Tra pochi giorni, in un’arida spianata alla periferia di Allahabad, milioni di uomini immergeranno i loro corpi nelle acque sacre del Sangam. Arriveranno da ogni angolo dello sterminato subcontinente indiano i pellegrini indù che nel grande bagno collettivo troveranno la purificazione di tutti i peccati. A metà gennaio, il mese di Magah e con Giove nel segno del Toro e il sole nel Capricorno, dopo 12 anni di attesa, la città rivivrà nuovamente i giorni del Kumbh Mela. Sono innumerevoli i tirthas, luoghi di pellegrinaggio della tradizione induista, ma Allahabad, l’antica Prayaga, il 'luogo del sacrificio', è di gran lunga il più sacro. Secondo i sacri testi del Padma Purana , brilla come il sole tra i pianeti, come la luna tra le stelle. Quando arrivai ad Allahabad per il pellegrinaggio del 2001, affluiva folla da ogni luogo. Come un fiume in piena si riversava in città. Giorno e notte, senza smettere mai. La strada che dalla stazione portava alla grande spianata del raduno era un formicaio di uomini. Era qui, nella landa desolata dove di solito volano corvi, che era sorta dal nulla una sterminata città della fede fatta di tende coloro grigio topo. C’erano uomini all’infinito con le loro misere cose portate a spalla, trainate da carretti e risciò, caricate su bus sovraffollati che tentavano inutilmente di farsi largo a colpi di clacson. Molti pellegrini erano stremati, alla fine del loro estenuante viaggio. Nell’immenso territorio indiano, chi non possiede nemmeno una misera rupia, si mette in cammino anche mesi prima, per arrivare in tempo all’appuntamento. Per loro valgono ancora le antiche regole del Matsya Purana che guidavano le antiche transumanze di fede: quando c’erano solo i piedi che portavano ad Allahabad. Alcuni pellegrini non reggono la fatica e muoiono durante il viaggio. Sono loro gli eroi del Kumbh Mela. Oggi come un tempo, una volta giunte alla meta, le masse affluiscono nell’arida pianura alla periferia della città dove i tre fiumi, considerati divinità femminili dalla religione induista, uniscono le loro acque nel Triveni Sangam : la Ganga (il Gange), il fiume del Paradiso, dalle acque basse e limacciose, la Yamuna, dalle acque più chiare e profonde e l’invisibile, sotterranea Saraswati, il mitologico fiume dell’aldilà. Chi si bagna qui nei giorni propizi del Kumbh Mela, stabiliti dalle autorità religiose in base a calcoli astronomici, ottiene l’affrancamento di tutti i peccati e la liberazione ( moksha ), dal ciclo delle reincarnazioni: un solo bagno nel Sangam, offre ai pellegrini i benefici di più di 3 milioni di visite in altri luoghi di pellegrinaggio. Quello che viene considerato il pellegrinaggio più affollato del Pianeta è anche l’occasione irripetibile per milioni di devoti di incontrare i sadhus, gli uomini santi dell’India. Avvolti nella loro aura di santità, attraggono nugoli di pellegrini che vengono a ricevere la benedizione con la cenere sacra, bhasma, o anche solo per avere il privilegio di vederli da vicino. Nel loro lungo percorso spirituale verso lo stato mentale di hamsa in cui si sentono un tutt’uno con Dio e lo vedono in ogni cosa, i sadhus scelgono le più terribile forme di mortificazione fisica. Più terrificante sarà la pena, più forte sarà la devozione a Dio. Si dice che Khadeshwari Baba sia rimasto su una gamba sola per 12 anni, mentre un altro giovane sadhus avrebbe tenuto il braccio destro sollevato per 10 anni fino a far atrofizzare le dita e trasformare le unghie in lunghi artigli. Alcuni sadhus poi sono stati avvolti dall’aura di santità anche in vita. Il leggendario Devaraha Baba per esempio, tenuto in grande considerazione persino da leader politici indiani come Rajiv e Indira Ganghi, è morto nel 1990, all’età di 250 anni, secondo la tradizione. Durante il raduno, tra il 14 e il 25 febbraio, sono sei i bagni rituali, il più importante dei quali, il Bagno Reale o Mauni Amavasia Snan, avrà luogo quest’anno il 10 febbraio. Quel giorno si riverseranno nel Sangam non meno di 50-60 milioni di pellegrini. Un mare di corpi si immergerà senza soluzioni di continuità perché in quel giorno prediletto i raggi del cielo purificheranno le acque del Gange, trasformandole nel nettare primordiale dell’immortalità. La cosa interessante è che per l’intera durata del bagno, protetta da cordoni di polizia, andrà in scena la shobha yatra , la processione dei mahant , le autorità religiose. Scortati da nugoli di devoti festanti, i guru procederanno seduti come divinità nei palanchini d’argento sistemati su trattori e auto tappezzate all’inverosimile di Rfiori e simboli, più raramente sulle groppe di elefanti agghindati a festa. Nel Kumbh Mela del ’54 infatti, per la ressa scatenata dai pachidermi impauriti dalla folla, morirono schiacciate 400 persone. Ad Allahabad invece, le masse dirette al fiume, saranno regolate da 20 mila, forse 30 mila soldati a cavallo. Ci sono infatti precise gerarchie che regolano l’entrata in acqua. Considerati ai livelli più alti nella società Hindu, avvolti nell’alba gelida di Allahabad, sono proprio i sadhus , nudi, vestiti di sola cenere, i primi ad avere diritto di immergersi nel Sangam. Poi toccherà a tutti gli altri. Gli stessi sadhus , sovraeccitati, alcuni armati di spade e frecce, sono pronti a colpire chiunque osi immergersi prima di loro. Negli scontri coi pellegrini di tre anni fa, morirono almeno sei persone. Ma per la ressa ne potrebbero morire molti di più, come nel Kumbh Mela di Haridwar, del ’79, quando i morti furono 200. Ricordo molto bene, oltre agli altoparlanti che giorno e notte 'sparavano' mantra registrati a tutto volume, gli odori, acri, nauseanti. Il fetore dell’urina di vacca usata dai sadhus per decolorare i capelli e quello degli escrementi bruciati come combustibile per i piccoli fuochi dell’accampamento. Del bagno reale di Allahabad, ricordo le valanghe di uomini che correvano verso il fiume, i corpi tremanti di freddo, le grida di chi cadeva travolto dalla massa. Ricordo i volti trasfigurati dalla paura, poi sciogliersi nella gioia una volta arrivati al fiume. E milioni di mani grondanti d’acqua raccolte in preghiera. Ricordo anche quello che successe alla fine di quella giornata campale. Dopo tanto fracasso, i pellegrini, avvolti in un silenzio innaturale, presero il largo su barconi a vela trascinati dal placido fiume. Erano inseguiti da voli di gabbiani bianchissimi. Pregavano. Intonavano canti melodiosi. Poi, al crepuscolo, migliaia di candele furono abbandonate sulle foglie di betel alle acque del Sangam. Le luci tremolanti delle fiamme si mescolarono agli ultimi raggi del sole. Era l’apoteosi del Maha Kumbh Mela. Da lì a pochi a giorni, la grande piana di Allahabad, sarebbe tornata un’arida distesa popolata di corvi.