Elzeviro. Haydn, l’inno che interpreta i tedeschi
La melodia “Poco adagio. Cantabile” del quartetto opera 76 di Franz Joseph Haydn, è una delle più serene che conosca. Non riesco a smettere di riascoltarla nelle tante versioni disponibili in YouTube. È con questo quartetto che la Deutschlandfunk, la radio tedesca, mi ha svegliato all’alba del 3 ottobre, festa nazionale per il “Giorno dell’unità tedesca”.Sono a Vienna, a due passi da dove Haydn scrisse la melodia 220 anni fa, e mi chiedo: come hanno potuto queste note celebrare per un decennio trionfi guerrieri nutriti di decine di milioni di cadaveri? Già perché il quartetto accompagna ininterrottamente dal 1922 il testo dell’inno nazionale tedesco”Das Lied der Deutschen” (La canzone dei tedeschi). «Questa lirica – scrisse Jost Hermand nel 1979 – ha non solo un’intenzione, ma anche una ricezione. E questa è chiaramente negativa. Dal 1914 è stata talmente caricata e esaltata con significati sbagliati, che le sue origini sono diventate sempre meno importanti». Il germanista si riferiva probabilmente alle parole. E le note? Si può argomentare verbalmente contro le parole. Ma si può argomentare musicalmente contro le note: o meglio, contro la loro percezione storica? Ci provò Karlheinz Stockhausen con la composizione Hymnen del 1966-1967, in cui la dolce melodia di Haydn è storpiata da un disco che balbetta, ed è sputacchiata come da una mitraglia. Eppure neanche un tale sfregio riesce a distogliermi dall’ascoltare numerose volte – proprio il 3 ottobre – queste note così pure. Può una musica implicare una percezione assoluta, direttamente dall’ultraumano, come forse pensava Pitagora, e come pensa chi dà una risposta metafisica all’eterna questione Warum ist Musik so schön? (perché la musica è così bella?). Dalla fine del ’700 la melodia del “Poco adagio. Cantabile” di Haydn musicò più di sessata testi. Haydn le fu così affezionato da suonarla ogni giorno al pianoforte. La prese da una canzone d’amore croata, e la usò in un’opera, una messa e un concerto. Le sue note echeggiavano anche in Telemann e Mozart. Insomma, prima del ’900 le note di questo “Poco adagio. Cantabile” dilagavano in Europa quasi nell’aria. Dal 1941 dilagarono in Europa nel solco dei carri armati e delle bombe del Terzo Reich.
E, ascoltandole, mi chiedo come ciò fu possibile. Nel 1797 Haydn approntò la melodia per il Kaiserlied, un regalo di compleanno all’Imperatore: «Dio conservi l’imperatore Francesco, il nostro buon imperatore Francesco». Inno imperiale in Austria, quella musica divenne canzone popolare nella Germania prerivoluzionaria. Nel 1841 August Heinrich Hoffmann von Fallerleben, docente germanista, patriota, autore di canzoni per bambini e per escursionisti, la prese tale e quale per musicare la sua canzone Das Lied der Deutschen(La canzone dei tedeschi. Nota bene: “dei tedeschi”, non “della Germania”).
Hoffman l’aveva concepita come canto patriottico di libagione (Trinklied), in cui vantava, nella seconda di tre strofe, anche le donne, il vino e il cantare dei tedeschi. Nel 1922 tutte e tre le strofe divennero inno nazionale tedesco, proclamato dal presidente della Repubblica di Weimar, il socialdemocratico Friedrich Ebert. Nel 1841 la prima strofa di Hoffmann «Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt» (Germania, Germania sopra a tutto, sopra a tutto nel mondo) esprimeva un anelito risorgimentale, teso all’unificazione dei popoli di lingua tedesca, allora divisi in una quarantina di principati. Fu l’unica strofa adottata come inno dalla Germania nazista, che l’interpretò come istigazione a dominare il mondo.
La terza strofa «Einigkeit und Recht und Freiheit, für das deutsche Vaterland!» (Unità, diritto e libertà, per la patria tedesca!) è stata invece l’unica adottata come inno dalla Germania occidentale nel 1952 e dalla Germania unificata dal 1990. Ma occorre sapere tutto questo? E si può desiderare di non saperlo? In una mattina di primo autunno sono le note – non le parole – che non riescono a uscire dalle mie orecchie. «Poco Adagio. Cantabile», una melodia-teflon, buona per tutte le stagioni? Da cosa dipende la sua fortuna intangibile? Dalla forza della musica? O dalla debolezza degli uomini? Cerco ancora una risposta.