L’inquietante realtà delle adolescenti modelle. Con
Girl Model Feltrinelli Real Cinema distribuisce da oggi nelle librerie il documentario di David Redmon e Ashley Sabin, vincitore del “Marc’Aurelio” al Festival internazionale di Roma nel 2011. Le storie parallele di Nadya, una tredicenne siberiana cresciuta in campagna, e di Ashley Arbaugh,
model talent (scopritrice di modelle), conducono lo spettatore dentro un finto paradiso di bellezza, di corpi senza volto condannati a una magrezza disumana e a un finto successo. Una città dove tutto è ghiaccio è il luogo di nascita di Nadya. Senza speranze se non nel proprio corpo, è felice delle prospettive professionali a Tokyo. Le hanno promesso lavoro, contratti. È stata scelta da Ashley, trentenne ex modella alla ricerca del volto giovane, sempre nuovo, per il mercato della moda giapponese. Ahsley lavora per Noah Models, un’agenzia di modelle creata da Tigran, un uomo che forma le sue modelle a non scendere a patti con la droga, portandole in obitori o rendendole partecipi di autopsie. Ma Nadya non ha visto tutto ciò. È stata scelta per il suo viso semplice, i capelli lunghi e biondi e il suo corpo longilineo. Non parla inglese quando arriva a Tokyo e trova Madlen, una giovane russa come compagna di stanza e di
casting. «Devi dire che hai quindici anni», le suggerisce durante un provino video. E mentre scorrono le immagini dei loro
casting Ashley si comporta come un Virgilio a volte disincantato («Ci sono modelle che si prostituiscono e alcune agenzie fanno da tramite»), premuroso («Sono figlie per me») e avido («Molto mie amiche erano modelle: ho iniziato a mandarle in Giappone e ho avuto un guadagno immediato»). Nato da una proposta della stessa Arbaugh ai registi,
Girl Model è un vero film capace di raccontare senza giudicare la storia di Nadya, simbolo di tante ragazze semplici, cresciute in famiglie senza istruzione che sperano di garantire loro un futuro migliore. Una promessa falsa vissuta con schizofrenia dalla stessa Ashley, che assiste inerme allo spettacolo delle giovanissime aspiranti modelle che ritornano nelle loro città senza aver trovato lavoro e con un debito nei confronti delle marche (nel documentario si fa il nome della Switch) che hanno pagato la loro trasferta giapponese. La forza di
Girl Model è nel suo montaggio mai didascalico, dove ogni elemento narrativo, grazie alla colonna sonora, riesce a raccontare, senza banalizzare, l’anima delle giovani protagoniste.