Mi piace confrontare Higuain a Angelillo piuttosto che a Nordhal - titolare del record più ad hoc - perché Gonzalo “El Pipita” ha diritto secondo me - di entrare a far parte del famoso complesso
Gli angeli dalla faccia sporca trionfante in Italia fra i Cinquanta e i Sessanta, stagione di Beatles e Rolling Stones: Antonio Valentin lo ha già benedetto, assicurandomi mesi fa che avrebbe realizzato quei 33 gol del suo record imbattuto dal ’59; Humberto Maschio lo accoglierebbe a braccia aperte, come un vecchio zio che vede il nipotino seguire le sue tracce; Omar Sivori avrebbe naturalmente a che ridire: «Tu con los angeles da la cara sucia? Svegliati ragazzo, fatti più cattivo. Come noi». In realtà il cattivo era lui che aveva contagiato i due compari facendo sfracelli di gol e malandrinate nel “Sudamericano” e in Argentina prima di approdare nel Bel Paese, e farsi italiani e giocare addirittura in Nazionale. Senza fortuna. Il nome del complesso, poco tango e molto rock, in realtà l’avevano preso da un film di cattivoni - James Cagney e Humphrey Bogart - e ci marciavano. Higuain non è per nulla cattivo: salvo quella volta a Udine con l’arbitro Irrati (uno con il nome da
cangaceiro, per forza doveva finire malamente) il Pipita è di molti sorrisi, soprattutto quando segna, soprattutto da quando se n’è andato Benitez che non lo capiva (ma tante cose non capiva, don Rafa, e ora, cacciato dal Real, sta retrocedendo con il Newcastle); e ride, Gonzalo, perchè il suo essere bomber non è drammatico, sconvolgente, teatrale: quando segna è talmente rapido, chirurgico, che bisogna chiedergli il replay per godersi appieno il suo gol. O i suoi “quasi gol”: domenica, contro il Toro, a un certo punto Hamsik da sinistra gli ha scodellato un pallone e lui già l’aveva sulla punta del piede, già lo colpiva perfettamente, al volo, e peccato che quella volta Padelli fosse lì, sennò avremmo urlato. Niente gol, un bel sorriso consolatorio, come dire «Che cosa vi siete persi!». Cosí il calcio torna a esser bello, fascinoso anzi, rasserenante, come quando vedi un altro bomber, un altro angelo dalla faccia pulita, Luca Toni, fare il giro del Bentegodi per salutare la sua metà di Verona che torna in B, annunciandole il ritiro: integro, bella faccia da Cinecittà, soddisfatto, goleador europeo, campione del mondo, il ragazzo di Pavullo - vicino di casa di Vasco Rossi da Zoccaha concluso la sua stagione sbaragliando i tritacaviglie e i ginnasiarchi, affermando, per farci felici, che il calcio è anche un gioco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Luca Toni, 38 anni
la barba al palo