Una tv che punta sullo spettatore della tv. Può sembrare un controsenso, ma è così. Nel vedere il ritorno de
I migliori anni, la settima volta in un decennio, si ha l’impressione che tutto sia rivolto a chi sul divano di casa c’è seduto da tempo. Forse c’è pure invecchiato e allora si consola nel vedere le pance, i capelli bianchi o le pelate dei cantanti della prima seconda metà del secolo scorso. A proposito, ma se i componenti di grandi band come I Camaleonti accettassero un look un po’ più adeguato all’età non sarebbe meglio? Nulla toglierebbe alla loro bravura e alla bellezza delle loro canzoni. I migliori anni della vita si possono ricordare e cantare, ma fisicamente non ritornano. Il giovanilismo esasperato ha poco senso. A parte questo, il programma di Carlo Conti (il venerdì su Rai 1 per cinque prime serate) può essere anche piacevole a patto che in questa settima edizione si trovino un giusto ruolo, un abbigliamento e un trucco per Anna Tatangelo (conduttrice o valletta leggente il gobbo, almeno finché funziona?), personaggi più divertenti per il comico imitatore Ubaldo Pantani (buona solo l’imitazione di Roberto D’Agostino, arrivata però troppo tardi, insostenibili quelle di Paolo Limiti e di Flavio Insinna), interviste un po’ più spontanee che non quella al vecchio Roger Moore e una durata complessiva più contenuta. È inutile tirarla per le lunghe nel tentativo di marcare stretto Paolo Bonolis e il suo
Ciao Darwin in contemporanea su Canale 5. Purtroppo per il bravo Carlo Conti, la cui professionalità e il cui attaccamento all’azienda non vengono mai meno, il discutibilissimo programma concorrente la spunterà ancora come l’ha spuntata venerdì scorso con un ascolto medio di oltre cinque milioni e mezzo di telespettatori e uno share vicino al ventinove per cento. Mentre
I migliori anni si è fermato a uno share poco sopra il venti con quattro milioni e quattrocentomila telespettatori. Segno anche questo dell’impossibilità di intercettare pubblico nuovo con una tv essenzialmente per vecchi nonostante partenze con il botto come l’altra sera con Renato Zero e poi ospiti di richiamo come Gli Stadio vincitori dell’ultimo Sanremo. C’è semmai da interrogarsi sul perché
Ciao Darwin i giovani (stando almeno al successo sui social network) li intercetti davvero. Eppure non merita proprio nulla.
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