Agorà

La squadra azzurra. I ragazzi di Parigi, specchio dell’Italia

Alberto Caprotti martedì 23 luglio 2024

Il pugile Aziz Abbes Mouhiidine

Sono più giovani che in passato, molti hanno studiato, non pochi sono nati all’estero, per 219 di loro è la prima volta. L’Italia che va alle Olimpiadi di Parigi è fatta così: ambiziosa, consapevole della sua forza, più varia e dinamica di quella che forse si potrebbe immaginare. Ci va per vincere medaglie, ma anche per dire a noi stessi e al mondo chi siamo, come siamo fatti e cosa siamo diventati. E’ questo l’obiettivo più o meno dichiarato dei 403 atleti azzurri qualificati ai Giochi che iniziano venerdì, 209 uomini e 194 donne. Dunque, il primo segnale è rosa. Dimostra che sono sempre più brave, nonostante tutto e tutti. Mai state così tante in assoluto.

Il Coni porta ai Giochi 2024 una squadra adulta nelle prospettive di podio e sempre più fresca nella carta d’identità: 26 anni l’età media (a Tokyo 2020 era 27, e nelle tre Olimpiadi precedenti arrivava quasi a 27,5). Il nostro atleta più giovane è Carlos D’Ambrosio, staffettista nel nuoto stile libero, di Valdagno (Vicenza), che ha compiuto 17 anni da pochi mesi. L’eterno Giovanni Pellielo (54 anni) è il più anziano: a Parigi sparerà ancora nel tiro a volo, specialità trap, per l’ottava volta in un’Olimpiade, raggiungendo il record dei fratelli D’Inzeo (equitazione) e di Josefa Idem (canoa) che però a Los Angeles e a Seoul aveva gareggiato con la bandiera della Germania prima di farlo con quella italiana.

E’ una squadra di gente che corre, salta, lotta, nuota e si arrampica, ma che studia parecchio e volentieri. Sono 139 (il 34,5%) quelli che sono o sono stati iscritti ad un corso universitario, e molti i laureati. In Scienze Motorie, come Alessandro Miressi (nuoto), Ilaria Spirito (volley), Francesca Zunino (nuoto sincronizzato), Antonella Palmisano (marcia), Gregorio Paltrinieri (nuoto), ma anche in Economia e Commercio, come Simone Barontini (atletica); in Economia Aziendale come Filippo Ganna (ciclismo), o in Ingegneria Meccanica, come il canottiere Davide Mumolo. Sono queste le nuove generazioni dei ragazzi con le agende piene di impegni fin da quando erano bambini: il risultato di tante corse di mamme, papà e nonni tra palestre e piscine. Che non trascurano però i libri. E che un bel giorno, magari, arrivano comunque a disputare un’Olimpiade.

E’ una realtà culturale e sociale molto cambiata negli ultimi anni, la fotografia delll’Italia che approda ai Giochi. Basti pensare che su 403 azzurri, 36 sono nati all’estero. Si tratta non solo di “annessioni” geografiche, causa matrimonio. Ma soprattutto di tante naturalizzazioni, anche freschissime come quella di Andy Diaz, triplista, nato a L’Avana e italiano dal febbraio 2023. Quattro anni fa a Tokyo doveva saltare per Cuba, ma un infortunio lo escluse all’ultimo momento: ora è al suo vero debutto olimpico, ma con la maglia azzurra.

Se sta cambiando il rapporto anagrafico tra l’Italia e il resto del mondo, si affievoliscono le differenze tra Italia e Italia: il Centro-Sud continua ad essere meno rappresentato del Nord a livello di atleti olimpici. Ma la provincia con più atleti rispetto alla popolazione è Oristano, con Lorenzo Patta (atletica), Stefano Massidda (sollevamento pesi), Stefano Oppo (canottaggio) e Alessia Orro (volley). E se il Molise non ha rappresentanti a Parigi, anche la Valle d’Aosta è a zero. Più di 70 (il 18%) gli azzurri lombardi, ma la seconda regione è il Lazio (43), davanti a Toscana (38), Veneto (32), Emilia Romagna e Piemonte (28); solo due gli abruzzesi e quelli nati in Basilicata.

L’Italia gareggerà in ben 34 discipline (altro record, a Tokyo erano 32), e ogni federazione di sport individuali avrà almeno un atleta in ogni competizione. Foltissima la pattuglia presente nell’atletica: gli azzurri qualificati sono addirittura 82, mentre saremo rappresentati da un solo partecipante nel surf (Leonardo Fioravanti), badmington (Giovanni Toti) e nella novità breaking (Antilai Sandrini).

Mai così tanti ai Giochi, ma purtroppo mai così pochi negli sport di squadra. A Parigi ci presentiamo con solo due discipline di gruppo, volley e pallanuoto, entrambe con le rappresentative maschile e femminile, anche se entrambe con forti chance di medaglia. Vent’anni fa, ad Atene, di nazionali ne avevamo il doppio: c’era il calcio, che conquistò il bronzo con Pirlo e De Rossi, terza e ultima medaglia della sua avventura a cinque cerchi interrotta nel 2008. E c’era il basket (argento), che si era qualificato anche a Tokyo 2020, con ben due team. C’era una volta, appunto: oggi nello sport azzurro spiccano le individualità, ed è sempre più complicato fare squadra. Specchio del nostro Paese, dove sta calando la voglia di socializzare e ci si divide anche all’interno delle stesse organizzazioni. E’ un paradosso: meno team azzurri nell’anno della partecipazione record di atleti.

Cambiano i tempi, anche nello sport: una volta a individuare la forza di una nazione era l’unione, adesso sono i numeri. A parlare, saranno però come sempre i risultati. L’Italia ha il compito di confermare, e possibilmente superare, il record delle 40 medaglie dell’ultima Olimpiade. L’algoritmo più recente di Gracenote Sport Virtual Medal Table di Nielsen, società americana di analisi, prevede per noi 46 podi in 20 discipline diverse (11 ori, 20 argenti, 15 bronzi), con 14 medaglie complessive solo da nuoto e scherma. Il pronostico per l’oro premia Irma Testa e Aziz Abbes Mouhiidine (pugilato); Giovanni De Gennaro (canoa slalom); Tommaso Marini, Alice Volpi e il fioretto donne a squadre nella scherma; Elena Micheli (pentathlon), Thomas Ceccon (nuoto), Vito Dell’Aquila (taekwondo); Ruggero Tita e Caterina Banti (vela) e il volley donne. Ma il tennis, con Sinner e la Paolini, reclama favoriti azzurri, impossibili da tralasciare. Perché l’Italia è cambiata, lo sport ha ribaltato le gerarchie. E lo ha fatto molto in fretta. Ora è il momento di dimostrarlo anche sotto i cinque cerchi.