Olimpiadi. C'era una volta il tiro alla fune. Quest'anno tocca alla breakdance
I giochi scozzesi di tiro alla fune
Il suo nome era Constantin Henriquez de Zubiera, haitiano ma naturalizzato francese. Non fu solo il primo atleta di colore a partecipare ai Giochi vincendo una medaglia d’oro nel rugby. Ma nell’edizione del 1900, a Parigi, vinse un argento anche in un altro sport. Impresa eccezionale, anche se qualche fonte riferisce che si trattava di un atleta diverso, quasi omonimo. E qui scatta la curiosità. Pensare invece che l’abbia vinta nel tiro alla fune, fa sorridere. Ma è successo. Anzi, il tiro alla fune era, ai tempi, una disciplina popolarissima, tanto da far parte del programma olimpico fino al 1920. Il rugby invece, giocato a 15, rimase in cartellone fino al 1924, per tornare ai Giochi (nel formato a 7 giocatori) solo nel 2016.
Sono solo alcune delle notizie riportate nel libro di Andrea Goldstein Quando l’importante è vincere. Politica ed economia delle Olimpiadi, edito da Il Mulino. Che, alla vigilia dell’edizione 2024 al via il 26 luglio, spiega il complesso approdo delle varie discipline alla vetrina più prestigiosa dello sport, perché alcune si sono viste solo poche volte e altre mai. E quali sono le regole, gli interessi economici, le manovre politiche che le hanno fatte e ancora le fanno scegliere.
Nel complesso, il numero degli sport olimpici è in continua crescita. Erano 26 nel 2012, 28 nel 2016 (con il ritorno di golf e, appunto, rugby), 33 nel 2020 (con il debutto di arrampicata, karate, skatebording e surf, e il ritorno del baseball/softball). A Parigi saranno 32: la sola novità è la breakdance, mentre escono karate e baseball/softball. Nulla è casuale: i criteri per entrare nel programma sono ben 39, e spesso c’è una lista di attesa da rispettare. Fondamentale, per le regole del Comitato Olimpico, è che lo sport che ambisce ad entrare in cartellone venga praticato in modo non sporadico in almeno 25 nazioni. Atletica leggera, ciclismo, ginnastica, scherma e nuoto, sono i soli sport sempre presenti nell’edizione estiva. Salto con gli sci, sci di fondo, pattinaggio, hockey su ghiaccio, bob e combinata nordica invece non hanno saltato nemmeno una edizione di quelli invernali. Curiosa le vicenda di due discipline: lo sci alpino, con la combinata maschile e femminile, fu ammesso solo a partire dal 1936 a Garmisch. E il pattinaggio artistico su ghiaccio partecipò anche all’edizione estiva di Londra 1908.
Pierre de Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici moderni - .
Diventare sport olimpico moltiplica ovviamente sponsorizzazioni, finanziamenti e altre forme di popolarità e di sostegno a quella disciplina. Non è un mistero che il Principe Alberto di Monaco, presidente onorario dell’Unione Internazionale del Pentathlon Moderno, nel 2011 investì, con successo, 2 milioni di dollari per convincere il Cio a non escludere il pentathlon. Che è compreso nella lista dei 28 sport “fondamentali”, stilata dal 2016, ai quali si possono aggiungere un massimo di 5 discipline a edizione, per garantire, recita il Comitato Olimpico, che il programma sia “giovane, urbano e connesso”. Qualunque cosa voglia dire, l’impressione è che il Cio sia molto preoccupato dalla concorrenza degli e-sport, cioè i videogiochi a livello agonistico che farebbero uscire le Olimpiadi dagli stadi ma che, prima o poi, riusciranno a sfondare anche qui.
Per ridurre il programma che minacciava di diventare obeso, nel 2023 una commissione apposita del Cio raccomandò l’esclusione di 3 sport - pentathlon moderno (ancora lui), baseball e softball - e di varie discipline: marcia, concorso completo d’equitazione, canoa-kayak slalom, uno dei tre stili della lotta, le prove dei pesi leggeri del canottaggio, il balletto nel nuoto sincronizzato. Secondo i grandi cerimonieri dell’Olimpiade, comportavano costi eccessivi per un ritorno mediatico modesto. La raccomandazione non ebbe seguito, ma è un fatto che il principale interesse del Cio sia proprio quello di non perdere il favore (e il pubblico televisivo che ingrassa il valore dei diritti tv) delle giovani generazioni. E di ingraziarsi l’interesse della platea locale, introducendo discipline cosiddette “dimostrative” anche per una volta e mai più, a seconda del favore che riscuotono della nazione che ospita i Giochi.
In controtendenza e paradossale il caso del cricket, che fece una fugace apparizione solo nel 1900 – e per giunta con due sole squadre iscritte, una delle quali composta da molti giocatori della nazionalità degli avversari – malgrado sia lo sport più seguito nel Paese più popolato del mondo. Guadagnato il sostegno politico in India, l’International Cricket Council ha richiesto per l’edizione di Los Angeles 2028 un torneo con 6 e non 11 giocatori per squadra. E anche il padel sta premendo per trovare spazio.
La Tour Eiffel pronta per le Olimpiadi - Ansa
Esistono sport anche parecchio praticati che comunque alle Olimpiadi, per ragioni diverse, non ci sono andati mai. Basti pensare all’ippica, lo squash, il paracadutismo, lo sci d’acqua. Stesso trattamento per discipline particolari come scacchi, bowling, biliardo. O le corse automobilistiche, che si disputarono nel 1900 quando però ancora non esisteva la Formula 1.
Emblematico il caso del 1911, quando il Cio assegnò una medaglia d’oro nelle Olimpiadi successive alla “più bella ascensione in montagna”. Furono gli alpinisti stessi ad opporsi a questa eventualità. A Chamonix nel 1924 però un particolare premio fu assegnato da De Coubertin in persona a Charles Granville Bruce che aveva guidato la spedizione britannica che nel 1922 aveva tentato l’ascesa dell’Everest. Premio e non medaglia, quella che da Tokyo 2020 si assegna all’arrampicata sportiva: l’alpinismo che invece ha come unico scopo il raggiungimento di una vetta, non desidera confondersi. E già ai tempi, volle sottolineare la differenza.