Sport e inclusione. Il potere del calcio balilla, un gioco per tutti
Francesco Bonanno (a sinistra), fondatore e presidente della Federazione paralimpica italiana calcio balilla
Ci sono giochi che hanno l’inclusione nel proprio Dna. A proposito della storia del calciobalilla, si dice che abbia avuto successo nella seconda metà del secolo scorso grazie al suo impiego nei centri di riabilitazione psicomotoria dedicati ai reduci della Seconda guerra mondiale. Di fatto oggi in Italia l’unico ente sportivo ad hoc è la Federazione paralimpica italiana calcio balilla (Fpicb). Riconosciuta dal Comitato italiano paralimpico e membro della International Table Soccer Federation (Itsf ), è stata fondata nel 2011 grazie all’intuizione di Francesco Bonanno, pluricampione e paraplegico dall’età di 14 anni a causa di un incidente: «Già a sei anni giocavo nel bar sotto casa, salendo su uno sgabello per sfidare i grandi. Dopo l’incidente ho sempre continuato a giocare con tutti grazie a una carrozzina speciale che mi ero costruito. Poi mi son detto: possibile che non esista qualcosa di speciale per chi ha una disabilità?». Oggi il suo sogno è realtà: « Da quest’anno nella nostra Federazione giocano anche coloro che hanno disabilità intellettive-relazionali oltre alle diverse categorie con le disabilità fisiche in base ai livelli di gravità. Organizziamo un campionato italiano a squadre con più di 200 atleti in carrozzina. Senza contare le altre competizioni: Coppa Italia, Supercoppa, campionato assoluto d’Italia. Abbiamo circa 1800 tesserati, in tutt’Italia da Nord e Sud, con più di 60 associazioni affiliate».
Il “biliardino” è sempre più terapeutico: «Funziona alla grande nelle unità spinali all’interno dei centri di riabilitazione. È uno degli strumenti più inclusivi: non ha costi (i nostri calcio balilla non hanno la monetina) e possono giocarci tutti, con grandi benefici dal punto di vista della socialità. Abbiamo creato anche una tipologia di tavolo da gioco più basso con gambe allargate adatto a chi ha disabilità agli arti inferiori: è il modello “Sitting” che permette di accedere comodamente con due carrozzine per lato e di avere un’ottima visione dell’intero campo di gioco. E dal 2011 ad oggi abbiamo donato oltre 400 calcio balilla nelle scuole». A livello agonistico per l’Italia continuano a piovere medaglie: « Nel 2022 abbiamo vinto mondiale sia nel singolo che nel doppio. Siamo dunque campioni in carica. Alle World Series che si disputano ogni anno abbiamo vinto tutto quello che si poteva vincere lo scorso agosto. Ora stiamo lavorando a un’altra novità: la formazione della Nazionale femminile. Poi da gennaio partiranno i ritiri in vista del Mondiale di Saragozza del 2025». Bonanno, 48 anni, alla rassegna iridata sarà solo nelle vesti di presidente e non di giocatore. « Ho vinto dieci titoli mondiali… C’è però ancora un torneo a cui mi piacerebbe partecipare: quello di Las Vegas ad aprile con tutti i migliori giocatori al mondo. Ho vissuto tanti momenti indimenticabili. Ho vinto tanti trofei anche contro i normodotati, ero tra i dieci giocatori più forti d’Italia. Certo il tavolo del calcio balilla tradizionale è alto, se non hai una carrozzina ad hoc non è così semplice, hai molte difficoltà per la posizione. Però mi allenavo tante ore al giorno e mi sono tolto tante soddisfazioni».
Nessun dubbio sul fatto che si tratti di un vero sport: « Assolutamente. Ho messo alla prova grandi giocatori di altri sport paralimpici, come quelli del basket in carrozzina e si sono ricreduti perché una partita può durare 10 minuti ma anche un’ora e mezza. Ci vuole concentrazione e preparazione fisica oltre a tanto allenamento con una tecnica di alto livello». Ora manca solo la ciliegina finale: « Le Paralimpiadi. Sto girando in tutto il mondo perché per entrare a far parte dei Giochi occorrono federazioni nazionali riconosciute dal Comitato paralimpico nel proprio Paese in tutti i continenti. Quello che ho fatto in Italia lo sto facendo all’estero: adesso siamo riusciti a far riconoscere l’Argentina...». È l’ultimo sogno da realizzare, ma la sua esperienza gli suggerisce di crederci sempre: « Ho un carattere molto determinato. Ed è stata una gioia pazzesca quando il Comitato paralimpico ha sposato il mio progetto per farne una federazione sportiva nazionale. Le difficoltà si superano sempre quando hai alle spalle tante persone che ti vogliono bene. E la nostra federazione è davvero una grande famiglia».