Agorà

Motociclismo. Travolto in bici, Hayden è morto dopo 5 giorni di agonia

R.A. lunedì 22 maggio 2017

Hayden (Ansa)

Dopo 6 giorni di agonia è morto Nicky Hayden, il motociclista americano ferito mercoledì scorso in un incidente nel Riminese mentre pedalava in sella alla sua bicicletta. Il 36enne campione del mondo della MotoGp nel 2016 aveva subito un gravissimo trauma cranico ed era ricoverato nel Reparto di rianimazione dell'ospedale Bufalini di Cesena.

Al vaglio della Procura di Rimini un video che mostra la dinamica dell'incidente ripreso da una telecamera di sorveglianza di un'abitazione nei pressi del luogo dell'impatto. Dal video emerge che Hayden, percorrendo in sella alla bici una strada secondaria, arrivato all'incrocio, non si è fermato allo stop. Proprio in quel momento è avvenuto lo scontro violento con la vettura proveniente dalla strada principale. L'impatto è stato molto forte e l'ex campione di Moto Gp ha riportato un grave politrauma con conseguente gravissimo danno cerebrale. La Procura di Rimini ha disposto una consulenza tecnica per accertare la velocità dell'auto e per capire se il guidatore abbia o meno rispettato i limiti previsti dal codice della strada.

L'incidente stradale nella zona di Misano

Hayden e un gruppo di ciclisti stavano pedalando quando, intorno alle 14 di mercoledì 17 maggio, è stato centrato in pieno da una Renault. Il pilota del Team Honda World Superbike, dopo essere finito sul cofano della vettura, ha sfondato il parabrezza per poi cadere sull'asfalto. Hayden è stato trasferito con il codice di massima gravità all'Infermi di Rimini a causa di un grave politrauma toracico e cranico. Dopo esser stato stabilizzato, è stato trasferito al centro grandi traumi di Cesena.

La dinamica dell'incidente ricorda da vicino quella che è costata la vita al ciclista Michele Scarponi, lo scorso 22 aprile, sempre su una strada adriatica (allora era Filottrano, nelle Marche): in quel caso l'atleta era stato travolto da un furgoncino e aveva perso la vita nell'impatto.


L'ipotesi di accusa è omicidio stradale

Dopo il decesso di Nicky Hayden il pm di Rimini Paolo Gengarelli modificherà - come prassi - l'ipotesi di accusa a carico dell'automobilista di 30 anni rimasto coinvolto nell'incidente da lesioni stradali a omicidio stradale. Un fatto automatico quando una persona coinvolta in un incidente stradale muore a distanza di giorni dal sinistro.


Un campione dal Kentucky al podio

Nato vicino a Owensboro, nel Kentucky, proveniente da una famiglia di motociclisti, Hayden è stato il pilota più giovane a vincere nel campionato US AMA Superbike all'età di 22 anni. Entrò nel Campionato del Mondo MotoGP™ nel 2003 con il numero di gara 69, quello del padre, dividendo il box Honda ufficiale con Valentino Rossi. Alla sua prima stagione nella classe regina salì sul podio in due occasioni terminando il campionato in quinta posizione generale. Stessi podi nel 2004, mentre l'anno seguente entrò sei volte nelle posizioni che contano vincendo la sua prima gara a Laguna Seca. Una conferma alla quale seguì il suo anno di grazia. Nel 2006 Hayden si impose in due gare, ad Assen e ancora sulla pista americana, ma grazie alle sue dieci finiture a podio si laureò Campione del Mondo MotoGP ai danni dell'ex compagno di box.



Hayden è l'ultimo campione del mondo della cilindrata 990cc prima che, nel 2007, la categoria regina scese a 800cc. Nel 2009 diventò pilota Ducati conquistando tre podi in cinque stagioni restando sulla moto italiana fino al 2013. Un'esperienza che rimase nel cuore dei ducatisti non tanto per i buoni risultati ma quanto per l'attitudine aperta e sincera, famigliare e della grande passione e determinazione come l'intero progetto Ducati. L'anno seguente tornò in sella a una Honda con il team Drive M7 e lì rimase per due stagioni. A fine 2015 il suo passaggio in World Superbike sempre sulla moto di Tokyo con i colori del team ufficiale Red Bull.

A settembre dell'anno dopo l'annuncio del suo ritorno nella classe regina. Il pilota americano ha così vestito i colori del team Estrella Galicia 0,0 Marc VDS al posto dell'infortunato Jack Miller nel GP d'Aragona bissando poi la sua esperienza nella massima cilindrata nel secondo appuntamento del triplete asiatico, il GP d'Australia, in sostituzione dell'infortunato Dani Pedrosa in quello che è stato un emozionate ritorno in sella alla moto con il quale vinse il titolo.