Agorà

SPETTACOLI. Tutti in fila per Mike Domani i funerali di Stato

Alessandro Beltrami e Tiziana Lupi martedì 8 settembre 2009
Quando alle 15 ieri si sono aperte le porte della camera ardente, fuori dalla Triennale per Mike c’era già una piccola folla. Milanesi e non solo, persone comuni, politici, personaggi dello spettacolo. Tutti ordinatamente in fila in attesa di entrare nell’atrio del Palazzo dell’Arte, da cui nel 1953 Mike Bongiorno aveva condotto la sua prima trasmissione tv, «Arrivi e partenze», e porgere l’omaggio a quello che per tutti comunque era un amico. Molti torneranno domani, alle ore 10, quando nel Duomo ambrosiano verranno celebrati i funerali di Stato, officiati da monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliario e vicario episcopale per la città di Milano. La salma è arrivata in viale Allemagna intorno alle 14.30, portata dal Cimitero Monumentale dove è stata custodita nella notte dopo il viaggio da Montecarlo. A Letizia Moratti, sindaco di Milano («Mike Bongiorno – ha detto – guardava sempre ai giovani e al futuro, ricordiamolo così»), il compito di aprire le porte dell’edificio. Nell’aria musiche di Gershwin e Glenn Miller. Un lungo tappeto rosso porta al feretro, su cui è steso un drappo dello stesso colore con la scritta «Allegria», il motto che ha accompagnato Mike per tutta la vita. Quella che viene ripercorsa, tra storia della tv e momenti personali, nelle immagini proposte da un grande schermo, la finestra dalla quale per tutta l’esistenza si è affacciato alla sua gente. E la sua gente non ha mancato di rispondere con affetto. C’era la signora Luciana, sarta di Mike per due giorni: «Sostituivo la titolare a Cologno Monzese, ma non lo dimenticherò mai». C’è Aldo, milanese, che ricorda quando «nel dopoguerra si andava a vedere "Lascia o raddoppia" al cinema in via Ciro Menotti». C’è la giovane Natalia, 23 anni: «Era un mito. Studio comunicazione e trovo che da lui ci sia tanto da imparare». Gli ammiratori lasciano le loro firme su tre libri all’ingresso della Triennale: «Siamo cresciuti con te», «Hai accompagnato la nostra vita», «Tu sei la storia d’Italia». Con loro hanno portato il cordoglio alla moglie Daniela Zuccoli e ai figli, presenti accanto al feretro, Walter Veltroni, l’ad di Sky Tom Mockridge, il presidente della Juventus Cobolli Gigli, l’ex sindaco di Milano Albertini, Marisa Laurito, Massimo Giletti, il collaboratore di sempre Ludovico Pellegrini. Oggi la camera ardente resterà aperta dalle 10 alle 20. Anche il momento della sepoltura domani, nel piccolo cimitero di Dagnente, una frazione di Arona, sarà pubblica. Mike riposerà accanto alla madre, Enrica Carello, e al nonno al madre della moglie Daniela.Il papà della buona tv. Non si può parlare di lui senza ripensare al suo «Allegria!». Anche se quella di oggi è un’occasione triste, perché Mike Bongiorno non c’è più. Se ne è andato ieri, per un infarto talmente imprevedibile e imprevisto da averlo colto alle 11.30 durante il secondo giorno di una breve vacanza (a Montecarlo), presa al volo prima dell’inizio della nuova avventura che Sky gli aveva offerto (anche) per ripagarlo dell’amarezza della conclusione del suo rapporto con Mediaset. Mike, cioè Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, aveva 85 anni (era nato a New York il 26 maggio 1924), cinquanta dei quali legati a doppio filo alla storia di quella televisione che dal 1953, insieme a Corrado, aveva contribuito a far nascere. Prima c’erano state la guerra e la prigionia: durante la Seconda Guerra Mondiale, Mike Bongiorno era stato impiegato come staffetta per le comunicazioni tra Alleati e gruppi partigiani sulle montagne piemontesi. Catturato dalla Gestapo nell’aprile 1944 e rinchiuso nel carcere