Calcio. È tra Camerun ed Egitto la sfida per la Coppa Africa 2017
I giocatori del Camerun esultano per un gol durante la semifinale della Coppa della Nazioni Africane al Franceville Stadium in Gabon il 2 febbraio 2017 (EPA/Gavin Barker/Ansa))
“Hic sunt leones” scrivevano sulle mappe gli antichi romani per indicare l’Africa inesplorata. Nel calcio moderno che punta dritto al virtuale del web 4.0, domani alle 20 ora italiana, allo Stade d'Angondjé nella capitale del Gabon Libreville, saranno i “Leoni indomabili” del Camerun (2-0 alle “Stelle Nere” del Ghana) a contendere ai “Faraoni” dell’Egitto (4-3 ai rigori agli “Stalloni” del Burkina Faso) la Coppa delle nazioni africane 2017. Sono proprio i soprannomi delle nazionali a condensare tutto il colore e il calore di una competizione rimasta agganciata con fierezza a madre natura e di rimando all’imperfezione, all’imprevedibilità, alla dura realtà del terreno. E il campo ripropone per la terza volta la sfida finale fra due delle tre nazionali che hanno in bacheca più trofei: sette l’Egitto, quattro il Camerun (insieme al Ghana). Dopo gli appuntamenti del 1986 e del 2008 risolti a favore degli egiziani scoccherà l’ora della rivincita per i camerunensi?
Di certo la rivalsa è cercata con pervicacia dall’hombre vertical Hector Cuper alla guida dell’Egitto da due anni. Arrivato in riva al Nilo tra dubbi e titubanze - non suoi ma da parte della federazione calcio del Cairo che prima di lui aveva contattato i preferiti Hervé Renard e Frank Rijkard - l’argentino si sta rimettendo in piedi, come soprannome comanda, a 61 anni compiuti. Nel suo curriculum spiccano sette titoli non vinti ma svaniti sul traguardo fra complotti, psicodrammi e sfortuna: un campionato argentino, una Coppa del Re, una Coppa delle Coppe, due Champions League, uno scudetto italiano (con l’Inter nel famoso 5 maggio 2002) e una Coppa di Grecia. Ciliegina sulla torta delle feste mancate la pesante accusa, respinta dal ct egiziano, di riciclaggio di denaro sporco legato a quattro partite combinate dei campionati argentini e spagnoli.
Le stelle d’Egitto brillano in attacco e sulla linea di porta. Mohamed Salah, due gol pesanti nel torneo contro il Ghana nel girone e il Burkina Faso in semifinale, è felice per qualificazione della sua Roma alla semifinale di Coppa Italia: “Sono molto contento per la squadra e per Francesco Totti. Gli auguro il meglio, loro augurano il meglio a me. Tornerò presto". Resta da capire se con la sua prima Coppa d’Africa.
Problemi di Coppa non ne ha Mohamed El Hadary, l’estremo difensore egiziano di 44 anni. Alla settimana partecipazione, sulle mensole di casa ha in bella vista la replica dei quattro trofei vinti nel 1998, 2006, 2008 e 2010. “Non ho paura di niente. Io mi sento un ragazzino di 20 anni”, dice. Come il compagno di squadra ventenne Ramadan Sobhi che al debutto di El Hadary in nazionale nel 1996 non era ancora nato.
Nell’altra metà del campo il tecnico del Camerun, il 67enne belga Hugo Broos, è andato avanti partita dopo partita seguendo il motto “con coraggio e a testa alta”. Il suo è un miracolo sportivo realizzato navigando a vista da quando, da un anno a questa parte, guida la nazionale tra crisi istituzionali e ammutinamenti dei big come Alexandre Song, centrocampista del Rubin Kazan ed Eric Maxim Choupo-Moting attaccante dello Schalke 04. E pensare che Broos – qui siamo ancora nel web 2.0 - era stato reclutato rispondendo a un annuncio su Twitter della Fecafoot, la federcalcio camerunense: AAA cercasi commissario tecnico. L’offerta di lavoro prevedeva un contratto biennale 2016-18 e tra i requisiti elencava il diploma di allenatore, la conoscenza dell’inglese, del francese e del calcio africano, la disponibilità a vivere nella capitale Yaoundé e la capacità di saper usare Word, PowerPoint ed Excel. Del resto per contare i nove ct seduti sulla panchina del Camerun negli ultimi sei anni serviva un foglio del pacchetto Office.
Con la finale la mediocrità della nazionale, eliminata nelle qualificazioni dei Mondiali di Sudafrica 2010 e Brasile 2014 e di Coppa d’Africa 2015, fa parte del recente passato. I vecchi leoni vincenti N’Kono, Milla, Mboma ed Eto’o attendono, all’ombra del baobab, la zampata dei nuovi capibranco.