Cinema. “La mia seconda volta”: la vera di storia Giorgia, dall'ecstasy alla rinascita
Giorgia Benusiglio a cui si ispira il film “La mia seconda volta”
“La mia seconda volta” di Gelpi racconta la vicenda vera della Benusiglio, ora 37enne, che una sera decise di trasgredire con una mezza pasticca di ecstasy: un “gioco” che poteva costarle la vita Un viaggio verso l’età adulta con tutte le gioie, le speranze ma anche le sofferenze e i dolori, i timori e gli errori di una diciottenne che frequenta il quinto liceo artistico, brucia dalla voglia di vivere ed è proiettata a un futuro radioso. Una corsa che si interrompe all’improvviso, però, per una “stupidata”, una mezza pasticca di ecstasy presa in discoteca, alla leggera, nell’illusione di divertirsi con uno “sballo”: «una volta e basta, tanto non mi fa niente...».
E invece, il sogno di una “vita bella” sembra svanire per sempre, nel reparto rianimazione di un ospedale, su un letto tra tubi e flebo. Ma il “miracolo” accade e il “desiderio di pienezza” si ridesta, più rigoglioso e consapevole di prima. È il mistero presente nel cuore dell’uomo. La mia seconda volta racconta la storia, vera, di Giorgia Benusiglio, la ragazza milanese (oggi 37enne) che una sera decide di trasgredire e “impasticcarsi”, un «gioco» che le poteva costare la vita. Infatti entra in coma e si salva solo grazie a un trapianto del fegato. E ricomincia a vivere, anche oltre le previsioni dei medici.
Aiutata dai genitori, dal fidanzato, dagli amici e dalla fede in Dio. Perché c’è sempre una via d’uscita. È questo il messaggio del film: quella tremenda esperienza diventa una lezione di vita per gli altri dimostrando che la fragilità si può trasformare in forza. Da allora Giorgia gira per lungo e per largo lo Stivale da Trento a Pantelleria per far comprendere ai ragazzi i rischi legati all’assunzione di droghe. La mia seconda volta, nelle sale di tutta Italia da domani, diretto dal 41enne regista romano Alberto Gelpi, è stato girato soprattutto nelle Marche, a Macerata e dintorni (con 200 comparse reclutate nel territorio), nel cast ci sono i giovanissimi Aurora Ruffino (tra i protagonisti della serie tv Braccialetti rossi, su Rai1), Simone Riccioni (anche produttore e sceneggiatore), Mariachiara Demitri, e attori “più navigati” come Federico Russo, Luca Ward, Isabella Russinova e Daniela Poggi. «È un film sulle conseguenze – spiega Gelpi – , uno spunto di riflessione lasciato ai ragazzi e agli adulti, che non intende fare moralismi né lanciare insegnamenti a tutti i costi. Mostra un quadro il più possibile oggettivo che ogni spettatore potrà guardare per formarsi una propria idea sui fatti raccontati».
«L’idea del film è nata dal mio incontro con Giorgia Benusiglio – precisa Simone Riccioni – che mi ha raccontato la sua vicenda, il suo terrore di morire all’improvviso ma anche la serenità nel frattempo raggiunta: ne sono rimasto così colpito che ho deciso di affrontare questa ennesima avventura, fare un film, drammatico ma in chiave di commedia, che toccasse il cuore, un film rivolto ai giovani e alle famiglie, una storia non banale in cui si parla della droga in modo diretto e dove si fa riferimento a quella “cavolata” che può trasformarsi in tragedia, comunque una storia dove c’è una speranza, dove appare evidente una possibilità di salvezza». Ecco anche perché, insieme al film, le case di produzione e distribuzione Linfa Crowd 2.0 e Dominus Production sostengono un progetto, chiamato “Cineducando” che ha già toccato Roma, Milano, Novara, Firenze, Torino, Pescara, Bari, e altre località dove la pellicola è stata proiettata nei cinema a studenti di scuole medie e superiori che poi hanno incontrato il cast per discutere sui temi legati alla droga, all’affettività, al valore della vita.
Nelle prossime settimane l’iniziativa verrà proposta ad altre scuole italiane. «Questo progetto – afferma Riccioni, 31 anni, nato in Uganda da genitori marchigiani che lavoravano in una missione dell’Avsi, coprotagonista della serie Che Dio ci aiuti 5 e della sit-com Ale e Franz – nasce dalla consapevolezza che da un evento negativo si possa tirar fuori qualcosa di positivo per sé e per gli altri, quindi la voglia di aiutare i ragazzi, le famiglie, gli insegnanti, i dirigenti scolastici nella lotta alle droghe attraverso una corretta informazione affinché sempre più cittadini siano al corrente del pericolo reale che comporta l’uso di droghe anche con una singola, parziale assunzione, come è avvenuto per Giorgia». Finora sale affollate di ragazzi. Il riscontro è positivo.
«La riposta è stata incredibile, inaspettata, a tutt’oggi ne abbiamo incontrati più di 7mila – dice Riccioni –, tutti pronti a confrontarsi apertamente con noi, a fare domande intelligenti e ad ascoltare con attenzione». «Stamattina (ieri, ndr) solo a Torino ne abbiamo incontrati oltre 1.500: sono rimasta sconvolta dalle loro risposte sincere, dalla loro curiosità e attenzione, non si è sentito nemmeno lo squillo di un cellulare, avevano tanta voglia di capire e assorbire messaggi positivi – dice Aurora Ruffino, 29 anni, la Cris di Braccialetti rossi, che in La mia seconda volta interpreta Ludovica, l’amica di Giorgia –, così do davvero un senso al mestiere che faccio, perché a me non importa tanto vincere un Oscar o avere i giudizi positivi dalla critica: basta che uno di loro, anche uno solo di questi ragazzi, dica “volevo provare a drogarmi e non l’ho fatto dopo aver visto il film e parlato con voi” e io ho raggiunto il mio scopo».
«L’importante non è l’esito ma tendere sempre all’infinito – gli fa eco Simone Riccioni – che per me significa desiderare in ogni cosa che si fa il “bello e possibile”, senza censurare nulla della realtà». Il terrore di morire all’improvviso ma anche la serenità raggiunta da una diciottenne di ieri che parla ai giovani e ai genitori di oggi per raccontare la sua storia di paladina contro tutte le dipendenze ed essere testimone di speranza. La stessa che cerca di portare questo film mirato al cuore dello spettatore