Stati Uniti. Svolta «animalista» per il circo Barnum Mai più elefanti ammaestrati negli show
Barbara Ugliettilunedì 2 maggio 2016
Se solo i bambini vedessero quello che accade dietro a quel tendone. Se solo vedessero questi animali selvatici – elefanti, leoni, tigri, scimmie –, potenti, vigorosi, spesso appartenenti a specie in via di estinzione, costretti alla prigionia dentro gabbie anguste, privati di ogni libertà, costretti – con metodi spesso violentissimi: scariche elettriche, bastonature, maltrattamenti – ad eseguire esercizi che offendono la loro dignità di essere viventi e mantenuti in condizioni che nulla hanno a che vedere con le loro minime esigenze etologiche. Se solo i bambini potessero posare gli occhi, per un attimo, su tutto questo, sarebbero i primi a non voler più vedere gli animali al circo. Sarebbero i primi a rifiutare questo spettacolo di crudeltà e coercizione.
Negli Stati Uniti le campagne di mobilitazione contro l’utilizzo degli animali nei circhi sono sempre più pressanti. E sotto la spinta delle associazioni animaliste, il circo “Ringling Bros. and Barnum & Bailey”, il più grande in america, ha preso una decisione storica: mai più elefanti ammaestrati negli show. Domenica sei pachidermi si sono "esibiti" per l’ultima volta a Providence, nel Rhode Island, e altri cinque a Wilkes Barre, in Pennsylvania. Adesso, gli undici animali verranno trasportati in una riserva in Florida (di proprietà della società Feld Entertainment che possiede il circo), con un branco di 40 loro simili. Trascorreranno la loro pensione finalmente liberi dalle catene. Almeno si spera: verranno studiati da oncologi per la loro resistenza al cancro e ci si augura nel rispetto delle regole per questi protocolli, molto rigidi negli Stati Uniti. La settimana scorsa, 33 leoni portati via dai circhi
sudamericani di Perù e Colombia –, che hanno vietato per legge la presenza nel circo di animali selvatici – sono stati portati in Sudafrica, dove hanno ritrovato finalmente il loro
habitat naturale nel santuario per felini di Emoya, nella Savana. Segnali positivi, incoraggianti. Che l’Italia dovrebbe saper raccogliere. Nonostante il Rapporto Eurispes 2015 rilevi che il 68,3% degli italiani sia contrario all’uso di animali nei circhi, la legge italiana è rimasta praticamente immutata dal 1968. La Lav, che ha lanciato da tempo una campagna di sensibilizzazione ("Al circo con animali non daremo un euro" - www.lav.it/petizioni/per-un-circo-senza-animali ), segnala che nel nostro Paese «non esistono restrizioni quantitative o di specie all’uso di animali nei circhi, i quali possono contare anche su finanziamenti pubblici milionari erogati ogni anno direttamente a specifiche strutture circensi dal Ministero dei Beni Culturali, Spettacolo e Turismo». Nel nostro Paese, inoltre, non esiste un registro che evidenzi quanti animali sono detenuti nei circhi, in quali circhi e quanti circhi siano registrati sul territorio nazionale. Il mese scorso, Lav ha lanciato un appello al governo affinché approvi il Ddl 2287 che prevede la dismissione graduale dell’uso degli animali dal circo. Qualcosa che si può fare nel molto lavoro da fare. Per restituire dignità agli animali. E umanità agli umani.