Paralimpici. Il boom italiano del tennis per tutti
Luca Arca, 31 anni, miglior azzurro del ranking mondiale (31° posto)
Vedere un giocatore destreggiarsi con la racchetta seduto su una carrozzina è un’esperienza che lascia il segno. Jannik Sinner è rimasto sbalordito al termine del palleggio con una leggenda del circuito, il britannico Alfie Hewett: « Ho provato a sedermi su quella sedia e ho capito quanto è difficile e quanto sono forti questi giocatori. I veri fenomeni sono loro, fanno sembrare facile una cosa che semplice proprio non lo è». È la magia del tennis in carrozzina (“ wheelchair tennis” in inglese), sport che permette a tutti di giocare, atleti disabili e normodotati, con l’unica differenza che la pallina può rimbalzare due volte prima di essere colpita. Tutto il resto è uguale, dalle misure del campo al punteggio, e lo spettacolo è assicurato, anzi «ci sono match molto più divertenti di quelli che giochiamo noi» ha aggiunto Sinner. Da domani a domenica tornano a Roma, per la prima volta dopo cinque anni, gli “Internazionali BNL d’Italia” di wheelchair, durante il week end conclusivo del Masters 1000. Dopo le edizioni solo maschili prima della pandemia, quest’anno ci sarà un tabellone a 12 per il singolare maschile, a 8 per il singolare femminile, a 6 coppie per il doppio maschile e a 4 coppie per il doppio femminile. Al Foro Italico arriveranno tutti i migliori interpreti mondiali di questa disciplina: dalla campionessa olandese Diede de Groot (oro olimpico a Tokyo) al fenomenale Hewett e tutti i big ai vertici. Ci sarà anche il miglior azzurro del ranking, il sardo Luca Arca, numero 31 del mondo, reduce dalle vittorie a Spalato e Casablanca.
L’evento romano certifica la popolarità crescente anche in Italia di questo sport lanciato negli anni Settanta del secolo scorso negli Stati Uniti. Tutto nacque nel 1976 quando il diciottenne americano Brad Parks rimase paraplegico dopo un incidente in una gara di sci acrobatico. Durante la riabilitazione conobbe però Jeff Minnebraker, atleta disabile, che si era costruito una carrozzina speciale per poter giocare a tennis. Sono riconosciuti come i due inventori del wheelchair che dal 1988 è entrato nella International Tennis Federation e dal 1992 a Barcellona anche tra i Giochi Paralimpici. Un successo così travolgente che dal 2007 tutti i tornei del Grande Slam (i 4 tornei più importanti) si impegnano nell’organizzazione del relativo torneo di tennis in carrozzina. Rispetto ad altri sport paralimpici ci sono soltanto due categorie: “Open”, per atleti con disabilità solo agli arti inferiori, e “Quad”, per chi possiede anche un deficit agli arti superiori (con tornei in cui uomini e donne possono gareggiare insieme). In Italia il tennis in carrozzina è arrivato solo nel 1987 quando un gruppo di ragazzi paraplegici che giocava a ping-pong entrò in contatto con un italiano emigrato in Svizzera, il quale fece loro scoprire questo nuovo sport. Ma negli ultimi anni la diffusione è stata sorprendente come certificano i numeri della Federazione italiana tennis e padel (Fitp) di cui fa parte: l’Italia è oggi al terzo posto mondiale per organizzazione di eventi (dopo Francia e Turchia), con 52 tornei organizzati lo scorso anno, mentre quest’anno siamo già 64. Continua a salire anche il numero di praticanti: sono adesso 498 i tesserati di cui oltre la metà pratica attività agonistica nazionale e internazionale. L’anno scorso il nostro Paese era al secondo posto nel mondo per numero di giocatori presenti nella classifica mondiale (il primo è il Giappone).
Merito senz’altro dei grandi investimenti della Federazione che si avvale anche del contributo prezioso dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” coordinato dal direttore Michelangelo Dell’Edera: oltre ai tanti programmi e corsi per i maestri e i tecnici che intendono specializzarsi in questa disciplina, ha incluso nei programmi agonistici del settore tecnico nazionale i migliori giovani giocatori in carrozzina in tutti i raduni Cpa (Centri periferici di allenamento) che si svolgono nelle varie regioni. Un lavoro partito da lontano, come il progetto “Racchette in classe” che ha lanciato un giovane come Francesco Felici, umbro classe 2005, oggi numero 2 al mondo juniores. E si punterà sempre più in alto, come assicura Gianluca Vignali, responsabile del settore organizzativo nazionale wheelchair della Fitp: «Vogliamo dare la possibilità a tutti di giocare almeno un torneo ogni mese vicino casa. Grazie ai comitati regionali e alla piattaforma Tpra, con un portale esclusivamente dedicato, miriamo ad organizzare più di 100 tornei all’anno, superando anche i 500 giocatori coinvolti nel 2023». La Federazione intende valorizzare inoltre l’attività amatoriale dedicandosi anche ai giocatori in carrozzina non più giovanissimi per dar loro l’occasione di confrontarsi tra loro e con i normodotati. Sarà insomma sempre più facile ammirarli da vicino, constatando a quali vette può arrivare la forza di volontà dell’uomo nel superare ogni difficoltà. Un’esperienza quasi mistica vedendo con quanta positività affrontano le loro sfide quotidiane. È facile rimanerne sorpresi come i grandi della racchetta, perché non si finisce mai di imparare. Come disse Novak Djokovic dopo aver palleggiato in carrozzina: «Quando pensi di conoscere tutto del gioco, la vita ti offre prospettive differenti».