milanese di San Vittore (dov’era stato compagno di cella di Indro Montanelli), Bongiorno aveva conosciuto anche l’orrore dei campi di concentramento nazisti dove, raccontava, aveva visto «decine di ebrei avviarsi verso le camere a gas» e dal quale si era salvato grazie ad uno scambio di prigionieri tra gli Stati Uniti e la Germania. Nel 1953, dopo le esperienze americane radiofoniche con il Giornale italo-americano e The voice of America, l’arrivo in Italia e l’inizio della lunghissima carriera televisiva. Cominciata con Arrivi e partenze ma consacrata dal successo di Lascia o raddoppia?, il primo telequiz che divenne un vero e proprio fenomeno di costume. Seguirono poi, tra i tanti, Campanile sera (1960), La fiera dei sogni (1963), il mitico Rischiatutto (1970), successo da venti milioni di spettatori a puntata, e ben undici edizioni del Festival di Sanremo. Ancora: Ieri e oggi (1976), Scommettiamo? (1978) e Flash (1980), prima di intraprendere la grande avventura a Mediaset (iniziata nel 1977, quando Silvio Berlusconi fondò Telemilano, e premiata da oltre venti Telegatti) che Mike, venticinque anni dopo, avrebbe ricordato così: «Capii subito che era un’idea vincente. Io ero all’apice del successo e, dopo vari incontri, Berlusconi mi chiese di scegliere: o lui o la Rai. Mi pagavano 900 mila lire a puntata, lui mi offrì 600 milioni in un anno». Nel 1980 il conduttore accettò l’offerta di Berlusconi che in Rai, per dissuaderlo, avevano definito «quel palazzinaro»: di quegli anni si ricordano Bis, Superflash, Telemike e, soprattutto, La Ruota della Fortuna, condotta a partire dal 1989. Negli ultimi anni la pubblicità, che era stata uno dei suoi cavalli di battaglia sin dall’inizio della carriera, gli aveva regalato una nuova giovinezza televisiva grazie soprattutto al rapporto con Fiorello, trasformatosi da un sodalizio professionale in una vera e propria amicizia. È stato proprio lo showman siciliano il tramite del rapporto tra l’amico Mike e Sky, la tv di Murdoch che gli aveva offerto un’ancora di salvezza dopo la brutta risoluzione del rapporto con Mediaset. Una storia, umana e professionale, durata trent’anni e finita, secondo la versione di Mike, per colpa di Pier Silvio Berlusconi «che è giovane ed è arrivato dopo, quindi non sapeva tutto il lavoro che ho fatto insieme a suo padre». Per Sky, sul canale SkyUno, Mike stava preparando il Riskytutto, una nuova sfida che lui stesso, aprendo ufficialmente il casting per il programma, aveva commentato così: «Ci sono tanti quiz in giro: ti fanno una domanda e ti danno tre risposte possibili; due sono errate. Sembra una lotteria. Nei miei quiz c’è una sola risposta: quella giusta. Per questo vorrei, come trent’anni fa, solo concorrenti preparati». Purtroppo Mike non è riuscito a realizzare il suo sogno, interrotto a meno di due mesi dalla realizzazione. Del sogno rimane il ricordo degli spot pubblicitari del Riskytutto, che Sky stava trasmettendo già da diversi mesi, e quello dell’ultima apparizione televisiva di Mike: vestito da arabo, su un cammello, nella megastruttura di piazzale Clodio a Roma, per andare a trovare l’amico Fiorello. Il quale ore dice affranto: «Sono sgomento. Riesco a dire solo poche parole. Ho perso il mio miglior compagno di giochi, era più di un amico. Ora riesco solo a pensare che mi mancherà davvero moltissimo». I funerali di Mike Bongiorno dovrebbero tenersi venerdì a Milano. Il condizionale è d’obbligo sulla data, in quanto ci sono da espletare pratiche burocratiche relative alla traslazione della salma dall’estero in Italia. Del suo rapporto con Dio disse: «Mi vanto di essere cattolico. Senza una salda fede in Gesù e nella religione, non avrei mai e poi mai potuto superare i momenti bui della mia vita».