Televisione. I Papi si moltiplicano in tv. Moda o ricerca sulla fede?
I Papi sono due, anzi quattro, a bene vedere addirittura cinque. Ed hanno i volti di Jude Law e John Malkovich per The New Pope di Paolo Sorrentino per Sky, di Jonathan Pryce e Anthony Hopkins nel ruolo di Bergoglio e Ratzinger per I due Papi di Netflix. E poi c’è il vero Francesco nella biografia Il nostro Papa con Iago Garcia. C’è da perdere il conto di questi tempi di tv pre e post natalizia. Perché non c’è nulla da fare: l’effetto Bergoglio si fa sentire dal punto di vista mediatico e anche le potenti piattaforme televisive, sull’onda dell’affetto popolare nei suoi confronti e della forza della sua azione per il rinnovamento della Chiesa, hanno fiutato la tendenza da tempo.
Ma si tratta di una moda o di una serio tentativo di approfondire i temi della fede? Certo, dai tempi dei polpettoni di Dan Brown il Vaticano è diventato un “genere” cinematografico noir, tra presunti misteri e oscuri intrighi. Ora, invece, gli stessi produttori si rendono conto che è irrealistico insistere nel dipingere un Vaticano solo in negativo, quando la Chiesa sta dando sempre di più prova di apertura, trasparenza e coraggio. Il regista partenopeo, quindi, per raccontare i suoi Papi ha scelto la via dell’iperbole, giocando astutamente sui chiaroscuri, sin dal suo The Young Pope, ideato e diretto per Sky, nel 2016.
Ed era riuscito a spiazzare (e a vendere in ben 140 Paesi il suo prodotto) con una serie provocatoria, fra splendide immagini, eccessi visivi e contenuti improbabili, dove, però, il nucleo erano i dubbi e le certezze di fede dell’intransigente, ma sincero papa Pio XIII. Fare il bis, terminato l’effetto sorpresa della prima serie, non era facile. Il regista, stavolta, quindi ha deciso di giocare la carta dei due Papi, ispirandosi alla compresenza nella realtà del papa emerito Benedetto XVI e di papa Francesco. Cosa di meglio che “risuscitare” il suo “Papa bello” Danny Belardo/Jude Law, lasciato in coma nella scorsa serie, ed affiancargli un mostro di bravura come John Malkovich che diventerà il nuovo papa Giovanni Paolo III? The New Pope, appunto, su Sky Atlantic e Now Tv dal 10 gennaio.
Sir John Brannox si presenta come un cardinale depresso, un ricco dandy con gli occhi bistrati di rimmel, e poi diventerà il nuovo (anzi il doppio) Papa mentre Pio XIII lotta tra la vita e la morte e l’odore di santità. Nelle due puntate viste in anteprima, non mancano momenti di spessore: mentre il papa di Malkovich, eletto per le sue capacità di mediazione, si interroga sulle proprie fragilità quello più energico di Jude Law si troverà ad affrontare il mistero del miracolo. Entrerà poi l’attualità: integralismo, terrorismo e immigrazione.
Per il resto, però, quella di The New Pope si conferma una furba e ben confezionata operazione che usa il brand Vaticano per la sua eco internazionale: il regista non fa che ripetersi nel giochino di mescolare sacro e profano, riflessioni spirituali e irriverenti immagini erotiche, con tanto di sigla ammiccante che vede Jude Law, aitante Papa in mutande che passeggia sulla spiaggia fra bellocce svenevoli. Anche se un giudizio globale si potrà dare solo alla fine della serie. Successo in tutto il mondo ha avuto, anche I due Papi, dallo scorso 20 dicembre disponibile su Netflix che lo ha prodotto.
Ambedue candidati agli scorsi Golden Globes per la loro straordinaria interpretazione Anthony Hopkins nei panni di un Benedetto XVI burbero e (apparentemente) conservatore, e Jonathan Pryce, un simpatico e innovatore Bergoglio. Un film appassionante, capace di fare riflettere sul ruolo della Chiesa nel mondo di oggi fra commozione e sorriso. Una vicenda di fantasia dove il regista brasiliano Fernando Meireilles mette in scena un immaginario dialogo fra i due, pochi mesi prima della storica rinuncia al pontificato di Benedetto XVI nel febbraio 2013 e la successiva elezione di papa Francesco.
Al dialogo, si intersecano flash back che raccontano la vita e il sacerdozio di Bergoglio in Argentina. Certo, non mancano semplificazioni e “licenze poetiche”, ma il film ben evidenzia la reale e proficua amicizia fra il Papa emerito e il Papa regnante. Anche se il vero Papa è solo il quinto. Quello raccontato dal bel film documentario Il nostro Papa, tratto dall’omonimo libro di Tiziana Lupi che cura la regia con Marco Spagnoli. Il film intreccia immagini storiche, interviste, memorie pubbliche e private dl percorso e del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
A fare da Cicerone in questo appassionante viaggio fra Italia e Argentina, l’attore spagnolo Iago Garcia. Ripercorrere passo passo la storia della famiglia Bergoglio a partire dalla sua emigrazione in Argentina, ci aiuta a sentire ancor più concreto e vicino il “nostro” Papa e il suo ministero.