Agorà

Ciclismo. Al via il Giro delle cento edizioni

Pier Augusto Stagi mercoledì 3 maggio 2017

È vero che le corse le fanno i corridori, ma se si sente loro – quelli chiamati a correre questa edizione numero 100 del Giro – non hanno alcun problema a dire che questa edizione è una delle più dure di sempre. C’è di tutto e di più. Si va sulle isole, sui vulcani, incrociando la storia e celebrando le bellezze di un’Italia pronta a festeggiare il Giro e per questo anche a festeggiarsi. Sulla carta non manca niente al Giro numero 100, che con abbastanza cronometro (67 chilometri, il doppio del Tour) e un campionario di salite di prima grandezza (due volte lo Stelvio nella stessa tappa con il Mortirolo) ha già scelto l’identikit del vincitore: il colombiano Nairo Quintana. Una cosa è certa, nell’albo d’oro come centesimo vincitore entrerà un campione vero, non un outsider. «A mia memoria, un Giro così duro non lo ricordo: le due crono daranno equilibrio, ma qui conterà avere tante energie ed essere in palla fin dai primi giorni, visto che c’è subito l’Etna», conferma il grande assente Fabio Aru. «Vedo una corsa molta incerta, la crono conclusiva può dire tanto: questa incertezza piacerà alla gente».Incertezza potrebbe non essercene, se il colombiano spiccherà subito il volo, come molti temono possa accadere, fin dalla tappa dell’Etna. Ma il cast dei partecipanti è ricco e abbondante. Il pericolo è però sempre lo stesso: troppe salite, molte di queste da capoGiro, che potrebbero annichilire le ambizioni di molti, e tarpare le ali ai più ambiziosi. È un Giro che richiede forza, resistenza e fantasia, ma quest’ultima potrebbe essere condizionata dalla durezza di un percorso che potrebbe davvero far tremare le gambe oltre ai polsi. Il pericolo? Correre per il piazzamento, sulle ruote, questa sarebbe davvero una jattura. Gli organizzatori hanno cercato di toccare il maggior numero di regioni possibili – alla fine ne attraverseremo sedici – proponendo in apertura la doppia sfida isolana: prima tre giorni in Sardegna e poi due in Sicilia con l’Etna chiamato ad emettere i suoi verdetti già alla quarta tappa.Poi la lenta risalita dello stivale con il Blockhaus, l’impegnativa cronometro umbra, le insidie dell’Appennino tosco-romagnolo, le volate della Pianura Padana prima di tornare a salire verso il traguardo di Oropa e da lì entrare in un turbinio di montagne che sembra infinito: arrivando a Bergamo si ripercorre il finale del Lombardia e dopo il giorno di riposo c’è il tappone con Mortirolo e la doppia scalata dello Stelvio. Come dire si salvi chi può... E poi le Dolomiti che daranno il colpo di grazia, prima del gran finale con la crono da Monza a Milano, per festeggiare la rosa più bella. L’ultima, quella che vale il Giro delle Cento edizioni.