L’aiuto internazionale ai Paesi poveri non è un gioco, ma in fondo perché non metterlo in gioco, ad esempio lanciando una tombola su internet «appositamente creata» per l’Africa? Il progetto, previsto per il 2010, è stato annunciato giorni fa dal ministro francese per la cooperazione, Alain Joyandet. E non si può dire che sia passato inosservato, a giudicare dalla valanga di reazioni quasi tutte indignate che ha suscitato. Fra i primi ad intervenire il Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo (Ccfd), subito echeggiato da diverse Ong transalpine d’ispirazione cristiana. Il presidente Guy Aurenche ha denunciato «il rischio di far sprofondare nel ridicolo l’impegno morale e politico della Francia di fronte all’Africa ». Il Ccfd ha preso l’iniziativa di riunire una cordata di associazioni umanitarie per chiedere la soppressione di un progetto che «fa già molto male alla responsabilità civica della cooperazione e soprattutto alla pedagogia della solidarietà internazionale». Se dunque in tempi di crisi è legittimo cercare soluzioni «creative» per accrescere i fondi di certi ministeri, a tutto c’è un limite. Tanto più che le alternative eticamente accettabili sperimentate a livello internazionale non mancano. E del resto sarebbero anch’esse allo studio del governo francese. Fra gli esempi più citati dalle associazioni, c’è l’idea di ridurre i costi bancari delle rimesse dei migranti verso i rispettivi Paesi d’origine, ma anche una tassa sulle transazioni finanziarie e di cambio (simile a quella proposta fin dagli anni Settanta dal defunto Nobel americano per l’economia James Tobin), o ancora un contributo fisso sui biglietti ferroviari ed aerei internazionali. In tutti questi casi, sostengono le Ong, la dimensione morale e pedagogica dell’aiuto non viene meno come nel caso del «bingo» contestato. Inoltre, aggiunge il fronte umanitario, la proficua moltiplicazione di soluzioni di finanziamento «innovative» non dovrebbe trasformarsi in un alibi per non rispettare l’impegno preso da tutti i Paesi ricchi di devolvere lo 0,7% del Pil per la cooperazione. Un obiettivo che Paesi come Francia e Italia sono ben lontani dall’aver raggiunto. Più in generale, poi, la «falsa buona idea» del bingo sarebbe anche l’ennesima spia dell’atteggiamento tipico dei Paesi europei nei confronti della cooperazione internazionale, ancora troppo intriso del vecchio «paternalismo coloniale». In proposito, alcune recenti proposte dell’amministrazione americana hanno positivamente sorpreso le Ong europee perché impostate invece come «relazioni fra Paesi adulti». Accanto agli aiuti, Washington ha evocato in particolare lo sviluppo di scambi commerciali di nuovo genere con l’Africa, la facilitazione delle esportazioni africane e la questione della democrazia nel continente.