Teatro. Genova, in scena le ferite del G8
“Il vigneto” di Toshiro Suzue per 'G8 Project' a Genova
Dieci ore di teatro per una grande maratona teatrale in occasione del ventennale del G8 di Genova. Ben nove spettacoli di produzione, scritti da autori e autrici internazionali, verranno presentati in prima assoluta oggi al Teatro Ivo Chiesa e al Teatro Gustavo Modena nell’ambito del G8 Project. Si apre così la stagione 21-22 del Teatro Nazionale di Genova, nonché la rassegna di nuova drammaturgia internazionale “Il mondo che abbiamo”, cuore dell’articolato programma di iniziative fortemente voluto dal direttore Davide Livermore per ricordare i drammatici eventi accaduti fra il 19 e il 22 luglio 2001, con i sanguinosi scontri tra forze dell’ordine e manifestanti no global e pacifisti in occasione della riunione dei capi di governo dei maggiori Paesi industrializzati a Genova.
«E’ quello che un teatro nazionale deve essere, deve rivoluzionare il mondo, deve avere quell’illusione di restituire bellezza — spiega ad Avvenire Livermore —. Io dirigo il Teatro di Genova che ha una storia veramente importante, nasce da una militanza, dal teatro di Squarzina e di Chiesa. Utilizziamo il G8 per parlare dei primi anni di questo millennio, quello che avvenne nel 2001, anche con le Torri Gemelle, segna la cesura con un mondo che non c’è più, anche come partecipazione democratica della gente alla collettività. L’obiettivo è stimolare le coscienze e restituire il concetto di teatro pubblico». Dopo la maratona di oggi, che inizierà alle due del pomeriggio per concludersi verso l’una di notte, la rassegna, curata dal dramaturg Andrea Porcheddu, proseguirà sino al 27 ottobre, proponendo due o tre spettacoli per sera sia al Teatro Ivo Chiesa che al Teatro Gustavo Modena. Per questo straordinario progetto il Teatro Nazionale di Genova ha commissionato nove testi a nove drammaturghi tra i più significativi della scena internazionale – Roland Schimmelpfennig (Germania), Nathalie Fillion (Francia), Guillermo Verdecchia (Canada), Fausto Paravidino (Italia), Sabrina Mahfouz (Uk), Toshiro Suzue (Giappone), Wendy MacLeod (USA), Ivan Vyrypaev (Russia) e Fabrice Murgia (Belgio / Unione Europea) — ciascuno in rappresentanza di u- no dei 'Grandi' presenti al summit del 2001.
«Agli artisti è stato chiesto non tanto e non solo di ripensare i fatti accaduti nel 2001, quanto piuttosto di riflettere sui primi venti anni di questo nuovo millennio: guardare in prospettiva al passato recente, ma anche porre un’ipotesi di futuro, di sviluppo, di modelli praticabili, con uno sguardo propositivo anche per le nuove generazioni» aggiunge Porcheddu, organizzatore della rassegna teatrale. Le nove opere, che affrontano con stili diversi e personali le tematiche emerse dal G8 di Genova riportandole ai giorni nostri, sono state tradotte e affidate a registe e registi italiani. Giorgina Pi dirige Sherpa di Roland Schimmelpfennig che confronta le miserie del 2001, dal Malawi a Lampedusa, con le miserie degli ultimi anni; Mercedes Martini Our Heart Learns di Guillermo Verdecchia che racconta le vite stravolte di due studenti canadesi che partecipano alle proteste; Serena Sinigaglia Transcendance di Sabrina Mahfouz, carrellata degli eventi che hanno cambiato la nostra società, dal G8 alla nascita di Facebook, dalla Brexit alla pandemia; Thea Dellavalle Change le monde, trouve la guerre di Fabrice Murgia, da una storia vera, dove una donna torna a Genova dopo 20 anni per superare il suo trauma; Teodoro Bonci del Bene Dati sensibili: New Constructive Ethics di Ivan Vyrypaev sulle possibilità di una nuova etica; Kiara Pipino Basta! di Wendy MacLeod commedia graffiante e politicamente scorretta; Thaiz Bozano Il vigneto di Toshiro Suzue che si interroga sugli effetti della globalizzazione sulla vita individuale 20 anni dopo il G8 di Genova, mentre Fausto Paravidino e Nathalie Fillion dirigono i propri testi, Genova 2021 nato da una serie di incontri pubblici e privati dell’autore e In situ - Rêverie del XXI secolo che immagina Cristoforo Colombo tornato a Genova da un tempo lontano nel 2021.
«Come nove capitoli di una grande storia individuale e collettiva, gli spettacoli del G8 Project raccontano le cicatrici profondissime lasciate dagli eventi di Genova 2001 e i cambiamenti della nostra società, cercando di immaginare quale futuro si possa ancora costruire — aggiunge Porcheddu —. Abbiamo cercato scrittori e scrittrici che sapessero raccontare quello che stiamo vivendo. Senza puntare alla ricostruzione dei fatti, ma usando il linguaggio della scena per indagare cosa siamo diventati, come è cambiata la nostra vita nei primi 20 anni del nuovo secolo. Non scaturiscono nuove risposte, ma semi peri il futuro». Il genovese Fausto Paravidino era stato il primo a scrivere dei fatti di Genova a ridosso della cronaca con Genova 01, ed ora torna con una sua personale indagine, che si aggiunge all’interessante sguardo internazionale degli autori e alla varietà delle poetiche con ben 7 registe donne e diversi attori italiani di seconda generazione. Conclude Porcheddu: «Tutti gli autori invitano a restare uniti, a cercare di essere coerenti tra etica pubblica e etica privata. Il Teatro Nazionale di Genova cerca di essere il luogo in cui ritrovare la cosa che ci ha tolto la pandemia: la libertà di stare insieme a condividere il rito e il quotidiano».