Qiqajon. L'editoria cattolica si lasci davvero sfidare da Gesù
Ogni editore desidera diffondere cultura proponendo pensieri e parole che contribuiscano a edificare la società in cui opera secondo istanze che considera importanti. Questo paziente lavoro di portatore di senso si nutre di una dinamica incessante tra ascolto di quanto pulsa al cuore della società, esigenze del mercato di riferimento, ricerca di sostenibilità economica e desiderio di incidere sul bene comune. Per un editore che si voglia collocare nel settore specializzato della religione – a prescindere da eventuali appartenenze confessionali – questa condizione basilare si arricchisce di ulteriori interrogativi: a quale Chiesa si vuole dare voce, quale tipo di comunità credente si desidera alimentare, quale dialogo si vuole promuovere con le altre comunità di fede e con la società civile? In quest’ottica, l’editoria religiosa in Italia – in primis quella cattolica – si trova oggi confrontata con una esculturazione del cristianesimo che caratterizza quel “cambiamento d’epoca” evidenziato da papa Francesco. Così come per la pastorale, anche nell’editoria ci troviamo in un tempo e una condizione “sospesi”: strutture, istituzioni, istanze, associazioni, “luoghi” fino a qualche decennio fa ancora rappresentativi e funzionali a un mondo culturale e religioso oggi si assottigliano e non paiono più in grado di garantire con efficacia la trasmissione di determinati contenuti. Nuove vie, strutture e modalità di tradurre il messaggio evangelico in un linguaggio comprensibile dagli uomini e le donne del nostro tempo non sono ancora sufficientemente collaudate, mentre quelle precedenti non funzionano più a dovere, anche a causa della loro stessa mole pesantemente inadeguata a seguire dinamiche più snelle. Inoltre la storica assenza, tipicamente italiana, di luoghi naturalmente predisposti al dialogo religioso, come le facoltà di teologia nelle Università statali, priva gli operatori del settore di uno spazio privilegiato di ricerca e di incontro.
Forse allora si tratta di prendere atto di questi mutamenti, di imparare a leggerli e farne tesoro. La curva demografica, la diminuzione dei fedeli praticanti, i fenomeni migratori anche in seno al continente europeo, la crescita della varietà di culture e appartenenze religiose e la loro diffusione e consistenza numerica richiedono all’editoria religiosa un approccio sempre più ecumenico e interreligioso da un lato e, dall’altro, in dialogo con una cultura sempre più secolarizzata. Anche i canali comunicativi da utilizzare non potranno più essere solo quelli propri di una lunga stagione ormai tramontata, anche se quelli che si intravedono non sono ancora in grado di fornire certezze in un mercato sempre più difficile da decifrare.
Questo approccio rinnovato potrebbe avere due linee guida, solo apparentemente contrapposte, in realtà profondamente complementari. Innanzitutto la valorizzazione del patrimonio della tradizione cristiana: dalla Bibbia come grande codice della civiltà occidentale arricchito della sapienza ebraica, alla patristica e la spiritualità e la teologia medievali che hanno contribuito ad alcuni aspetti fondamentali del diritto e della cultura europei, fino alle novità interpretative e pastorali del concilio Vaticano II. In secondo luogo la valorizzazione delle esperienze e delle riflessioni provenienti dalle altre Chiese cristiane, a cominciare da quelle che si trovano da secoli in condizioni di minoranza e quelle di più recente fondazione, che stanno vivendo un’emancipazione, sovente dolorosa, rispetto all’intreccio di missione e colonizzazione occidentale che ha caratterizzato la loro nascita. Saper conservare l’essenziale del messaggio evangelico e incarnarlo in realtà e situazioni di marginalità, in pieno clima di cancel culture è sfida che può solo irrobustire una fede sempre tentata dall’omologazione alla cultura dominante. “ Vasto programma”, si potrebbe dire, al di fuori della portata di un’editoria minacciata di riduzione a “riserva protetta” e ancor più di un singolo editore: eppure è la sfida del Vangelo e della sua corsa nell’oggi della storia. Una sfida che, se accettata e vissuta con realismo e profezia, può incontrare insospettati ascolto e disponibilità al dialogo e conoscere così una nuova fecondità. Se nel nostro Paese la pastorale della Chiesa e la comunicazione religiosa si trovano in mezzo al guado tra un “non più” e un “non ancora”, la risposta che l’editoria cattolica può fornire è quella di farsi traghettatrice in questo cambiamento d’epoca.
*Monaco di Bose, Edizioni Qiqajon