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LA VOCE DEL BRASILE. Gil: «L’Italia è cultura Che errore quei tagli»

Massimo Gatto sabato 19 marzo 2011
Il clima intimista è quello di un concerto in salotto, ma la cornice no. Per Gilberto Gil depositare stasera la sua musica tra i velluti del Teatro Donizetti, sotto l’egida di Bergamo Jazz, significa infatti riannodare i fili di quella festa tropicalista che in 45 anni d’attività l’ha portato ad incidere 52 album e a vincere 7 Grammy, gli Oscar della musica. Quella al Donizetti è infatti la prima tappa di un cammino che porta il cantante-chitarrista di Bahia pure a Roma, domani, a Gorizia il 22, a Rovereto il 24 e a Bologna il 10 aprile, in compagnia del figlio Bem Gilberto alle percussioni e del richiestissimo Jaques Morelenbaum al violoncelloSe permette, partiamo dalla politica. Quale pensa sia stata la vittoria più importante incassata nei suoi panni di ministro della cultura del governo Lula?Essere riuscito a far innalzare il budget per le attività culturali. Un aumento di fondi a tutto beneficio dei musei, delle biblioteche, dei programmi di sviluppo che in ogni angolo del Brasile avevano un gran bisogno di essere sostenuti. E poi credo di essere riuscito ad intavolare con la società un dialogo culturale al passo coi tempi, aperto al nuovo e non solo basato su aspetti tradizionali come in passato. Quanto l’ha cambiata l’esperienza istituzionale?Cinque anni da ministro sono tanti. Ho dovuto imparare ad organizzare il mio tempo in maniera diversa, perché al governo c’era molto, troppo, da fare. Questo, naturalmente, ritagliando fra gli impegni un po’ di spazio per la famiglia e per la musica che erano e restano le mie due priorità. Cosa pensa oggi del governo di Dilma Rousseff Linhares?Conosco bene la presidente Dilma e ne ho grande stima. La nostra è una frequentazione che risale ai tempi in cui facevamo parte entrambi del gabinetto di Lula. Credo stia facendo cose importanti nel sociale; a cominciare dall’assistenza agli anziani e a quanti soffrono di malattie mentali. Il problema culturale è molto sentito oggi in Italia, dove ci sono stati pesanti tagli alla cultura.I governi debbono capire che la cultura è un bene di prima necessità. Soprattutto in un paese come l’Italia. Dai tempi di Giotto al cinema di Fellini, Antonioni e Visconti, passando per la letteratura, per l’opera, per il teatro, per la musica nel mondo l’Italia è innanzitutto la sua cultura.Nel suo curriculum abbondano collaborazioni con artisti italiani di casa nostra.Ho imparato ad amare la vostra musica grazie a Modugno e alle sue straordinarie canzoni. Così, a chi in Italia mi propone una buona collaborazione, difficilmente dico di no. Il confronto mi piace. Ho cantato con Lucio Dalla, con Laura Pausini, con Fiorella Mannoia. Sandy Muller ha tradotto una mia canzone in un suo album. Amo anche Pino Daniele e apprezzo l’anima rock di Eugenio Finardi.Che progetti artistici l’attendono?Dopo l’Europa porterò questo tour a tre in Medio Oriente e in Asia, prima di proseguire in Australia e Sud Africa dove vorrei girare un documentario sullo scambio culturale tra i paesi dell’emisfero Sud del mondo. Torno in Brasile a maggio, ma a luglio sarò ancora da questa parte dell’Atlantico con uno spettacolo elettrico intitolato Fe na festa».