesia e umorismo, mentre «il visibile diventa invisibile e le prospettive si trasformano ».
Altri... dettagli della produzione, infine? Il palco è stato abbassato di 35 cm (per avvicinare il pubblico agli artisti) e per dare al legno la sua ricca finitura sono state applicate 26 passate di pittura e di vernice trasparente. tutti i vestiti che toccano la pelle vengono lavati ogni sera. L'80% dei costumi è fatto su misura: solitamente i tessuti sono bianchi, vengono tinti a mano e stampati con colori personalizzati nel laboratorio canadese. Insomma, uno show (il 34° dal 1984 del Cirque du Soleil Entertainment Group), presentato con i partner italiani “Show Bees” e “Vivo Concerti”, che davvero è un kolossal nel quale realmente nulla è lasciato al caso e ogni dettaglio è curato con perfezionismo: sei o sette ore prima del debutto, le costumiste davano gli ultimi ritocchi ai baffetti posticci dei personaggi, maneggiandoli delicatamente con le pinzette...