Il festival. A Patmos la musica sacra trova casa nell’isola dello spirito
Il monastero di San Giovanni, a Patmos
La visione di Giovanni. La visione dell’Apocalisse. Folgorante. Potente, nella forza immaginifica della parola, la stessa parola, potente, che sta In principio, all’inizio della Bibbia. La Parola che crea. «E Dio disse…». E la parola che getta un ponte con l’ignoto. «Quello che vedi scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese». La forza dell’Apocalisse, di quella visione la avverti, lì dove Giovanni visse i suoi ultimi giorni. In quella grotta dove l’evangelista ascoltò «una voce potente, come di tromba». L’Avverti «in tutta Patmos, perché questa è l’isola del silenzio e dell’ascolto, un luogo nel quale mettersi in ascolto di se stessi». E nel quale ascoltare musica. Perché «è un luogo intriso di sacro» racconta il pianista Roberto Prosseda, classe 1975, di casa nelle sale da concerto di tutto il mondo, che a Patmos ha messo radici. «Da tre anni, da quando mi sono inventato il Patmos chamber music festival. Una rassegna che vuole far incontrare su questa isola greca, in un contesto informale e in formazioni inedite, grandi musicisti che non hanno mai suonato insieme».
Rassegna nata tre anni fa, giovane. E che quest’anno si amplia. Si trasforma. E abbraccia ancora di più il sacro che si respira a Patmos. «Da ventidue anni qui c’è il Patmos sacred music festival, fondato da Alkis Baltas, tra i maggiori compositori di musica sacra di oggi. Le autorità dell’isola, visto il successo raggiunto in poco tempo dal nostro festival, hanno chiesto a me e a Massimo Fino di assumere la direzione artistica della rassegna di musica sacra. Abbiamo allora pensato di fondere i due cartelloni in uno, il Patmos music festival, un nuovo progetto che resta comunque ancorato alle fondamenta sulle quale viene costruito, l’anima sacra e quella cameristica». Un cartellone, quello diosegnato da Prosseda e da Fino, fondatore in Toscana di Piano&OperaBarga, che si apre domani e prosegue sino al 6 settembre, concerti gratuiti ed aperti a tutta la comunità che “abitano” l’isola, dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. «I luoghi iconici, come l’Anfiteatro dell’apocalisse, l’Antica scuola teologica, ma anche scenari naturali come i tre mulini a vento di Chora che, insieme al Monastero di San Giovanni, sono uno dei simboli di Patmos. Qui il 28 agosto sarò al pianoforte per proporre insieme al tenore Ian Bostridge il ciclo Die schöne Müllerin di Franz Schubert».
Ecco l’anima cameristica. Che vedrà protagonista anche il violoncellista di origine greca Steven Isserlis e la Brussels chambre orchestra diretta da Michael Guttmann, tra Bach e il tango. «E poi c’è l’anima sacra. Perché Patmos è un luogo di fede, meta di pellegrinaggi per il mondo ortodosso e per quello cattolico. È un luogo ecumenico dove le diverse confessioni cristiane, che in altri luoghi si fronteggiano, convivono. Luogo di armonia». E dunque ideale per la musica che, riflette ancora Prosseda, «ha un ruolo centrale, fondamentale nella liturgia tanto per i cattolici quanto per gli ortodossi. Non solo perché da sempre i compositori di ogni epoca si sono lasciati ispirare dai testi sacri per i loro capolavori». Musica greco-ortodossa a Patmos, ma non solo. «Perché faremo dialogare compositori ndi fedi diverse». Ecco che a Patmos si ascolteranno Palestrina e Ildegarda di Bingen, Arvo Pärt e un brano inedito di Alkis Baltas e, naturalmente, John Taverner. «Taverner che ha vissuto a Patmos e ha anche dedicato all’isola un’opera, Palintropos, nel 1978» ricorda Prosseda che ha chiamato i Tallis Scholars di Peter Philipps. «Taverner era un amico di Philips e scrisse molti brani dedicati proprio ai Tallis, che la formazione inglese, che il 1 settembre arriva per la prima volta a Patmos, ancora oggi esegue».
Il 6 settembre a Patmosa arriva il coro maschile di MusicAeterna, l’ensembre del greco Theodor Currentzis, diretto da Antonis Koutroupis. «L’intento è quello di restituire al festival la sua identità greca e di allargare al contempo gli orizzonti con grandi nomi della musica che arrivano dall’Europa e dal mondo» dice ancora Prosseda che ha chiamato artisti greci come il soprano ateniese Eleni-Lydia Stamellou, anche lei nelle fila di MusicAeterna, che si esibirà prima in trio con il liuto di Konstantin Shenikov e iul violoncello barocco di Antoine Billet, poi con il quartetto vocale Kalifonica. «La formula di questo nuovo festival vede la trama cameristica intrecciarsi sempre di più non solo col filone di musica sacra, ma anche con le peculiarità storiche di Patmos e con le personalità che nel tempo hanno frequentato l’isola. Come Tavener». Celebrato, nelle sue diverse anime, dal concerto del 27 agosto con Bostridge e Isserlis affiancati da Anush Nikogosyan e Iréne Duval ai violini, Alinka Rowe alla viola, Alessandro Carbonare al clarinetto e Maya Oganyan al pianoforte.
Concerti gratuiti ed aperti alla comunità – ma sull’isola le strutture ricettive sono già tutte esaurite – per un cartellone realizzato con il sostegno della municipalità di Patmos e di diversi privati. «L’estate è il periodo dei festival, lo sappiamo. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Nel nostro vogliamo offrire un’atmosfera più rilassata, meno formale: nessun abito da concerto, ma vestiti di tutti i giorni. E anche i luoghi non sono quelli convenzionali, luoghi naturali che evocano, come un anfiteatro, una grotta, dei mulini a vento»., Conclude Prosseda. Luoghi che evocano le visioni dell’Apocalisse. Luoghi del sacro, dove ritrovarsi.
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