In suo nome è sinonimo di ruoli drammatici. Nonostante il suo aspetto schivo e dimesso, quasi angelico, lo abbiamo visto interpretare mostri dell’immaginario e carnefici della Storia, tragici eroi shakespeariani, malati mentali e assassini. Chi è Ralph Fiennes per il grande pubblico? Il feroce nazista di
Schindler’s List, Il paziente inglese di Anthony Minghella, l’agghiacciante Voldemort nella saga di
Harry Potter. Per questo sorprende vedere il 51enne attore e regista inglese a proprio agio nella commedia
The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson (che dopo aver inaugurato il festival di Berlino verrà distribuita da Fox nelle nostre sale il 10 aprile), nei panni dell’elegante Mr. Gustav, concierge di un lussuoso hotel dove si raduna la crème dell’Europa orientale degli anni Trenta. Un uomo con una risposta per ogni domanda, un accendino per ogni sigaretta, una soluzione per ogni problema prima ancora che diventi un problema. E chi meglio di Fiennes, nipote di un professore di teologia di Cambridge e cugino seppure alla lontana del Principe Carlo d’Inghilterra, poteva interpretare con tanta classe un uomo simbolo di un mondo raffinato ed esclusivo ormai estinto? «Mr. Gustav è stato immaginato pensando a un inglese che Wes Anderson ed io conosciamo molto bene – ci racconta l’attore – ma al tempo stesso è l’emblema di un universo ormai estinto. È la quintessenza del gentiluomo perché ha buone maniere ed è attento ai bisogni degli altri. Sono le regole che mi ha insegnato mia madre, la mia più grande sostenitrice».E così scopriamo, grazie anche ai tempi comici della sceneggiatura di Wes Anderson, le doti da attore brillante di Fiennes, che ci racconta: «Il modo più elegante per far ridere sta nel non tentare di far ridere a tutti i costi. È necessario combinare ciò che sulla carta sembra divertente con ciò che è verosimile. Mr. Gustav verrà coinvolto in una serie di rocambolesche avventure quando verrà sospettato dell’omicidio di un’anziana e ricca cliente, ma è anche l’uomo capace di difendere i propri ideali fino al sacrificio estremo». Gli hotel sembrano ricorrere nella carriera di Fiennes, protagonista nel 2002 di una delle sue rare commedie romantiche,
Amore a 5 stelle, ambientato anche questo in un lussuoso albergo. Ma se gli chiedete cosa sia davvero romantico per lui, Fiennes vi risponderà: «Qualunque sonetto di Shakespeare. Non riesco a immaginare nulla di più travolgente». Romantico è anche il suo secondo film da regista,
Invisible Woman, dove interpreta Charles Dickens (ma contemporaneamente è stato anche Magwitch in
Grandi speranze di Mike Newell che ha realizzato una nuova versione del grande romanzo dello scrittore inglese), ma è il Bardo che continua a riaffacciarsi nella sua carriera. «In fondo anche Voldemort era un personaggio shakespeariano che mi ha sempre fatto pensare a Macbeth e Riccardo III. Affascinante come tutti i cattivi, anche se mi ha costretto a trascorrere ore e ore al trucco. Con il mio primo film da regista invece, Coriolanus, ho ambientato la tragedia shakespeariana sul degrado umano e politico in un presente dove si mescolavano Roma, i Balcani e il Vietnam di
Full Metal Jacket di Kubrick». E, a proposito di azione, molto probabilmente sarà proprio Fiennes il nuovo M. (ovvero il successore del capo dei servizi segreti britannici Judy Dench che abbiamo visto morire in
Skyfall) nel prossimo film di James Bond. Se così sarà, annuncia, non se ne starà di certo a passare scartoffie dietro una scrivania.