Capitali americani, tecnologia italiana. Con lo sguardo del mondo USA e Canada sul prossimo GP di Montreal, si parla ancora una volta di una squadra a stelle e strisce nel massimo campionato mondiale. Nel mondo della Formula 1 il tricolore va forte nonostante la crisi della Ferrari e quando si parla di Stati Uniti, il legame con la nostra penisola è molto forte. Non è un caso che la nuova squadra di F.1, che disputerà il Mondiale a partire dal 2016 dopo aver (inutilmente) tentato di essere al via già dal prossimo anno, quella diretta da Gene Haas, abbia un piede dalle parti di Parma. A Varano de' Melegari, infatti, sorge la fabbrica che sta progettando che il team Haas metterà in pista nel 2016. E quando si parla di Varano, il nome è solo uno: Dallara Automobili. Il progetto è seguito da Gunther Steiner, altoatesino che in passato era responsabile Jaguar F.1 e poi Red Bull prima dell’avvento di Chris Horner. Fu lui ad assumere il genio della progettazione Adrian Newey prima di decidersi ad attraversare l’oceano e a dedicarsi alle corse Nascar, quelle rese famose dal film di Tom Cruise "Giorni di tuono". E lì Steiner ha conosciuto Haas, lo ha invogliato a cimentarsi in F.1 e a scegliere il miglior costruttore di auto da corsa esistente al mondo, la Dallara appunto. Alla base del progetto ci sono i motori Ferrari F.1. Negli USA non puoi parlare di corse senza parlare di Ferrari, e per una squadra che riporta il marchio a stelle e strisce nell’ambito mondiale, non poteva essere diversamente. Consci dell’importanza del mercato americano, la Ferrari ha destinato risorse e uomini a questo progetto. Saranno pure clienti, ma sono clienti speciali da curare con attenzione. E visti gli esuberi nel reparto corse, piuttosto che licenziare gente si è preferito girarli alla Dallara Automobili a Varano. Ma se Dallara non è presente in Formula 1, perché lo si considera il miglior costruttore di auto al mondo? Perché da anni le maggiori categorie da corsa usano vetture progettate e costruite a Varano. Sono tali le Audi che hanno vinto a Le Mans e la nuova Porsche 919. È Dallara anche la GP2 e la GP3 che fanno da contorno alla F.1 da anni a questa parte, oppure le F.3 che hanno dominato i campionati europei e mondiali, o la nuova F.4. Ed erano progettate da Dallara anche le famose Lamborghini Miura degli anni 70 o le Fiat X1/9, lo spider d’eccellenza di una Fiat che all’epoca non aveva rivali. Come sono Dallara le monoposto che hanno corso e vinto la 500 Miglia di Indiapolis. Quindi un nome conosciuto negli USA, e questo spiega perché Gene Haas ha voluto una monoposto costruita da Dallara. La piccola azienda parmense trova la sua linfa vitale nella passione e nel genio di Giampaolo Dallara, un tecnico fuori dagli schemi. Uno che non ha mai abbandonato il paesello anche quando correva in F.1 con la Scuderia Italia negli anni ’90. Un tecnico che quando finisce il lavoro in fabbrica se ne va al bar in centro al paese a giocare a carte con gli amici di un tempo. Un personaggio atipico, fatto di sostanza e poca apparenza, legato alle tradizioni e alla passione per i motori, una passione che gli ha fatto fare il grande passo. Mettersi in proprio cioè, e aprire una struttura dove costruire auto per i campionati minori. Poi i successi a ripetizione, gli investimenti successivi e ora Dallara è una realtà internazionale fatta di galleria del vento (ha lavorato anche per la Ferrari) e di simulatore di guida identico a quello che usano in F.1 (e qui si allena il polacco Kubica per capire come e quanto avesse recuperato dopo il drammatico incidente nei rally). Dallara rappresenta quell’Italia fatta di lavoro e passione, di sacrifici e intuito, di quelle eccellenze tecnologiche che negli Usa hanno fatto grandi Bill Gates con Microsoft e Mark Zuckenberg con Facebook. Altrove gli avrebbero dedicato almeno un film, da noi se parli di Dallara lo conoscono solo gli addetti ai lavori. «La Formula 1 in proprio? - ha sempre ripetuto Dallara - coi costi di oggi non è possibile farla. Avevamo preparato il progetto per il ritorno della Honda in F.1 poi i giapponesi rinunciarono, le idee le abbiamo, ma per correre servono i soldi che noi invece purtroppo non abbiamo...». Ora i capitali di Haas, della sua rete distributiva di ricambi negli Stati Uniti, la sede di Richmond, il nome del motore Ferrari e l’entusiasmo americano (si parla di Alexander Rossi e Danica Patrick come piloti made in Usa) hanno riaperto le porte della F.1 per Dallara. Ma tranquilli, non è cambiato niente. Finito il lavoro, l’ingegner Giampaolo lo trovate al bar in centro al paese, a giocare a carte e a lamentarsi per una briscola giocata male. È l’altra faccia del genio made in Italy.