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La ct della nazionale. Garbin: «Le mie tenniste ormai pronte al salto»

Giuseppe Muolo giovedì 4 luglio 2024

Tathiana Garbin (a destra), capitano della squadra italiana di Fed Cup, con Martina Trevisan

Tathiana Garbin. Su un proiettore scorrono le immagini della sua vittoria nel 2008 nel torneo ITF dell’ATV Tennis Open, storica kermesse romana che ha battezzato anche le ragazze italiane della Billie Jean King Cup e campionesse come Aryna Sabalenka ed Elena Rybakina. La Ct della Nazionale femminile di tennis in un certo senso è tornata a casa, proprio tra i campi del circolo capitolino dell’Antico Tiro a Volo, dove la prossima settimana verrà ospitata la quattordicesima edizione del torneo. Sorride Tathiana. Gli occhi un po’ lucidi quando ripensa ai mesi difficili della malattia (un tumore), ma proiettati al futuro e alle sue ragazze. A Wimbledon, alla BJK Cup e alle Olimpiadi, dove, parola di capitana, «possiamo finalmente sognare in grande».

Innanzitutto, come sta?

« Bene, per fortuna. Ho dei controlli da fare, ma mi sento fisicamente meglio e mentalmente pronta per affrontare i prossimi impegni. Sono tornata in piena attività seguendo le ragazze come prima. Sono carica per viaggiare e andare dove il tennis mi porterà».

Secondo Martina Navratilova il tennis è maestro di vita. È così anche per lei e quanto l’ha aiutata ad affrontare questi mesi?

« Assolutamente. È un insegnante meraviglioso. Ti rende più resiliente perché ti mette di fronte a difficoltà che devi risolvere da solo e insieme al tuo team. Ed è così anche nella vita. È importante crearsi la propria “squadra”, che sono le persone che tengono maggiormente a te e ti spronano a diventare migliore. Questo è fondamentale per superare ogni difficoltà. Grazie al tennis ho imparato tante cose che mi sono servite durante la malattia. Ma soprattutto la mentalità per attraversare il buio».

A che cosa si è affidata maggiormente nei momenti più difficili?

« Alla mia voglia di vivere e al mio carattere».

Si è sentita supportata dagli altri?

«Sì, la fede degli altri mi ha aiutata molto. Tantissime persone hanno pregato per me. Ho sentito fortemente la vicinanza di quanti mi hanno sostenuto a livello spirituale».

Sicuramente le avrà dato una grossa mano anche il grande momento delle azzurre. Più volte le ha definite come delle figlie. Che cosa vi lega così tanto?

« Le ho viste crescere. Ho smesso di giocare nel 2011 e ho iniziato subito a lavorare con la Federazione. Ho avuto l’occasione di conoscerle da quando erano piccolissime e osservare il loro percorso mi rende molto felice. So quanti ostacoli hanno dovuto superare e quindi sono orgogliosa nel vederle migliorate, sia dal punto di vista professionale, ma soprattutto a livello umano. L’aspetto di cui sono più fiera».

È stata la finale, pur persa, di BJK Cup il momento di svolta?

« In quel momento hanno compreso la loro potenzialità, ma a me piace parlare di processo, di storie che si evolvono durante il tempo. La vera forza della mia squadra è il lavoro continuo e la voglia di crescere. Credo che questa sia la mentalità da trasmettere ai giovani che si stanno approcciando a questo sport, ma non solo. Purtroppo, viviamo in una società dove si vuole tutto e subito. Bisogna sottolineare invece l’importanza di lavorare duramente ogni giorno per realizzare i propri sogni, per conquistarli un passo alla volta. Con una sana ossessione, quella volta al miglioramento e non al risultato».

A proposito di sogni. A novembre, nella nuova edizione della BJK Cup, partirete direttamente dalle Finals. Si punta alla vittoria?

« Beh, sì (sorride convinta ndr.). L’anno scorso siamo state la sorpresa, abbiamo incontrato squadre più forti di noi, ma la determinazione ci ha regalato un risultato straordinario. Stavolta arriveremo con più consapevolezza, saremo tra le squadre da battere».

Magari con una Errani in più…

« Sì, sono felicissima che Sara si sia molto impegnata nel doppio, perché era qualcosa che ci mancava. Ha sacrificato parte del suo singolo per impegnarsi in questa disciplina che per noi diventerà fondamentale sia alla fine dell’anno sia alle Olimpiadi».

Con Jasmine formano una coppia straordinaria. In cosa sono indispensabili l’una per l’altra?

« Jasmine ha regalato a Sara una vitalità e un’energia tutta nuova. Sara le ha donato invece quell’esperienza che le mancava per approcciare ancora meglio al lavoro».

Dopo Parigi, dove è arrivata in finale, può ripetersi ancora?

« Credo che Jasmine abbia delle potenzialità che ancora non conosce. Come non amava giocare sul veloce e poi ha vinto un Masters 1000 (Dubai ndr.), sono convinta che anche su altre superfici si possa togliere diverse soddisfazioni».

E le altre ragazze?

« Elisabetta Cocciaretto ha grandi capacità, Bronzetti ha sempre confermato di poter giocare ad alto livello dappertutto. Trevisan sta attraversando un momento di crisi, ma sono convinta che le sue grandi risorse umane la faranno uscire da queste difficoltà».

Intanto gli uomini sono diventati dei veri erbivori. Sinner e Bolelli - Vavassori hanno vinto ad Halle. Musetti è arrivato in finale al Queen’s.

« Sinner può essere il numero uno anche sull’erba, come ha dimostrato in Germania. E allo stesso modo il doppio, indipendentemente da Wimbledon, sarà sempre competitivo sul veloce. Ma sono convinta che anche Musetti farà bene, un giocatore di altissima qualità che con questa superficie va a nozze, così come naturalmente anche Berrettini che sarà sempre protagonista».

Poi partirà la spedizione Parigi per le Olimpiadi. Manca una medaglia dal 1924…

« Possiamo sognare in grande. Abbiamo buonissime possibilità sia in singolo, sia in doppio, sia in doppio misto. La coppia del doppio misto la decideremo insieme a Filippo (Volandri ndr.) e i giocatori il 24 luglio, il giorno del sign-in. Aspetteremo l’ultimo minuto, sono in tanti che lo vogliono giocare».

Si parla di Vavassori-Paolini o Vavassori-Errani…

«Andrea può giocare benissimo con entrambe. Sara non giocherà il singolare quindi sarà più fresca, mentre Jasmine dovrà misurarsi con singolo e doppio. Forse sarebbe un po’ troppo dispendioso aggiungere una terza specialità, ma sentiremo lei che cosa desidererà fare».

Il presidente Malagò ha detto che l’obiettivo è superare le 40 medaglie. Quante ne porterà il tennis?

« Mi auguro più di una».