I funerali. L'urna di Raffaella Carrà farà tappa a San Giovanni Rotondo
“Raffaella era molto di più di quello che appariva”. Le parole di padre Francesco Dileo, rettore del Santuario di San Pio da Pietrelcina di San Giovanni Rotondo, sintetizza così l’essenza della donna ed artista Raffaella Cara, all’omelia durante i funerali della showgirl svoltisi oggi presso la Basilica dell’Aracoeli di Roma. Svelando il rapporto profondo tra la Carrà e Padre Pio, tanto da fare un annuncio: per volontà di Raffaella appena sarà possibile Sergio Japino porterà l’urna a San Giovanni Rotondo a fare tappa prima di essere sepolta all’Argentario.
Una cerimonia semplice, come voluto dalla famiglia, e toccante al tempo stesso, sin dall’entrata del feretro nella basilica fra gli applausi della folla radunata fuori. Accanto alla bara di legno grezzo, come da lei voluto, diverse corone a forma di cuore di rose bianche, rosse, rosa e gialle. A campeggiare una foto molto amata, Raffaella circondata da bambini di tutte le nazionalità, a rappresentare il suo programma più amato, “Amore” grazie al quale fece adottare a distanza ben 130mila bambini. In prima fila il compagno di una vita Sergio Japino, affranto, le figlie di Gianni Boncompagni e i nipoti di Raffaella, Federico e Matteo. Fra gli astanti, il ministro della Cultura Dario Franceschini, l’ad Rai Fabrizio Salini, il direttore di Rai 1 Stefano Coletta, il sindaco di Roma Virginia Raggi e molti volti noti fra cui Lorena Bianchetti, Milly Carlucci, Alessandro Greco.
A celebrare frate Simone Gastaldi, vicario superiore dei francescani della Basilica dell’Aracoeli, accompagnato nella concelebrazione da otto frati provenienti da San Giovanni Rotondo. “La nostra grande speranza è di trovarci là tutti insieme – ha detto fra Simone - . Sono abbastanza sicuro che essendo una festa la troveremo là, in prima fila”. Il Vangelo, letto da padre Paolo Covino, cappuccino della comunità di San Giovanni Rotondo, era il capitolo 5 di Marco, quello dell’emorroissa, donna che molto aveva sofferto ma che si era salvata grazie alla a sua fede.
Ed è stato padre Francesco Di Leo ad aggiungere nell'omelia: “Era una donna carismatica, ma il carisma non è fine a se stesso, ma è dato a vantaggio degli altri”. Umanità e talento artistico dell’artista è stato sottolineato dal padre, che ha anche rivelato il rapporto forte che la Carrà aveva con la comunità di San Giovanni Rotondo. “Un'amicizia semplice e discreta che lega me e altri confratelli a Raffaella e Sergio da un ventennio - ha spiegato - da quando accettò di inaugurare nel 2001 la neonata Teleradio Padre Pio e il centro delle comunicazioni sociali dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo, oggi evoluti nell’emittente televisiva Padre Pio Tv. L’anno successivo proprio Raffaella volle realizzare uno special su Padre Pio nella suggestiva cornice della monumentale Via Crucis di Francesco Messina accanto al santuario. E da allora ci siamo ritrovati più volte e abbiamo mantenuto contatti telefonici”. Padre Francesco ha inoltre rivelato che la Carrà gli confessò: “Io mi sto innamorando piano piano di Padre Pio”.
Al termine della cerimonia, gli omaggi di istituzioni e amici. Il sindaco Raggi ha omaggiato una donna di “un grande carisma, capace di travolgere con grande empatia coloro con cui lavorava e che la vedevano in tv. Tutti possono concordare su un aggettivo: indimenticabile. Roma è diventata la sua città e noi non la dimenticheremo”. Lorena Bianchetti ricorda la giovane Raffaella, “quando ballava lei la televisione sembrava a colori anche se era in bianco e nero, ha insegnato che un ombelico può essere sensuale e innocente contemporaneamente, è stata una artista nazionale e internazionale. Forse solo adesso riusciamo a vedere quello che Raffaella Carrà è stata: un regalo, insegnando a tutti che cuore, passione e libertà possono segnare le pagine di storia e non solo della televisione”. Standing ovation.
Infine il commiato celebrato da padre Francesco Colacelli e padre Nicola Monopoli. All’uscita dalla basilica ancora abbracci e invocazioni per l’ultimo abbraccio con la piazza unita da cori con le canzoni della Raffa nazionale e da un applauso che non finiva mai.