«Sono venuta perché lei e Vianello sapevano farmi ridere anche quando ero triste. Per tutte le volte che quei due sono riusciti a strapparmi un sorriso». La signora Antonietta Cagnoni, operaia in pensione, ieri mattina si è vestita elegante ed è arrivata fino a qui, in questa periferia ricca, ma lontana con i mezzi, dal centro di Milano. E una gran parte della piccola chiesa - tutta cemento e vetro e spigoli - è piena di gente come lei: persone di una certa età, soprattutto donne, venute per salutare un’amica. Una che ha fatto per anni compagnia, in tinello, al pomeriggio; mentre i bambini giocavano, e si cominciava a preparare la cena.Fuori invece, all’ingresso, c’è un’altra folla, a dire il vero non folta; sono i “celebrity watchers”, quelli che vengono per fotografare col cellulare i volti famosi, e che forse rimarranno delusi: perché sì, c’è Piersilvio Berlusconi, e Baudo, e Frizzi, e Gerry Scotti, ma non è dei più affollati il parterre dei vip stamattina, a Milano Due. Sono venuti gli amici cari, ma le facce nuove della tv mancano. È un funerale, quello della Mondaini, un po’ in tono minore, con le telecamere che faticano a non far vedere che il prato davanti al maxischermo, dietro la chiesa, è quasi vuoto. Guardi la piccola folla zitta in chiesa in attesa dell’arrivo del feretro: sono, della defunta, quasi coetanei. La prima generazione di italiani invecchiata davanti alla tv è qui con i suoi rimpianti: «Sandra e Raimondo avevano un garbo che ora in tv è scomparso», dice una vecchia signora, seduta timidamente in ultima fila.Arriva la bara coperta di rose chiare, e scoppia l’applauso che ormai inevitabilmente accompagna quasi tutto, fosse spettacolo, anche l’ultimo viaggio. In prima fila, accanto alla famiglia filippina accolta in casa dai Vianello, c’è Fedele Confalonieri e il sindaco Letizia Moratti. La mole generosa di Gerry Scotti, che dal pulpito legge un brano dell’Apocalisse, dà come uno spessore solido e benigno alla antica promessa: “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perchè le cose di prima sono passate”. Le parole del parroco, don Walter, sono toccanti. In fondo alla chiesa le giovani truccatrici e parrucchiere degli studi Mediaset si asciugano gli occhi, quando il sacerdote dice di quella coppia, modello di «un amore che dura per sempre»; si commuovono, le ragazze dei camerini, per la signora Sandra, ma forse anche a quell’idea, «un amore per sempre» che oggi sembra loro bella, ma quasi impossibile. Il vicario monsignor Carlo Faccendini porta il cordoglio del cardinale Tettamanzi: «Un lutto che occupa il cuore degli italiani». E sono molti, e molte, quelli che da casa stanno seguendo i funerali su Canale 5, in quei soggiorni dove Sandra e Raimondo erano familiari: così che un po’ si lavorava e un po’ si ascoltava, lasciandosi andare, a una battuta, a un sorriso. (E Dio sa quanto un sorriso, in certe giornate, è prezioso). La signora Anna Cirillo invece ci teneva a essere qui di persona: «perché - spiega - quei due in tv litigavano sempre: ma in realtà, si volevano bene da cinquant’anni». C’è una palpabile nostalgia sospesa nella chiesa; c’è la prima generazione di telespettatori, ormai vecchi, che è venuta a salutare una che era dei loro. Una signora depone sotto l’altare un pupazzo di Sbirulino tutto sciupato, come maltrattato per anni da una nidiata di bambini: «Ci hanno giocato i miei figli, sono venuta a regalarlo a Sandra». Per ultima prende la parola Rosalie, la madre di famiglia filippina che coi suoi fu assunta 19 anni fa dai Vianello. «Eravamo arrivati come domestici – dice semplicemente – ma con loro abbiamo trovato una famiglia». Un altro applauso, questa volta però come venuto su dal cuore, e quasi stupito: che in questa Milano sia ancora possibile che si arrivi da stranieri, e si sia accolti così. Poi, è ora di andare. La Mercedes aspetta, il portellone spalancato, di partire. Per il cimitero di Lambrate, qui a Milano. «Lambrate? – sussulta una signora coi capelli grigi al saperlo – ma come, Raimondo è sepolto a Roma!» E nel popolo dei Vianello, fra chi per quarant’anni li ha visti scambiarsi amabili veleni da dentro un letto matrimoniale, suona strano che adesso i due se ne dormano divisi e lontani. Ti viene in mente allora ciò che ti ha ricordato un ragazzone in maglietta rossa seduto in fondo alla chiesa, prima, mentre si aspettava il feretro. Di quello sketch in cui Raimondo, dopo la solita lite, scoppiava contro Sandra: «Ma tu, nemmeno in Paradiso mi lascerai stare!». E quello delle tombe separate sembra l’ultimo dispetto, l’ultima frecciata tra due che si sono voluti molto bene. Poi la Mercedes con Sandra parte, e fuori, sotto al sole caldo di una estate che non vuole finire, i “celebrity watchers” sciamano via un po’ mesti. «Mi aspettavo più gente», borbotta uno. È vero, lo star system di oggi non c’era. È stato il funerale di una amica, tra convenuti quasi tutti in là con gli anni; in memoria di quella tv beneducata che si lasciava accesa tranquilli, come una persona di famiglia. Con quei due sempre a beccarsi, e ingelosirsi, e litigare: ma sempre insieme - per tutta la vita.