Editoria. Golubovich, inediti di Terra Santa
Se il ritorno della Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell’Oriente francescano, collana nata nel 1906 e giunta all’epilogo quasi cinquant’anni dopo, miniera di documentazione sul Vicino Oriente cristiano, è una notizia rilevante per gli studiosi (che vi troveranno segnalazioni di fonti archivistiche inedite), la monografia che ne riprende il progetto ci riconsegna tante vicende legate alla storia del cattolicesimo latino e delle missioni francescane. Dedicato all’attività (soprattutto scientifica), al diario (purtroppo mutilo), alle lettere e ad altri documenti dell’archivio di padre Girolamo Golubovich (fondatore della stessa collana, oltre che dell’Archivum Franciscanum Historicum), il nuovo tomo pubblicato da Paolo Pieraccini offre più d’una opportunità. Quella di conoscere questo «gigante della palestinologia moderna» (la definizione è dell’indimenticabile padre Michele Piccirillo), il suo rigore metodologico rispetto alle serie già esistenti, ma pure quella di approfondire le dinamiche, i contesti, le strategie della Chiesa di Roma nei Luoghi Santi, i rapporti tra Stato italiano, ambienti ecclesiastici e legazioni straniere, e tanti altri temi: dalla questione francescana a quella sionista, passando attraverso il modernismo.
Opportunità che cogliamo seguendo in queste pagine le tracce dell’impegno pastorale, culturale, educativo e assistenziale di due istituzioni fondamentali: il Patriarcato latino di Gerusalemme e la Custodia francescana di Terra Santa.
Golubovich. Nato nel 1865 da genitori ragusei dalmati, allora per lavoro a Costantinopoli, in un ambiente cosmopolita, si reca, adolescente, con la madre in Terrasanta dove poi fu accolto nel seminario francescano di Ain Karim e nel noviziato di Nazaret col nome di battesimo, Antonio, cambiato in Girolamo. Dopo gli studi di filosofia a Betlemme e di teologia a Gerusalemme, nel 1888 viene ordinato sacerdote al Cairo, ma celebra la sua prima messa solenne nel convento del Santo Salvatore di Gerusalemme, dove, subito, viene incaricato di riordinare la biblioteca. I superiori lo inviano poi a Cipro, ad Aleppo, quindi ad Alessandria e Porto Said in Egitto, e di nuovo a Cipro.
Nel 1896 il Custode di Terra Santa padre Aurelio Briante, lo richiama a Gerusalemme incaricandolo di compilare una sintesi della plurisecolare presenza francescana in Terra Santa: due anni dopo Girolamo pubblica l’opera base della sua futura ricerca: Serie cronologica dei Reverendissimi Superiori di Terra Santa. Viene in seguito inviato nel convento di Constantinopoli e lì esplora le biblioteche e gli archivi della capitale dell’impero ottomano. Nel 1904 viene nominato membro del Collegio di Studi Francescani di Quaracchi vicino Firenze, dove rimane sino alla morte nel 1941, pubblicando, dei 21 volumi che componevano le tre serie della Biblioteca Bio-Bibliografica, cinque tutti suoi, gli altri con suoi contributi e comunque sotto la sua direzione.
Un corpus erudito monumentale, qualcosa appunto, diceva padre Girolamo, che «in faccia a Dio» vale «non meno di una basilica che alla Custodia costa milioni». E non a caso, in punto di morte, avrebbe detto al suo collaboratore Teodoro Cavallon «Metti tutto nelle casse (libri e documenti), aggiungi le mie ossa, e spedisci a Gerusalemme». Tra le sue scoperte più importanti l’originale del Trattato di Terra Santa del padre Francesco Suriano scovato nella biblioteca di Perugia, e l’originale inedito della Ichonographiae Monumentorum Terrae Sanctae di padre Elzeario Horn nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
Di molte altre scoperte rende conto questo lavoro dello storico Pieraccini dal titolo Padre Girolamo Golubovich 1865-1941 L’attività scientifica, il Diario e altri documenti inediti tratti dall’archivio personale 1898-1941 (Edizioni Terra Santa, pp. 726, euro 64) che costituisce l’esito di una esplorazione fruttuosa partita dagli archivi di Ognissanti a Firenze e conclusasi, dopo lunghe peregrinazioni, al convento dell’Assunzione al Muski (Il Cairo), dalla metà degli anni ’50 sede del Franciscan Centre of Christian Oriental Studies.
Proprio lì, fortuitamente, si sono rinvenute le carte di Golubovich: quasi una novantina di faldoni, specchio di un’infinità di relazioni che il religioso tenne con politici (lui, del resto, il primo francescano a mettere piede nel Ministero degli esteri da quando Roma era diventata capitale d’Italia), diplomatici ed ecclesiastici (specie per la rivendicazione dei Luoghi Santi), ma pure scrittori (come Papini e Ojetti), futuri pontefici (come Ratti, Roncalli e Pacelli), personalità note (come Giovanni Gentile, Agostino Gemelli, Pietro Tacchi Venturi, don Sturzo, suoi estimatori) o come l’archeologo filantropo Ernesto Schiapparelli e lo storico protestante Paul Sabatier (i suoi veri interlocutori nell’attività scientifica).
Curiose, nei tanti documenti, le azzeccate previsioni su delicate questioni (lo status quo nei Luoghi Santi che non sarebbe più mutato; le frange estreme del sionismo che avrebbero cercato di impossessarsi dei Luoghi Santi ebraici controllati dai musulmani; il declino della Gran Bretagna…). Innanzitutto però moltissimo materiale sulla nascita e lo sviluppo, tomo dopo tomo, della Biblioteca.
Non poche le difficoltà che Pieraccini ha affrontato nella preparazione del testo composto dai materiali eterogenei scoperti, selezionati, organizzati, ampiamente corredati di appendici: studi per congressi, resoconti di visite, udienze, conferenze (anche quelle che allarmavano il Foreign Office), informative sull’avanzamento dei progetti, corrispondenza di lavoro e personale (dove pure soffiano ventate di "italianità" e contro il "pericolo anglo-giudaico".
Materiale che presenta, nella penna di Golubovich, molti giudizi su personalità diverse. Ad esempio quelli positivi su Benedetto XV e Pio XI, o perfino taglienti su Pio X o i cardinali Merry del Val e De Lai. Per non dimenticare il rapporto talora problematico con i vertici della Custodia e della curia generalizia. Ad esempio, circa Ferdinando Diotallevi, Custode di Terrasanta, il diario registra commenti durissimi. In altri casi prevale l’ironia. Il 7 gennaio 1922, appena giuntagli la notizia della nomina a vescovo del segretario di Terra Santa, padre Igino Nuti commenta: «Questa volta lo Spirito Santo ci ha dato drento (direbbero i fiorentini)».