Spiritualità. Il cielo nell'anima: la rivoluzione di Teresa d'Avila
François Gérard, "Teresa d'Avila", 1827 (particolare)
La fede come relazione ha un fondamento preciso. «Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore… perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 9-11). Gesù ci ama perché il Padre lo ama. Ma noi come restiamo nel suo amore? Come impariamo a edificare la nostra vita sui suoi comandamenti, considerato che nello stesso brano di Giovanni si legge: «Chi mi ama osserva i miei comandamenti»? Una delle risposte possibili, la principale, forse, perché insita nella storia dell’umanità e alla radice della tradizione ebraicocristiana, è che impariamo ad amarlo attraverso la preghiera, perché se l’amore è relazione, la preghiera scaturisce dalla relazione, cioè dall’abbandono al suo amore e dal dialogo che ne nasce.
Questo ce lo dicono anche i mistici: i più conosciuti e i tanti, tantissimi, che condividono le sorti “anonime” delle persone comuni. Del resto, pregare è per tutti, come lo sono l’amore e le relazioni. Incontrare Dio è di tutti perché la pienezza di «gioia piena» che Gesù promette è destinata a ognuno. Tutto questo emerge chiaramente se ci avviciniamo ai testi di una grande maestra di preghiera come Teresa D’Avila (prima donna a ricevere il titolo di dottore della Chiesa) anche se, spesso, la sua esperienza mistica viene considerata ostica e i suoi scritti di complessa lettura. In proposito risulta utile questo libro del teologo Roberto Tavelli per le Edizioni Messaggero Padova: Viaggio nel cielo dell’anima con Teresa D’Avila. L’immaginazione che orienta alla vera preghiera (pagine 186, euro 17,00). Un testo che non è semplicemente una guida alla comprensione della dinamica spirituale dell’incontro con Dio attraverso la preghiera in santa Teresa d’Avila, ma, quasi per riflesso, è esso stesso una sorta di manuale di preghiera mistica. Dicevamo della complessità dei libri di Teresa.
Come fa ben capire Tavelli, in realtà quei testi sono stati redatti per esprimere in forma di visione, col pudore di chi pensa di non essere compreso, una verità così semplice e immediata da risultare disarmante: la relazione d’amore con Dio non solo è per tutti, come dicevamo, è persino a stretta portata di mano (di cuore), perché Dio ha un suo posto, una sua stanza nella nostra anima, in ogni anima, e, afferma Teresa, attende solo di essere raggiunto nella preghiera. « L’orazione è la porta d’ingresso alle sublimi grazie che Dio mi ha fatto sottolinea la santa, che di conseguenza aggiunge – chiusa quella porta non so proprio come le farà». Per la grande mistica, quindi, bisogna mettersi nella disposizione della preghiera per giungere al luogo di Dio che è in noi e lì, una volta aperta la porta porsi nella disponibilità della relazione, così che il flusso di grazia e di amore non trovi ostacoli e permanga nella nostra vita col suo carico di gioia e di pienezza.
Pregare per accogliere il suo amore, quindi e poi rimanere in esso. Tale e quale alla richiesta di Gesù nel Vangelo di Giovanni. E se può sembrare difficile, Tavelli è lì a spiegare che secondo Teresa l’unica cosa che viene richiesta «all’anima orante» per raggiungere «il piccolo cielo della nostra anima dove abita colui che l’ha creata», è la disponibilità volitiva e sincera alla preghiera interiore. Il fatto che poi l’esistenza del cielo nel nostro cuore sia solitamente ignorata dalla maggioranza delle persone e che molte di esse stiano forse cercando motivazioni di speranza, nella loro vita, senza trovarle, è un motivo in più per avvicinarsi alla mistica di santa Teresa D’Avila. Questo libro, rigoroso nella struttura, seppure non sia prettamente divulgativo a causa di qualche macchinosità accademica, risulta essere uno strumento efficace. Non perché sia esaustivo, cioè in grado di esaurire la figura della grande carmelitana, ma perché nel fornirne con passione una chiave di lettura (con annessi e connessi che la legano, per esempio, all’Analisi esistenziale di Victor Frankl) apre al desiderio di approfondirne gli scritti.
Avvicinarsi a Teresa significa entrare in una logica di preghiera concreta, un atteggiamento di vita, una disposizione dell’animo che non è illusione né costruzione intellettuale, ma, per dirlo con le sue parole, «un rapporto d’amicizia, un intrattenersi costantemente a tu per tu con Colui che sappiamo che ci ama». E che tutto nasca dal rientrare in se stessi, una vera urgenza per questa società costruita sul costante invito al consumo (di cose e di relazioni) per restare fuori da sé, fa di Teresa una donna di grande attualità. E se, come ha sintetizzato Edith Stein nel suo Il castello dell’anima, «rimane assodato quello che santa Teresa ha additato assai chiaramente, che rientrare in sé significa avvicinarsi gradualmente a Dio», questa sua attualità ha le potenzialità di una vera rivoluzione.