Agorà

Filodrammariche. Quando il TEATRO guarda il sacro

Angela Calvini mercoledì 30 dicembre 2015
L'Italia pullula di piccole compagnie amatoriali seguite da un pubblico numeroso e affezionato. Professionisti, casalinghe, operai, non c’è distinzione: tutti hanno voglia di recitare e spendono il loro tempo libero (e spesso soldi di tasca propria) sul palcoscenico. È una realtà in straordinaria crescita, ma fluttuante e per nulla facile da catalogare, in cui si inserisce in modo determinante il teatro cattolico. Soprattutto, con la forza dei valori educativi e di condivisione, che ne stanno alla base. L’ultimo censimento risale purtroppo al 1980 effettuato dal Cesta (Centro educativo studi teatrali dell’Anspi) e contava 1402 sale teatrali parrocchiali e 1218 filodrammatiche cattoliche di cui ben 622 nella sola Lombardia. Considerando il gran numero di strutture fra sale di comunità, scuole e oratori sparsi in tutta Italia, è facile però immaginare quanto ancora sia ricca questa realtà. Uno stimolo a dare maggiore concretezza ed efficacia alle iniziative teatrali è venuto dalla nota della Cei «La Sala della Comunità: un servizio pastorale e culturale» (25 marzo 1999) e ancor più di recente, dal «Direttorio Comunicazioni sociali nella missione della Chiesa», che indica la Federgat (Federazione nazionale dei Gruppi attività teatrali Gat) come riferimento per l’ambito teatrale. Fin dai primi anni 70, sono nati in seno all’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) i Gruppi di attività teatrali a dimensione regionale, riuniti nel 1985 nella federazione nazionale Federgat (www.federgat.it) che attualmente conta 137 compagnie stabili e 2600 soci iscritti. «Negli ultimi 10 anni abbiamo avuto un incremento notevole degli iscritti», conferma il presidente della Federgat Fabrizio Fiaschini spiegando come la federazione si preoccupi di rispondere alle esigenze burocratiche delle compagne teatrali, oltre alla formazione e alla valorizzazione del teatro come strumento di promozione sociale e di mediazione culturale. Dal 2008 si è consolidato il successo di “Teatri del Sacro”, progetto promosso da Federgat insieme a Cei e Acec, col patrocinio Mibact, bando di concorso biennale per opere sul tema del sacro. «Investiamo ogni edizione intorno ai 150mila euro per coprodurre una ventina di spettacoli che, dopo il debutto al Festival Teatri del Sacro di Lucca, girano l’Italia», aggiunge Fiaschini. Il prossimo febbraio partirà anche da Milano e Roma una rassegna itinerante nazionale. «È aumentato il bisogno di fare teatro pur vivendo in una società pervasa dal virtuale – analizza il presidente Federgat –, per riflettere sulla propria identità a partire dal corpo. Il vero fenomeno è l’aumento delle compagnie dei giovani, che sperimentano la loro creatività attraverso il linguaggio del musical, più vicino alla loro sensibilità». Insomma, voglia di comunità, con le famiglie coinvolte nell’organizzazione, sempre con l’idea di un teatro come strumento educativo di maturazione e crescita, concorda anche Doriana Marin dell’Anspi, Associazione nazionale san Paolo (www.anspi.it). L’associazione, fondata nel 1963 e oggi presieduta da don Vito Campanelli, in passato è arrivata ad avere sino a 400 compagnie teatrali, e ha ancora oggi il teatro come parte importante nei suoi 1822 oratori e circoli sparsi in 18 regioni, che contano 275.000 tesserati. «È difficile quantificare le compagnie, ma sono moltissime – spiega la signora Marin –. L’Anspi, inoltre, ha investito molto negli ultimi anni affidandosi a professionisti dello spettacolo per formare gli animatori perché l’animazione teatrale è molto usata per il catechismo».Stesso impegno quello del Noi (www.noiassociazione.it), presidente don Sandro Stefani, che raduna 1300 oratori, distribuito tra 26 sedi territoriali, per un totale di 370.000 tesserati. Come spiega don Luca Ramello, direttore dell’Ufficio per la Pastorale giovanile della diocesi di Torino, l’oratorio deve anche fare il conto con il calo numerico dei sacerdoti. E allora si ricorre all’educatore professionale, «ovviamente inserito in un contesto che sa parlare il linguaggio della fede. Perciò il teatro, come lo sport e l’arte, non sono riempitivi, ma luoghi in cui fare catechesi con linguaggio antropologico».Un modello, quello dell’animazione teatrale, nato con san Giovanni Bosco e che i Salesiani ancor oggi proseguono. Nel 1967 hanno radunato tutte le proprie sale a livello nazionale sotto la dicitura Cgs (Cinecircoli giovanili socioculturali, www.cgsweb.it): attualmente un centinaio sono le sale aperte al pubblico (per cinema e teatro), oltre a una cinquantina all’interno delle scuole salesiane. Un ruolo storico importante lo riveste la Fom (Federazione oratori milanesi) nata nel 1907, strumento della Pastorale giovanile della Diocesi di Milano che coinvolge 1800 oratori, con annessi spesso capienti sale della comunità. La Fom sostiene il Gatal (Gruppo attività teatrale amatoriale lombardia affiliato a Federgat, www.gatalteatro.it), associazione che ha fatto grande, per qualità e numeri, il teatro cattolico italiano, l’unica a pubblicare testi amatoriali inediti grazie alla rivista “Teatro”. «Sinora abbiamo pubblicato 400 testi teatrali, a disposizione nella nostra biblioteca a Milano», spiega Roberto Zago, presidente emerito del Gatal Lombardia, uno dei più prolifici autori di teatro amatoriale italiani. Fondatore nel 1959 della Compagnia dei giovani del Teatro Stella di Milano, e nel 1968, insieme a don Lorenzo Longoni, del Comitato Teatro della Fom, Zago aggiunge: «Il legame con il territorio ci porta a valorizzare la tradizione del teatro lombardo dialettale, ma anche attraverso nuove opere. Oltre a mettere in scena Cechov, Shakespeare e autori cristiani come Claudel e Diego Fabbri. Il teatro deve essere sempre finalizzato a uno scopo nobilmente etico, sia nei confronti del pubblico sia di chi lo fa».