E pensare che pure il premier Matteo Renzi è rimasto affascinato dalla cornice del GP d’Italia, quando sullo schieramento di partenza si è fatto scappare un complimento: “È uno spettacolo unico e stupendo, una cornice fantastica” e poi a guardare le monoposto in griglia. La sua presenza dovrebbe sbloccare le trattative relative al rinnovo del contratto, ma resta lo scoglio di 125 milioni di euro per 5 anni e le relative garanzie economiche che non ci sono, che il governo non può mettere in campo e che imprenditori privati non vogliono tirar fuori. Per cui accordo sì, ma in teoria. E poi la pratica di una Mercedes che domina anche se a fatica. Hamilton ha vinto senza problemi, o quasi, Rosberg è andato a fuoco a tre giri dalla fine con un motore stanco e che aveva 7 gare sul groppone. Il resto è stata noia, con il colpo al cuore di Raikkonen al via fermo per aver sbagliato la partenza. Monza si chiude qui, solo con le polemiche del dopo gara su una gomma sgonfia per Hamilton oltre il limite indicato (appena 0,02 bar di differenza) con un Lauda che minaccia denunce in caso di squalifica e alla fine la decisione dei commissari: infrazione c’è stata, la gomma era più sgonfia, ma la procedura è stata rispettata nei tempi e nei modi e mancando una norma che stabilisce le sanzioni, si decide di non decidere. Ed è stato un bene perché Hamilton la vittoria l’ha meritata, ha tirato al limite, non ha sbagliato nulla ed è stato superiore a Vettel e alla Ferrari. Punto, il resto non conta. E qua ora forse è il caso di aprire un altro capitolo doloroso: il tifo. Negli stadi gli insulti e i cori razzisti sono diventati quasi la norma, ora la F.1 sta seguendo questo pericoloso andazzo. Mentre Hamilton veniva premiato sul podio, tifosi con bandiere di vario colore e varia foggia hanno cominciato a fischiare e a insultarlo, qualcuno facendo il verso della scimmia. La TV inglese, presente con la BBC e Sky Sport ha subito sottolineato la mancanza di sportività degli italiani, diciamo così, ma resta il fatto grave che in uno sport dove si rischia la vita e dove un essere umano può farsi male (per libera scelta, ma sempre di scelta rispettabile si tratta) manca il rispetto per chi mette in gioco se stesso. E a Monza la generazione internet, quella degli insulti facili, quella razzista o semplicemente ignorante, ha gettato discredito a una gara che al via, con tantissima gente in tribuna e con le frecce tricolori a volo radente sull’autodromo, avevano segnato una splendida giornata di sport. Ha vinto il migliore, la Ferrari si è difesa, ma l’educazione evidentemente non abita più in un autodromo, luogo che era sempre stato esonerato da certe cose.