Debutti. Giletti: «A La7 farò servizio pubblico»
Massimo Giletti oggi alla presentazione a Roma del suo debutto a La7 con "Non è l'Arena"
«Purtroppo dentro ancora la ferita è profonda. Sono uno senza filtri, è il mio modo di essere, nel bene e nel male». Massimo Giletti, raggiunto al telefono da Avvenire spiega il motivo delle lacrime che lo hanno colto durante la presentazione stampa ieri a Roma del suo debutto a La7 la domenica in prima serata con Non è l’Arena, dopo la cancellazione del suo programma in Rai. «Io non sono più me stesso, quello che è accaduto in Rai mi ha marchiato» aggiunge amareggiato il giornalista che su La 7 avrà 30-35 puntate dedicate all’attualità fra inchieste, filmati e dibattiti. Domenica prossima si aprirà con lo scoop fatto dal giornalista del programma Daniele Bonistalli che ha provocato l’arresto a Dubai del latitante Giancarlo Tulliani. «E poi porrò l’accento sulle donne in questo clima di maschilismo imperante, con racconti di storie vere di chi ha subito le violenze» ci conferma Giletti aggiungendo che sarà ospite Fiorello, «che ringrazio per essermi stato vicino, mi ha fatto un regalo».
Giletti andrà a scontrarsi nello stesso orario con un Fabio Fazio in pesante calo d’ascolti. «Non c’è competizione contro Fazio. Abbiamo un budget che è un quinto del suo, io sono un piccolo incrociatore contro una portaerei». Il problema, afferma, «è la normalizzazione della domenica, la normalizzazione dell’informazione. È il non capire che Massimo Giletti e Milena Gabanelli hanno una dignità. Non si può proporre di fare solo varietà ad uno che fa 4 milioni di pomeriggio con l’informazione». Per una questione di eleganza nei confronti delle sorelle Parodi, sostiene, non vuole commentare il crollo degli ascolti che fa rischiare la chiusura della nuova Domenica In anche se «la matematica non è un’opinione». «Il problema – aggiunge – non sono le sorelle Parodi che rispetto, ma il fare polpette e frittelle al posto dell’informazione». Giletti comunque ribadisce il suo attaccamento alla domenica: «La domenica non è un giorno casuale per me. È il giorno in cui qualcuno non voleva farmi più parlare. Chi? So chi è il mandante e so chi è l’esecutore, ma non mi interessa, riguarda il passato, ognuno risponde alla propria coscienza, se magari qualcuno pagasse per gli errori commessi sarebbe anche bello». Pensa che ciò abbia a che fare con le prossime elezioni? «È una lettura possibile» replica.
Comunque ormai il passato è passato, aggiunge il giornalista, che andrà a lanciare il programma sabato da Maria De Filippi a Tu Si Que Vales su Canale 5. «Sono cresciuto in una tv pluralista, oggi la Rai non lo è più. Non credo che una tv di stato debba avere necessariamente l’esclusiva del servizio pubblico, il servizio pubblico si fa nei fatti. Si fa anche in una tv privata – spiega –. Io sono un uomo libero e sono andato a La7, una tv libera. Pur stando in una tv privata il mio pubblico non lo considererò mai un cliente, ma un utente. Ognuno veda i programmi che ci sono in Rai e quelli che ci sono in giro e poi tragga le sue conclusioni».