Il futuro del cinema sarà in 3D. Ne sono convinti alcuni talenti di Hollywood: da Tim Burton a Steven Spielberg. Il cinema tridimensionale suscitò un forte interesse già diversi anni fa. Chi sfoglia vecchie riviste troverà immagini del pubblico che, munito di occhiali di cartone, fissa lo schermo. All’ingresso delle sale (ancora non moltissime) che si sono attrezzate alla rinascente tecnologia e che proiettano da oggi Viaggio al centro della Terra, consegnano degli occhiali in celluloide che consentono di vedere uomini e ambienti come gli spettatori fossero finiti in un circo equestre all’americana. Il sistema in 3D rende affascinanti i film avventurosi, specie se proiettano attori in abiti moderni in territori insoliti, lontanissimi, che scrittori come l’ottocentesco Giulio Verne amavano immaginare, luoghi fantastici dove ancora esistono i dinosauri. E proprio un dinosauro si impadronisce di una sequenza del film diretto da uno specialista di effetti speciali, Eric Brevig. Lo vediamo che insegue due degli eroi di Viaggio al centro della Terra e che sta avendo la meglio sul professore universitario Trevor Anderson, Brandan Fraser che è il protagonista oltre che il produttore esecutivo del film, accanto al nipote Sean ( Jos Hutcherson) e l’impavida guida Hannah (Anita Briem). Ma, testone com’è, finisce in un precipizio dal quale risale invece, sia pure a fatica, il nostro bravo insegnante. Il professor Anderson avuto in consegna il nipote e uno scatolone appartenente al fratello, perito in una missione in Islanda e vi ha trovato un’edizione del libro di Verne con annotazioni del congiunto, uno scienziato. Detto e fatto. Con il nipote prende l’aereo per l’Islanda e qui conosce una guida, appunto Hannah, che anche lei possiede una vecchia edizione del romanzo verniano annotato dal padre defunto. I tre salgono verso la cima di un vulcano. Una tempesta li sorprende e fuggono in una grotta subito ricoperta di terriccio. Che fare? Scendere verso il centro della Terra approfittando di binari su cui corrono dei carrelli (come in un film di Indiana Jones). Il 3D consente al regista di riprendere dei paesaggi simili eppure diversissimi dai terrestri. Vi trovi precipizi e giardini pietrificati e laghi e torrenti. E soprattutto animali mai visti come certi pesci dai denti dei piranha, vongole voracissime, piante carnivore oltre al già ricordato dinosauro. I tre eroi fanno di necessità virtù. Ecco che costruito uno zatterone e un paracadute gigante salgono in alto. Ecco il bravo Sean che si sposta da un macigno a un altro, macigni che volano mentre, di sotto, scorre un torrente, e uno dei massi su cui è attaccato il ragazzo ruota intorno a se stesso. Il tutto tra la commedia e le trova- te da film del brivido che il 3D rende eccitanti. L’attuale 'remake' di un film realizzato nel 1959 si conclude niente di meno che sul Vesuvio. Un teschio volante viene vomitato dal vulcano con a bordo i suoi tre eroi. Un contadino si lamenta perché gli hanno rovinato la vigna. Ma il giovane Sean lo placa regalandogli un grosso diamante recuperato durante la spedizione al centro della Terra. Ma il vero diamante stavolta sembra averlo trovato Hollywood: questa pellicola, costata 'solo' 60 milioni di dollari grazie al fascino del 3D ne ha già incassati solo in America oltre 200. Con una tecnologia, oltretutto, al momento non piratabile. I protagonisti di «Viaggio al centro della terra», film tridimensionale campione d’incassi in America