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Il "Sanremo del bene". Il concorso "Cantiamo la vita" a Erika Biavati

Massimiliano Castellani martedì 26 novembre 2019

La vincitrice del concorso "Cantiamo la vita", Erika Biavati tra Amelie (seconda classificata) e Carlo D'Andrea (terzo)

Metti una sera, dopo cena, grigia e piovosa, da allerta meteo, al Teatro Sociale di Castiglione delle Stiviere, e scopri che c’è un’Italia, un po’ nascosta, di provincia (ma l’Italia è tutta provincia) che canta, bene, che fa ridere, di gusto, che rispolvera le “zingarate” evergreen dell’eterna Iva Zanicchi e che danza, «anche senza gambe». Tutto questo l’abbiamo scoperto al XXI concorso musicale “Cantiamo la vita”. Kermesse canora, che, dopo diciassette anni di patronato del vulcanico Gianni Mussini and family, ha traslocato dal Teatro Fraschini di Pavia al Sociale di questo borgo del mantovano in cui, sotto la direzione artistica di Moreno Gemelli, si sono messi in competizione sette cantanti (quasi tutti cantautori) e un duo. Una piccola “Sanremo, del bene”, come vuole la tradizione del concorso, il cui primo obiettivo è da sempre il sociale incarnato dall’attività incessante del Movimento per la Vita italiano. La serata di sabato era sotto l’egida del Centro aiuto alla vita di Castiglione d/S, da quarant’anni in prima linea in «difesa della vita umana dal concepimento fino alla fine naturale. Aiuti e adozioni a donne con minori o in gravidanza e famiglie». Questo lo sfondo solidale che ha fatto da cornice a una di quelle serate davvero in «famiglia», in cui per tre ore i cellulari si sono accesi solo per riprendere l’Aquila di Ligonchio, la Zanicchi, ma prima di tutto gli artisti in gara sul palco. E l’attenzione era tutta rivolta alla musica e ai testi di cantautori che non finiranno nella lista sanremese del Festival 2020 di Amadeus, ma che meritano attenzione. Come merita una più ampia ribalta, e magari un programma su misura, la comicità di Carlo Sartori che ha condotto “Cantiamo la vita” da mattatore degno della migliore stirpe dei cabarettisti da Derby e dei suoi illustri antenati (Cochi e Renato, in primis). Ma veniamo alla gara, cominciata con gli Scarabocchi di Antonio Giovanni: impostazione alla Alberto Fortis e messaggio forte e chiaro su quanto i bambini possono insegnare agli adulti. Gesti da difendere, appunto, come cantano i MiLa, duo affiatato (Michele Bellagente e Laura Forgia) che si guadagna da vivere alla vecchia maniera: «Facciamo musica di professione, insegniamo pianoforte e andiamo ovunque ci chiamano, feste private comprese ».

Scenario diffuso da Treviglio, da dove arrivano i MiLa, fino alla Lecce di Carlo D’Andrea, cantautore salentino doc ma folgorato dalla scuola genovese, a cominciare Bruno Lauzi. Un «maestro» ingiustamente poco ricordato come Umberto Bindi, di cui D’Andrea è stato vincitore del premio omonimo e a “Cantiamo per la vita” si è piazzato terzo con Quel profumo di limoni. Originale il rap Per sempre mia presentato dalla timida Sara Fiocco: una lettera a un bambino mai nato, scritta da un compagno di scuola di liceo e che con un pizzico di ripulitura potrebbe addirittura diventare un brano “virale”. Le luci sono stelle, è il sogno ad occhi aperti di Amelie - seconda classificata - che ha grinta e la giusta dose di oniricità per fare questo mestiere. Così come è dal successo al “Musicultura” del 1991 che i critici più attenti si sono accorti di questo “Brassens marchigiano” che è Enzo Nardi, il prof. di italiano che tra una lezione e l’altra al Liceo Classico Leopardi della sua città, Macerata, tira fuori album come l’ultimo e si spera profetico allora lo zoppo salterà come un cervo. Ma il messaggio di speranza più forte lo ha lanciato, come sempre, Giusy Versace, campionessa paralimpica, unica “etoile” amatoriale senza entrambe le gambe (in seguito a un incidente stradale) ad aver vinto, in coppia con il ballerino professionista Raimondo Todaro, il talent Rai “Ballando con le stelle” e deputata che si batte per le pari opportunità, a partire da quella dei disabili. WonderGiusy, come il titolo del suo ultimo libro per bambini, è intervenuta in qualità di ospite assieme al cantautore milanese Daniele Stefani che con lei ha collaborato allo spettacolo autobiografico Con la testa e con il cuore si va ovunque (titolo anche del bestseller Mondadori). Stefani ha proposto due brani recenti La fiducia e Italiani che avrebbero meritato uno spazio sull’unico palco nazionalpopolare, quello sanremese. Così come non si comprende come sia sfuggita agli orecchi attenti dei talent-scout la voce potente di Stefano Ardenghi: ma la risposta è nella sua Forse non basta più, una bella voce e un arrangiamento accattivante. Ma stupisce ancor più, il quasi anonimato di una ragazza uscita dall’infinita fucina bolognese. Si tratta di Erika Biavati, stravincitrice della XXI edizione di “Cantiamola vita” con una struggente Non mangio la pizza con le mani: canzone scrigno in cui mette dentro il rapporto con la mamma che si ribalta quando sono i figli che devono prendersi cura del genitore malato.