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SPORT. Formula 1: Gp d'Australia senza fine Hamilton squalificato, Trulli torna 3°

venerdì 3 aprile 2009
La Federazione internazionale ha una specializzazione per la F1: la marcia indietro. Dopo essersi rimangiati le nuove regole a una settimana dal via iridato, dopo 4 giorni i commissari sportivi si sono rimangiati anche la squalifica di Jarno Trulli nel GP d’Australia. Anzi, hanno pure calcato la mano perché se in un primo tempo avevano “promosso” sul podio Lewis Hamilton, ieri lo hanno addirittura squalificato dal Gp facendogli perdere non solo il terzo posto, ma anche il quarto conquistato in pista.«Non so che dire, sono amareggiato», ha detto laconico il campione del mondo, mentre lasciava l’autodromo di Sepang, dove domenica va in scena la seconda gara del mondiale più pazzo del mondo. Per contro Jarno Trulli è al settimo cielo: «Sono sempre stato corretto. Ho subito detto che dopo il mio errore, Hamilton si è fatto da parte, ha rallentato vistosamente e si è spostato. Io l’ho superato a 80km/h e lo abbiamo fatto vedere ai commissari, portando la telemetria e tutte le comunicazioni via radio in cui dicevo cosa stava accadendo. Su cosa abbia detto Hamilton, dovete chiederlo alla Federazione».La quale, per inciso, nel comunicato parla apertamente di prove tenute nascoste dalla McLaren e di comunicazioni sleali ai commissari, da qui la pesante sanzione. In breve è accaduto che a Melbourne, dovendo spiegare cosa fosse successo in quel penultimo giro, Hamilton ha detto di non sapere perché Trulli lo avesse superato, salvo poi sentire le discussioni via radio con la squadra in cui la McLaren gli diceva di farsi da parte e lasciar passare Trulli, eventualmente dopo la corsa si sarebbe fatto reclamo.Un atteggiamento indegno e poco sportivo sia da parte del pilota, sia da parte della squadra, punita con il famoso art. 151 del codice sportivo, lo stesso usato nella vicenda dello spionaggio.È un mondiale che fra ricorsi e appelli rischia davvero di essere falsato perché, ad esempio, la Toyota dopo la squalifica di Trulli non poteva fare reclamo: «Invece sono stati i commissari, di fronte alle interviste tv di Hamilton, al comunicato della McLaren e alla mole di informazioni che abbiamo dato, che sono intervenuti d’ufficio. A parte la soddisfazione del podio ritrovato, a me risolve anche un grosso problema personale - sorride Trulli -. Prima di partire per l’Australia avevo promesso ai miei bambini (Enzo, 4 anni, Marco 2) che avrei portato la Coppa. Poi mi hanno visto sul podio e io pensavo a come giustificare il fatto che non avessi più il trofeo perché mi avevano squalificato. Avevo detto a mia moglie di andare a comprarne una simile per evitare figuracce. Ora finisce che di Coppe a casa lunedì ne porto due», riferendosi a un altro probabile podio in Malesia.Il sospetto è che la Federazione stia agendo volutamente in questo modo per rompere il fronte delle squadre, indebolendole e riprendendosi la scena: «Lo escludo nella maniera più assoluta - spiega Flavio Briatore, responsabile del team Renault - sarebbe oltremodo grave e pesante per cui non me la sento di commentare o accettare una affermazione del genere».E allora cosa non va in questa Formula 1 che cambia le carte in tavola a ogni istante? «Diciamo che alla base c’è il cattivo lavoro del nostro responsabile tecnico, quello che per conto della Fota (l’associazione delle scuderie, ovvero Ross Brawn, ndr) ha fatto un pessimo lavoro perché non ha chiarito al meglio la situazione tecnica. Questa F1 non mi piace - attacca Briatore - perché non mette tutte le squadre sullo stesso piano e io non sono contento di queste cose».Ora ci sarà da attendere la discussione dell’appello il 14 aprile al Consiglio Fia di Parigi; visto che il 12 Briatore compie gli anni (59), si aspetta un regalo particolare? «Nessun regalo: e se qualcuno volesse regalarmi un diffusore, no grazie...». Chiaro il riferimento al particolare contestato di Brawn, Toyota e Williams: le tre scuderie sub judice che rischiano di vedersi azzerati i risultati (in Australia e Malesia) se la Fia giudicherà irregolare il ricorso ai diffusori fuori ordinanza.Intanto, mentre la Ferrari cerca di riordinare le idee dopo il flop di Melbourne, la prima giornata in Malesia si chiude con la visita nel box di Trulli di Steve Chopping, il commissario sportivo che a Melbourne lo aveva squalificato: «Sono venuto a scusarmi a nome di tutta la Federazione perché lei è sempre stato leale e sportivo, non come il suo collega. Lei è un esempio, la preghiamo di perdonarci». Almeno stavolta giustizia è stata fatta. Ma da domani cosa succederà ancora?Il fatto. Incertezza delle regole, con giudici che prima prendono una decisione, poi la cambiano e dopo pochi giorni ci ripensano. Più che lo spettacolo, a dominare oggi in Formula 1 è l’insicurezza dei risultati ottenuti in pista con la conseguente perdita di credibilità di un Circus, che sembra assomigliare più a quello dei clown che a quello della velocità. Il podio di Melbourne riconquistato ieri da Trulli ne è solo l’ultimo esempio: dopo la querelle sui diffusori, il contro-ricorso della Williams e la squalifica della Toyota in Australia per l’alettone irregolare, ecco che si scopre che la McLaren e il campione del mondo Hamilton «hanno mentito» e quindi sono stati tolti dall’ordine d’arrivo del GP d’Australia.A restituire il terzo posto al pilota abruzzese (cancellando Hamilton e la sua vettura) sono state le ulteriori prove su quanto accaduto nel finale della gara, conclusasi in regime di safety-car (con divieto di sorpasso) per l’incidente tra la Red Bull di Vettel e la Bmw di Kubica. La Fia ha riconosciuto che non era stato Trulli a superare Hamilton, ma bensì l’inglese a rallentare troppo costringendo il pilota Toyota a passarlo. Secondo la Fia sia il campione del mondo, sia la sua scuderia hanno mentito «agendo in modo pregiudiziale per lo svolgimento dell’evento e fornendo prove che deliberatamente hanno fuorviato i commissari» nel dopo gara in Australia.«Giustizia è fatta», commenta Trulli. «Devo ringraziare la Fia, hanno avuto   il buon senso di analizzare i dati e riconoscere che dicevo la verità». Ma parlare di “giustizia” nella F1 attuale, sembra una contraddizione in termini.