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I suoni delle Dolomiti. Concerti ad alta quota

Marcello Palmieri lunedì 30 giugno 2014
Son tornati I suoni delle Dolomiti. Domenica 29 giugno, a Madonna di Campiglio. Trentino Sviluppo aveva proposto come location il rifugio “Alberto e Maria ai Brentei”, ma la decisione finale l’ha presa il maltempo: tutti nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Nuova, ad ascoltare il violoncello di Mario Brunello (foto di Annarita Bonapace). E sarà ancora lui, il 28 agosto, a far scendere il sipario sulla rassegna all’alpeggio della Malga Costa (Valsugana, Val di Sella).

Tra i 2 concerti, alfa ed omega del festival, altri 29 eventi. Alcuni all’alba, per contemplare la luce che accende le guglie di pietra. Altri nel primo dopopranzo, studiati per assicurare una tranquilla discesa anche ai meno esperti. Meteo permettendo, tutto sarà molto semplice: ci si ritrova a valle, si sale in quota con le guide, ci si immerge nella natura cullati dalle 7 note. E attenzione. Ogni proposta ha il suo genere: dal barocco al contemporaneo, sicuro incontro per il gusto di ogni palato. Ma anche un minimo comune denominatore: l’esperienza di sedere (sull’erba, o su qualche masso) in alcuni tra i più suggestivi anfiteatri naturali dell’arco alpino, modellati nella roccia dall’impercettibile fluire dei millenni. E calcati nei prossimi 2 mesi dal talento di musicisti internazionali, che salgono per sentieri e rifugi insieme al loro strumento (niente elicotteri, tanto per intenderci).

Musica e montagna, dunque. Ma pure solidarietà e inclusione: la magia delle note dolomitiche regalerà 2 eventi anche ai disabili, che potranno partecipare sia all’ultima proposta (prenotandosi allo 0362.501999), sia al concerto di Arisa in programma il 26 agosto al rifugio "Fuciade" in Val di Fassa (telefonando al 347.5834644). Sul sito www.isuonidelledolomiti.it il programma completo e la logistica della rassegna, che abbraccia tutto il Trentino. Mario Brunello, proiettato da Castelfranco Veneto (Treviso) sui palchi di tutto il mondo, le montagne le ha nel cuore. E pure sotto casa. Forse è anche per questo che nei primi 20 anni di festival non ha saltato nemmeno un’edizione. “Come sono approdato ai Suoni? Mi hanno chiamato da subito, non so perché. Ma so per certo che è stato amore a prima vista”. Quando il violoncellista parla con Avvenire, il concerto inaugurale è appena terminato. Ci sono Antonio e Paola da Roma (“Eravamo pronti per salire, ma va bene anche qui”). E ci sono pure Marta e Marco da Milano, una giovane coppia con i piccoli Beatrice e Francesca di 6 e 3 anni. Un po' assonnati, ma silenziosissimi. A essere idealmente rappresentata, lì, è tutta l’Italia. Circa 250 persone, ma se il meteo non fosse intervenuto con la sua ingrata decisione il conteggio si sarebbe arricchito almeno di uno zero. Poco di male. La chiesa di Santa Maria Nuova, a Campiglio, qualche sembianza dolomitica la offre comunque. E’ un grande anfiteatro “anni Settanta”, dominato dalla solenne essenzialità di una grande parete in cemento armato. Niente luce artificiale, ieri, se non dietro il musicista. Solo un gioco di ombre e riflessi, condotto dalla plumbea arroganza delle nuvole che si affacciano ai finestroni del luogo sacro. E niente microfono: sì, tutto come in quota. Programma musicale compreso. E cioè due Suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach: la 3 (“Solare”, nelle parole del suo esecutore) e la 5 (“Profonda”). Nel mezzo, una Sonata di George Crumb, classe 1929, statunitense. Ma che c’entra con il genio barocco? C’entra eccome, secondo Brunello.

“Per me – spiega al pubblico -, la musica inizia con Bach. E quella di Bach è la musica di queste montagne. Allora, così come gli scalatori di tutto il mondo hanno azzardato la conquista delle sue cime, io ho voluto inserire oggi un compositore d’Oltreoceano”. Stessa filosofia per la scelta del bis: “La prima volta che ho ascoltato questa melodia armena – svela il musicista con le montagne nel cuore -, mi trovavo là in un monastero. Per me è stata una rivelazione: quella del silenzio, quella stessa che prova chi si avventura da solo per sentieri e pareti”. Da qui, la dedica: “A chi almeno una volta nella sua vita ha provato quest’esperienza”. Davanti a lui, in prima fila, c’è Jalla Detassis: la figlia di Bruno, grande “condottiero” del Brenta lungo i 97 anni della sua esistenza terminata nel 2008. Ma c’è pure l’85enne Cesare Maestri: il suo allievo, colui che ne raccolse l’eredità. Ora l’appuntamento è per i primi 3 giorni di luglio: lo stesso Brunello omaggerà in compagnia del Signum Saxophone Quartett i caduti della Prima Guerra Mondiale nel centenario del suo dramma. Lo farà giovedì 3, alle 15, nei pressi del rifugio Vincenzo Lancia sull’Alpe Pozza (monte Pasubio), meta di un tour che si snoderà da domani 1 tra le trincee del conflitto. L’auspicio è quello scherzosamente scandito ieri a Campiglio dalla direttrice artistica della kermesse, Chiara Bassetti: “Festival bagnato, festival fortunato”. Ma che il tempo non faccia più scherzi.