Agorà

L'incontro. Khalida e Nadia: ieri afghane in fuga, oggi "giuste" del calcio

mercoledì 12 marzo 2025
L'attaccante dell'Ac Milan femminile Nadia Nadim assieme alla fondatrice della nazionale afghana Khalida Popal.

L'attaccante dell'Ac Milan femminile Nadia Nadim assieme alla fondatrice della nazionale afghana Khalida Popal.

Sono scappate da Kabul in momenti diversi ma per lo stesso motivo, salvarsi la vita minacciata dai talebani, e dopo aver vissuto per diverso tempo nei campi profughi si sono stabilite in Danimarca, che ha offerto loro lo status di rifugiate. Eppure, Nadia Nadim, attaccante dell’Ac Milan femminile, e Khalida Popal, fondatrice della nazionale afgana di calcio femminile non si erano mai incontrate. Si conoscevano, certo, erano in contatto, ma non avevano mai avuto l’opportunità di vedersi. Fino a ieri. Uno dei campi del centro sportivo Vismara, infatti, Nadia e Khalida si sono incontrate e si sono abbracciate, quasi come a chiudere un cerchio, come a sancire che sì, loro ce l’hanno fatta ed è stato anche grazie al gioco del calcio.

L’incontro è stato organizzato dalla Fondazione Gariwo in collaborazione con l’Ac Milan femminile a margine dell’intitolazione dei nuovi Giusti al Giardino dei Giusti del Monte Stella. Khalida Popal, infatti, è una delle figure dello sport che è stata onorata per aver salvato 150 giocatrici di calcio che nel 2021, con il ritorno al potere dei talebani, erano, di fatto, condannate a morte per il solo essere delle atlete. Fin da bambina Khalida ha sfidato la società afgana che la voleva in cucina, pronta a servire il futuro marito e ha osato così tanto che è riuscita a creare la prima squadra di calcio femminile e poi anche la federazione. Dopo aver ricevuto esplicite minacce di morte, Khalida è scappata dall’Afghanistan e in Danimarca, dopo un brutto incidente di gioco, ha fondato GirlPower, una piattaforma che ancora oggi usa per dare voce alle donne che cercano l’emancipazione tramite lo sport. “Attraverso l'organizzazione Girl Power – ha spiegato Khalida Popal - ho avuto il privilegio di sostenere giovani donne rifugiate, aiutandole a trovare speranza attraverso il calcio e la leadership. Lo sport non è solo un gioco – ha detto ancora Khalida - è un’ancora di salvezza, uno strumento di emancipazione e un linguaggio universale di resistenza. Insegna alle giovani ragazze che hanno un posto nel mondo, che contano e che sono in grado di costruire il proprio futuro”.

Lo sport, e il calcio in particolare, è il denominatore comune tra le vite di Khalida e Nadia Nadim. Scappata dall’Afghanistan dopo che i talebani le hanno ucciso il padre, Nadia ha passato diversi mesi nei campi profughi ed è stato proprio lì che ha scoperto il calcio. “Ho visto una ragazza che rincorreva il pallone – ha raccontato Nadia - e ho sentito il desiderio di provare quello che provava lei: libertà, gioia. Ecco cosa significa per me il calcio. Questo gioco mi ha insegnato tutto quello che so su di me e sulla mia vita ed è stato uno strumento di integrazione nella società danese. Specialmente per le donne – ha spiegato l’attaccante del Milan - lo sport, e il calcio in particolare, è uno strumento di emancipazione molto potente. Quando sei sul campo tutte le differenze spariscono: il genere, l’orientamento sessuale, il colore della pelle, la religione. All’improvviso sei solo un essere un umano che si diverte con un altro essere umano nel rincorrere una piccola sfera rotolante”.

In una giornata uggiosa di inizio marzo, i destini di queste due donne si sono incrociati sull’erba di un campo di Milano, unite dall’idea che le donne hanno ancora tanta strada da fare ma che l’esempio e la determinazione possono cambiare il mondo, soprattutto in Afghanistan. Lo sport, l’idea di uno sport giusto, etico, che non punta solo a denigrare l’avversario, può davvero rappresentare un cambiamento importante. “Lo sport crea una lingua comune e universale tra persone che gareggiano e si basa sempre su una relazione con l’altra persona”, ha detto il Presidente della Fondazione Gariwo Gabriele Nissim. “Questa caratteristica ha delle potenzialità̀ enormi per migliorare il mondo, la nostra società̀ e persino per promuovere la pace, come avevano compreso gli antichi greci, che in occasione delle Olimpiadi sospendevano le guerre”.

Ambasciatrici dello sport giusto, quello che ti salva, che salva gli altri e ti fa vivere meglio, Khalida Popal e Nadia Nadim hanno potuto parlare e confrontarsi, con la speranza che insieme si possa fare ancora tanto per le donne afgane e per tutte le altre che ancora, nel mondo, lottano per libertà ed emancipazione.