Agorà

QUARTA TAPPA. Il Giro parla di nuovo italiano e Battaglin lancia la carica dei giovani

Giuliano Traini martedì 7 maggio 2013
Più che il Giro d’Italia è il Giro degli italiani. Almeno per ora, perché da sabato con la crono, da Gabicce Mare a Saltara e subito dopo con le salite, non saranno tanti gli azzurri a mostrare spavaldi i loro quadricipiti. Intanto, conviene godersi questa inaspettata abbondanza, incrementata dal veneto Enrico Battaglin, sul traguardo di Serra San Bruno, un corridore veneto concittadino ma non parente di Giovanni, il vincitore del Giro del 1981. I nostri corridori hanno vinto due tappe su tre (l’altra era una cronosquadre) e sono in testa a tutte le classifiche: maglia rosa e rossa (punti) a Luca Paolini, Giovanni Visconti è in maglia azzurra (montagna) e Fabio Aru indossa la casacca bianca di miglior giovane. Certo, ci sarà anche il pignolo che farà notare che nessuno dei tre corre per una squadra italiana, ma di questi tempi bisogna sapersi accontentare. C’è la crisi, non solo economica, e appena un paio di settimane fa avevamo tutti gli indici puntati per la disastrosa trasferta tricolore alle classiche del nord, finita con un misero quinto posto – di Scarponi alla Liegi – come miglior risultato. L’Italia batte un colpo di pedale con il suo passato e il suo futuro. Il 36enne Paolini è in maglia rosa, mentre Danilo Di Luca, che di anni ne ha 37, è stato ripreso a soli 300 metri dal traguardo dopo un’azione prepotente e coraggiosa. E anche incredibile se si pensa che è stata realizzata alla sesta gara e a soli 11 giorni dal debutto stagionale. Un Giro d’Italia si prepara con decine di gare nelle gambe, per abituare i muscoli alla fatica disumana di tre settimane di corsa, anche se non si punta alla classifica generale ma solo ad arrivare al traguardo. Accanto ai “vecchi” si affacciano i giovanissimi, quei ragazzi dal volto fresco, non ancora consumato dalla fatica di ore quotidiane in bici. Quei giovani che avevano mostrato gambe e carattere nelle categorie giovanili e che stanno faticosamente costruendo la loro dimensione da professionisti. Come il 23enne Enrico Battaglin, capace di vincere alla quinta gara da “prof”, quando era ancora uno stagista due anni fa, e capace di ritrovare la grinta dopo un anno – il 2012 - passato a masticare la polvere degli avversari. Ci vuole carattere per non lasciarsi schiacciare dalle paure, lo stesso carattere che ha Fabio Felline, superato da Battaglin a Serra San Bruno. Ha 23 anni anche il corridore piemontese e l’aurea del predestinato, tanto che è approdato al professionismo dopo un solo anno fra i dilettanti, ma ha faticato più del previsto per acclimatarsi fra i grandi. E non è facile resistere alla tentazione di scendere di bici quando si fatica troppo per raggiungere l’obiettivo. Quando si è abituati a vincere con facilità e ci si ritrova improvvisamente a sputare i polmoni per tenere il passo degli avversari. E giovanissimi sono anche Salvatore Puccio, che si è goduto il suo giorno di gloria in maglia rosa, e Fabio Aru, che da un paio di tappe indossa la maglia bianca. A parte i motivi di ottimismo per i tifosi italiani, la quarta frazione ha regalato meno emozioni di quelle che ci si poteva aspettare, almeno dal punto di vista agonistico. I chilometri della tappa (246) erano quelli di una grande classica - visto che da qualche anno tutte le altre corse non possono sforare il tetto dei 200 - e dopo il finale incandescente di ieri era logico aspettarsi qualche attacco da parte di chi non si è già rassegnato alla vittoria annunciata di Wiggins o di Nibali. Invece, le uniche emozioni – a parte l’azione di Di Luca e la volata di Battaglin - le hanno regalate la foratura di Vincenzo Nibali a 35 chilometri dal traguardo, quando il gruppo viaggiava allungatissimo a forte velocità, e la caduta nel finale, tempestato dalla pioggia, che ha spezzato il gruppo e ha lasciato indietro Bradley Wiggins. L’inglese ha perso 17” e aperto il fronte delle polemiche. Una manciata di secondi sono una inezia in una gara lunga e dura come il Giro d’Italia, ma la diatriba aperta sulla questione può essere l’indice di un nervosismo imprevisto da parte del Baronetto e del suo staff. Domani, per la quinta tappa, si va da Cosenza a Matera. In prima linea ci saranno i velocisti, Cavendish è il favorito, ma dovrà guardarsi dagli sprinter azzurri. Il Giro per ora parla l’italiano.