Vicenza. Bregantini e Marcorè hanno aperto il Festival biblico
Inaugurazione del festival biblico, momenti dello spettacolo con il Coro Coenobium Vocale. (Foto: Giorgio Boato)
I rumori della città che si trasformano in un’armonia di voci, i passanti della metropoli che si riscoprono comunità nell’abbraccio di una madre. Comincia così, con un momento molto spettacolare, la quindicesima edizione del Festival Biblico, la manifestazione che da Vicenza si è allargata nel tempo ad altre città del Veneto (da Padova a Vittorio Veneto, da Rovigo a Verona) e che da quest’anno coinvolgerà nei mesi di giugno e luglio anche i territori di Como, Alba e Treviso. Resta immutata l’intuizione iniziale, che trova espressione nel fitto calendario degli eventi in programma per questo mese di maggio: portare la Scrittura nel tessuto anche controverso della quotidianità, conservando sempre l’equilibrio tra approfondimento specialistico e occasioni più divulgative.
Polis è il tema dell’edizione 2019, che promette una riflessione sulla città e più ancora sulla cittadinanza, come ha efficacemente confermato l’inaugurazione del Festival, svoltasi ieri sera a Vicenza presso le imponenti Officine di manutenzione ciclica delle Ferrovie dello Stato. Alla performance del teatro d’ombre guidato da Anusc Castiglioni, dell’Ensemble La Rose e del Cori Coenobium Vocale ha fatto seguito il dialogo – moderato dal direttore di Rai Radio3 Marino Sinibaldi – tra monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano, e l’attore Neri Marcorè, al quale si deve l’ideazione di RisorgiMarche, una serie di concerti pensati per favorire la rinascita delle comunità colpite dal terremoto del 2016.
«Oggi anche la politica sembra molto interessata a costruire muri, ma nessun muro sarà mai abbastanza alto da fermare la fame», ha tra l’altro detto Marcorè riallacciandosi alla lettura dell’episodio del lupo di Gubbio proposta da monsignor Bregantini. «Francesco – ha sottolineato l’arcivescovo – è il solo a capire che il lupo è sì cattivo, ma solo perché ha fame. Non rinuncia a rimproverarlo con estrema severità.
Nello stesso tempo, però, aiuta gli abitanti di Gubbio a vincere le loro paure e, concretamente, a sfamare il lupo, che finisce per lasciarsi addomesticare. Questo, ancora oggi, è un metodo efficace per seguire l’esortazione di papa Francesco, che ci invita a “dare una città al futuro”. Perché tutti abbiano un futuro, potremmo aggiungere».
Per informazioni sulla manifestazione, che ha Avvenire tra i suoi media partner: www.festivalbiblico.it