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IL CASO. Faryl, star lirica a 14 anni Bluff tivù o vero talento?

di Pierachille Dolfini domenica 15 marzo 2009
L’ Inghilterra, strana e impre­vedibile com’è, sembra cre­derci. Sembra credere al fat­to che una ragazzina di 14 anni, tale Faryl Smith, lanciata da uno dei tan­ti reality (il titolo era Britain’s got ta­lent) della tv britannica, possa risol­levare le sorti della musica classica. Faryl è una cantante lirica. Ha una voce da mezzosoprano, anche se è difficile immaginarla nei panni di Carmen o di Isotta. Una voce anco­ra un po’ acerba: basta fare un giro su You tube e cercare qualche sua e­sibizione per accorgersene. C’è, però, chi sentendola passare dall’A­ve Maria di Gounod alla rivisitazio­ne di The way old friends go degli Ab­ba ha ipotizzato che la ragazzina di Kettering – mamma parrucchiera, fratello idraulico e padre che ha la­sciato il lavoro per farle da manager – potrà diventare la star di maggior successo della musica classica dopo Pavarotti. Parole che fanno inorridi­re i puristi del genere che non dige­riscono la tendenza (iniziata nel 1990 con i Tre tenori e oggi portata avan­ti da Il divo, dalla Sissesl, da Sara Bri­ghtman o dai nostri Alessandro Sa­fina e Filippa Giordano) a contami­nare classica e pop. Parole che, però, fanno gongolare i discografici. Tan­to più che una parte d’Inghilterra si è messa in fila per comprare il primo cd della giovane star – Faryl raccoglie dodici brani tra classica e pop – u­scito questa settimana e forte di ot­tantamila prenotazioni, cosa che nemmeno l’ultimo disco degli U2 e­ra riuscito a fare. «È la nostra priorità internazionale» dicono i vertici del­la Universal, la casa discografica che ha fatto firmare alla ragazza un con­tratto da 2 milioni e 300 mila sterli­ne e si appresta a portarla in tour in Inghilterra e negli Stati Uniti. Cifre da capogiro per una studen­tessa di provincia – Faryl non ha la­sciato la scuola nel Northampton­shire e ha inciso il suo album durante le vacanze di Natale – catapultata sotto i riflettori dopo il successo ot­tenuto nel reality che, tra l’altro, non ha nemmeno vinto (non vi viene in mente la storia di Giusy Ferreri lan­ciata da X-factor?). Cifre che fanno sorgere più di un dubbio su quanto sia educativo, non solo per Faryl, ma anche per tutti i ragazzi della sua ge­nerazione, far passare il messaggio che un programma tv possa portare a guadagni tanto alti. E i dubbi au­mentano quando pensi che se una volta erano i conservatori e le acca­demie, scuole dove il rigore e la di­sciplina venivano prima di tutto, a sfornare le nuove voci del belcanto, ora potremmo ritrovarci sui palco­scenici del Covent Garden o della Scala volti resi popolari dal piccolo schermo. Forse in Italia, visto anche il tipo di pubblico (adulto e conser­vatore) che va all’opera, l’ipotesi per ora risulta abbastanza irrealizzabile, ma in Inghilterra il passo potreb­be essere breve: già il mondo del mu­sical si è affidato alla tv (Andrew L­loyd Webber ha lanciato un reality per cercare il protagonista del suo Joseph) e il Covent Garden fa di tut­to per aver in cartellone cantanti co­me Anna Netrebko o Anghela Gheor­ghiu che con il loro fisico da model­le ammiccano da manifesti e coper­tine di cd alla ricerca di un nuovo pubblico che non si riuscirebbe a in­tercettare solo con un’opera di Ver­di o una sinfonia di Beethoven. Lo stesso a cui puntano i discografici (forti delle vendite dei Tre tenori o di Bocelli), anche a rischio di bruciare giovani talenti. La giovanissima Faryl Smith, la quattordicenne mezzosoprano che sta dividendo l’Inghilterra