Calcio. Germania, tutti in piedi per i romantici del pallone
Lo striscione dei tifosi dello Stoccarda in omaggio alle popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna
Sturm und Drang ( «tempesta e impeto»), la storia si ripete in Germania. È stato un epilogo per cuori forti quello dei massimi campionati tedeschi. La rivincita dei sentimenti (proprio come il movimento culturale che anticipò il Romanticismo) a dispetto di un popolo considerato sin troppo freddo e distaccato. Da questo punto di vista spicca lo striscione da applausi dei tifosi dello Stoccarda (gemellati con quelli del Cesena) in omaggio alle popolazioni alluvionate in Italia. Nella curva dei biancorossi tedeschi sono comparse le parole di “Romagna mia”, diventata un inno anche per gli ultrà di altre squadre italiane, molti accorsi sul posto a spalare fango. Rimanendo invece nell’ambito strettamente calcistico, l’assegnazione del titolo di campione di Germania si è rivelata un’altalena di emozioni vietate ai cardiopatici conclusasi con l’amarezza indicibile provata dal Borussia Dortmund. Uno “psicodramma” come è stato già ampiamente ribattezzato il rocambolesco finale che ha visto i gialloneri perdere il titolo all’ultimo minuto dell’ultima giornata. La tana del Dortmund, il bollente Westfalenstadion, ha vissuto le più crudeli montagne russe su cui possa finire un tifoso. Una partita da vincere contro il non irresistibile Mainz si è trasformata in un incubo per il Dortmund sotto anche di due gol. La speranza però si è riaccesa dopo l’incredibile pareggio del Colonia contro il Bayern Monaco. Ma all’89esimo il gol di Masiala ha spegnato i sogni e una festa (già pronta in città) attesa da dieci anni esatti: al 2013 risale l’ultimo titolo del Borussia prima della dittatura bavarese. Niente da fare. E il pareggio in pieno recupero contro il Mainz (2-2) serve solo ad acuire il bruciore per un campionato perso a pari punti per differenza reti, con il Bayern che mette in bacheca l’11° scudetto di fila.
Una doccia gelata superiore anche allo scudetto perso dalla Juve a Perugia o dall’Inter il 5 maggio 2002. Qualcosa di tremendamente simile hanno provato però sempre in Germania i tifosi dell’Amburgo nella giornata conclusiva della Zweite Liga (Serie B tedesca): mentre già festeggiavano la promozione dopo la vittoria per 0-1 contro il Sandhausen, sul campo del Regensburg i rivali dell’Heidenheim stavano perdendo 2-1 al 90’. Poi però la beffa crudele: l’arbitro assegna 11 minuti di recupero e l’Heidenheim prima su rigore e poi con un gol al 99esimo minuto firma la rimonta che vale l’approdo in Bundesliga. Eppure tornando a Dortmund più forte delle lacrime dei giocatori è stato il coro di incitamento finale dello stadio. Più l’allenatore Terzic non riusciva a trattenere l’emozione, più saliva forte il coro: «Se vinci e sei in cima, o se perdi e sei in fondo, canteremo ancora: Borussia, BVB!». È la passione viscerale e senza limiti del “Muro giallo” una delle curve più spettacolari del mondo, con coreografie che ogni anno non finiscono di sbalordire.
Un tifo da brividi come quello dell’Union Berlino, un club che ha superato il crudele Muro della Storia, diventando la squadra della dissidenza al regime comunista della Ddr. Ebbene dopo essere riusciti a non affondare sotto i colpi della Stasi, oggi possono festeggiare la terza qualificazione di fila alla Champions League. Un piccolo “miracolo” sportivo visto che il club è tornato nella massima serie solo quattro anni fa. Ma certo le prime pagine sono tutte per il capitombolo del Dortmund, con le immagini sconsolate del bomber Haller. Ha fallito un rigore che poteva cambiare la partita. Ma lui che ha superato drammi veri, ritornando a giocare dopo un tumore ai testicoli, saprà senz’altro rialzarsi. Il calcio è imprevedibile come la vita, ma rimane un gioco. E anche se fa soffrire, i romantici del pallone conservano come bussola la frase di Nick Hornby in Febbre a ‘90: «Puoi perdere il lavoro, la tua ragazza ti può lasciare, tutta la tua vita può andare male, ma ci sarà sempre un campionato che parte a settembre».