Pioggia, incidenti, allagamenti di gasolio in pista, è successo di tutto nei due giorni di prove libere, poi alla fine la classifica non cambia mai. Rosberg in pole per 3 decimi su Hamilton e le Mercedes vedono il titolo costruttori ormai alla portata della certezza matematica. E le Ferrari inseguono, anche su una pista dove le gomme supermorbide, quelle del trionfo di Singapore, avrebbero dovuto dare un aiuto. Macchè, Vettel quarto e Raikkonen quinto a un secondo bello tondo dalla pole e in mezzo pure Bottas con la Williams.
A Sochi non cambia lo scenario ma c’è da discutere lo stesso e in maniera animata. Il perché lo scatena
Carlos Sainz che con la Toro Rosso finisce contro le barriere, tocca con l’anteriore sinistra e poi, senza freni e senza ruote, si infila nelle protezioni a fine corsa.
Una botta tremenda, la macchina imprigionata sotto le barriere di plastica e il pilota che non esce dall’abitacolo. Dopo quasi mezzora di intervento, lo spagnolo verrà portato in elicottero in ospedale dove i primi controlli hanno escluso danni gravi. Tanto che Carlos mette una sua foto sul web con la speranza di correre il GP. Nulla da fare, i medici preferiscono tenerlo a bada una notte per scongiurare danni ulteriori. Il botto tremendo, che quest’anno fa seguito a quello di Verstappen a Montecarlo e a quello di Kvyat in Giappone due settimane prima, riapre il capitolo sicurezza nelle corse e a vedere gli esiti, c’è da tirare un sospiro di sollievo. Le monoposto attuali hanno una resistenza agli urti incredibile fino a una decina di anni fa.
Nel caso di Verstappen e Sainz la botta è stata frontale a oltre 150 orari. Se si pensa che un corpo che sbatte a 50 all’ora contro un ostacolo fisso è l’equivalente di una caduta dal terzo piano di un palazzo, andare a sbattere a quelle velocità contro un ostacolo fisso è segno che la tecnologia ha fatto passi da gigante. Infatti le moderne barriere di protezione hanno un assorbimento costante della forza d’urto. Questo permette in pochissimi istanti di disperdere la massa dell’incidente senza scaricare sul corpo del pilota dei picchi negativi. Infatti sia per Verstappen, ma anche per Sainz e Kvyat, si sono toccate punte di 78-90 G, un valore di decelerazione mortale se ci fossero stati dei picchi come quelli che hanno causato la morte di Jules Bianchi.
Infatti, lo sfortunato francese ha subito danni al cervello perché il trattore contro cui ha impattato non ha assorbito l’energia e l’ha scaricata tutta sulla testa del pilota. In questi casi, invece, l’energia dell’incidente si è dispersa in maniera costante. E’ questa la grande rivoluzione nella sicurezza che, unita ai collari HANS che i piloti indossano sul collo e al quale allacciano il casco, le cinture e le strutture di assorbimento dei telai in carbonio, permettono risultati incredibili. Applicare queste strutture sulle strade di tutti i giorni salverebbe migliaia di vite umane, ma il costo delle vite a quanto pare non regge rispetto al costo degli strumenti esistenti per salvarle. Un capitolo a parte merita poi la pista.
Quella di Sochi è di una idiozia totale, basti dire che in un curvone, con l’ala posteriore scaricata (il famoso DSR) vanno a 330 all’ora in mezzo ai muretti. Il potere dei soldi e le necessità politiche hanno permesso che si corresse con dei missili come le F.1 in mezzo ai muri di cemento. Come dire che la sicurezza è un argomento che si presta a molte interpretazioni. E’ andata bene a Sainz e quindi la pista è sicura e va bene così. Il potere dei dollari. Anzi, del rublo, anche se svalutato…