Agorà

Cinema. La forza dei piccoli fa grande Giffoni

Alessandra De Luca sabato 22 luglio 2017

L’amore non ha mai ucciso nessuno. Lo dice a sua madre la diciottenne protagonista di Noi siamo tutto, il film diretto da Stella Meghie, basato sull’omonimo bestseller della giamaicana Nicola Yoon, distribuito da Warner nelle nostre sale il prossimo 21 settembre e presentato in anteprima ieri a Giffoni, nel giorno in cui il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha siglato un protocollo d’intesa tra il Miur e il Festival su formazione e cinema. Che l’amore non la uccida, dicevamo, è quello che spera la giovane Maddy (Amandla Stenberg), da sempre rinchiusa in una casa sterilizzata, senza mai venire a contatto con il mondo esterno, prigioniera di un castello dorato come Rapunzel. Veste solo abiti bianchi e immacolati, non ha mai respirato l’aria fresca, non ha mai provato il calore di un raggio di sole sulla propria pelle, non si è mai tuffata nell’oceano, non è mai andata a scuola e non si è mai innamorata. A causa della SCID, una rara e grave forma di immunodeficienza, le difese del suo corpo sono talmente deboli che anche il virus più innocuo la ucciderebbe. Ma un giorno nella casa di fianco alla sua si trasferisce un ragazzo sempre vestito di nero, Olly (Nick Robinson), con la sua problematica famiglia, e tutto cambia. Tra i due nasce un legame forte benché filtrato da cellulari e finestre, e quando, complice un’infermiera, riusciranno addirittura a ritrovarsi nella stessa stanza, Maddy decide di prendere in mano il proprio destino. «Non sto scegliendo la morte – scrive la ragazza in una lettera a sua madre, una dottoressa che dopo la morte in un incidente stradale del marito e del figlio maggiore veglia con troppa apprensione sulla salute dell’ultima persona che le è rimasta al mondo –, ma se non faccio questo non saprò veramente di essere viva». Quello che Maddy farà è fuggire alle Hawaii con Olly, rischiando di perdere la vita per poterla davvero assaporare. Ma un colpo di scena cambierà le carte in tavola e la prospettiva su una storia d’amore che segnerà una svolta fondamentale nella vita dei due giovani. «Ho amato questa love story fuori dal comune – ci ha raccontato il 22enne Robinson, ieri a Giffoni – tra due giovani entrambi intrappolati, lei nella sua casa, lui in una famiglia disfunzionale. Quasi una fiaba, nella quale la protagonista non si lascia sopraffare dalla malattia, ma coglie con entusiasmo ogni occasione per crescere e maturare». Storie d’amore, difficoltà e amicizia sono anche quelle raccontate da Simona Ercolani nel libro I ragazzi del Bambino Gesù, diventato una serie tv su Rai 3 (vincitrice del premio Awards), per riflettere sulla malattia con gli occhi di piccoli pazienti, così forti e coraggiosi da dare speranza anche agli adulti. Le vicende di alcuni bambini ricoverati nell’ospedale pediatrico più grande d’Europa raccontano la sfida di chi è costretto a un improvviso e prematuro incontro con la malattia, la paura, le decisioni difficili da prendere, ma anche la voglia di guarire. «Sono appena cominciate le riprese della nuova serie – ha annunciato la Ercolani, a Giffoni insieme al presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc – che andrà in onda tra aprile e marzo 2018. L’idea è quella di dare più spazio questa volta al racconto dell’ospedale, al Bambino Gesù nel mondo, all’aspetto scientifico. La malattia è un’esperienza limite, che porta con sé problemi, ma anche scoperte, e al Bambino Gesù scopri che non sei solo e che non sei destinato a vivere solo un’esperienza di dolore». «Il racconto della malattia in tv o al cinema – continua – tende a essere consolatorio o spettacolare e adrenalinico. Noi ci siamo concessi il lusso di non indorare la pillola, nel rispetto della privacy di pazienti. Volevamo restituire una rappresentazione del tempo più vicina al vero, un tempo che non prevede continue emergenze, molto più dilatato, che consente di fermarsi, pensare, ascoltare il proprio corpo, affidarsi alle cure». Tra i prossimi progetti televisivi della Ercolani, un programma in onda su Rai1 a ottobre con Bebe Vio e altre ragazze, convinte che la vita sia una cosa meravigliosa nonostante le sue enormi difficoltà, e una fiction sperimentale per Disney e Rai Gulp.