La chiamano “diplomazia del pallone”. Si materializza sotto forma di uno sceicco con una valigetta piena di petrodollari. Dissanguato dai morsi della crisi e dagli ingaggi faraonici, il calcio europeo è in vendita: i miliardari arabi hanno colto al volo l’occasione e si sono messi in coda come le massaie durante i saldi estivi. Un po’ per dorato passatempo, un po’ per guadagnare visibilità, si sono messi a giocare a Monopoli. Se il romantico precursore fu Mohammed Al Fayed, che nel ’97 si comprò il Fulham, più che altro come spot per i suoi grandi magazzini Harrod’s, il vero apripista è stato Mansour bin Zayed. L’uomo venuto dagli Emirati ha rilevato il Manchester City tre anni fa, portandolo dall’anonimato alla Champions League a suon di milioni (140 spesi solo nel 2009). In bacheca ha già messo la prestigiosa FA Cup, considerata solo l’antipasto dei trofei nel mirino. Per aggiungerli in fretta sulla mensola del suo yacht vorrebbe prendere subito Cristiano Ronaldo. È pronto a offrire più di 100 milioni, ma il Real Madrid per ora non ci sente. In Spagna sono altri ad aver bisogno di soldi: la Liga ha debiti per 4 miliardi di euro. Terreno fertile per gli sceicchi, che si sono buttati a pesce: per 46 milioni il Getafe è appena passato nelle mani di Al Maktoum, membro della famiglia reale del Dubai. Il Malaga dal 2010 appartiene al qatariota Abdullah Al Tani, che ha affidato la panchina all’ex tecnico del Real, Pellegrini, e si è appena regalato lo stagionato Van Nilstelrooy. Un capriccio in attesa dei colpi veri.La conquista d’Europa si sta allargando rapidamente anche alla Francia: lo sceicco Hamad al Thani si è preso il 70% del Paris Saint Germain e come prima mossa ha “rapito” Leonardo all’Inter, affidandogli il ruolo di manager. Nell’attesa di avviare una campagna acquisti spettacolare, ha sborsato 90 milioni per assicurare alla sua emittente Al Jazeera i diritti per la trasmissione di due match a settimana del campionato francese..Dove gli sceicchi non riescono ad entrare dalla porta principale, passano dalla finestra: la Qatar Foundation incollerà la sua etichetta sulle maglie del Barcellona, che per la prima volta ha ceduto alla tentazione dello sponsor. Inevitabile, vista l’offerta di 150 milioni per cinque anni. In Inghilterra l’Arsenal da tempo è “griffato” Emirates: anche lo stadio porta il nome della compagnia aerea che sponsorizza pure il Milan (15 milioni a stagione per 5 anni). In generale, però, la nostra Serie A non stuzzica granché gli arabi: solo Zamparini finora ha strizzato l’occhio ai miliardari venuti dal Golfo, aprendo a un loro possibile ingresso nel Palermo.L’Italia può attendere, anche perché di impegni in agenda ce ne sono fin troppi. In primis il Mondiale del 2022 da organizzare. I maligni dicono che per aggiudicarselo il Qatar ha distribuito mazzette qui e là. La Fifa non ha sottilizzato: intravvedendo all’orizzonte un business enorme, ha chiuso un occhio anche sul fatto di disputare le partite con 50 gradi all’ombra. L’unico assalto respinto, non a caso, è stato quello di Bin Hammam al trono dorato di Blatter: missione impossibile, come rubare il deposito a zio Paperone. Anche qui sono spuntate manovre poco trasparenti per assicurarsi i voti e lo stesso Bin Hammam è stato sospeso dalla Fifa con l’accusa di tentata corruzione proprio per l’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar.Di sicuro, gli sceicchi vedono il pallone da un punto di vista diverso rispetto a quello di Platini, che ha inventato il Fair Play finanziario proprio per tenere alla larga gli spendaccioni. Nei prossimi tre anni i club europei dovranno contenere le perdite in 45 milioni, per avviarsi gradualmente all’obiettivo finale: spendere al massimo quanto si ricava attraverso stadio, marketing e vendite di calciatori.La figura del miliardario che arriva e sistema il bilancio aprendo il portafoglio sarà incompatibile con questo modello, ma non sembra che gli arabi abbiano colto il messaggio. Per roi Michel l’apparizione degli sceicchi è il ritorno di un incubo: al Mundial ’82 se li vide entrare in campo per interrompere Francia-Kuwait (4-1), indignati dalle decisioni arbitrali che secondo loro favorivano i transalpini. Ora minacciano di portargli via addirittura il pallone.